HIV, tutto quello che c’è da sapere

I giovani sono sempre meno informati sul tema del virus dell’HIV. Il Bullone ne ha parlato con Gabriella Scarlatti, Direttore del Laboratorio di Evoluzione e Trasmissione virale al San Raffaele di Milano, e il suo team composto da Filippo Turrini, Stefania Dispinseri e Paola Cinque. 

di Ada, Il Bullone

Gabriella Scarlatti, Direttore del Laboratorio di Evoluzione e Trasmissione virale al San Raffaele di Milano, ci ha accolti nei suoi laboratori per discutere di un argomento che sta molto a cuore al Bullone: il virus dell’HIV.

«Problema tutt’altro che risolto quello dei contagi tra i giovani che sempre meno sono informati su questo tema», così comincia l’intervento di Gabriella Scarlatti, «Si calcola che in Italia ci siano circa 130mila sieropositivi, di cui un quarto non sa di esserlo». L’enorme difficoltà che si riscontra nello sradicare questa pandemia risiede proprio nella mancanza di una coscienza comunitaria sul virus. Spesso i pazienti scoprono di essere sieropositivi per caso, durante esami relativi a qualcos’altro, o addirittura quando si trovano già in fase conclamata AIDS.

Attualmente nel mondo ci sono circa 40 milioni di sieropositivi e i casi aumentano di anno in anno, ciò nonostante la curva dei morti sia scesa drasticamente da vent’anni a questa parte, grazie alla scoperta delle terapie anti retrovirali (conosciute come terapia HAART): si tratta di un cocktail di famaci (oggi addirittura si arriva a una singola pillola al giorno), che impediscono la replicazione del virus all’interno delle cellule. HIV però, è un virus furbo, per nulla facile da estirpare, ancora oggi infatti, i ricercatori di tutto il mondo lavorano per trovare una soluzione, un vaccino capace di sconfiggere l’infezione in maniera definitiva. Pertanto, una persona sieropositiva non può guarire dall’HIV, ma seguendo correttamente la terapia, può rendere l’infezione cronica e vivere una vita paragonabile a quella di chiunque altro.

«Le morti per HIV nei Paesi ricchi e sviluppati sono praticamente nulle, diversa però è la situazione nelle aree più povere e più colpite. In molte regioni dell’Africa infatti, l’HIV rimane tra le più alte cause di morte prematura», una grande missione di Gabriella Scarlatti è proprio quella di portare un cambiamento tangibile nella lotto contro l’AIDS in Africa, attraverso non solo la ricerca, ma anche con interventi di prevenzione.

«Nel 2014 a Parigi venne stesa una dichiarazione, chiamata 90-90-90, che aveva come obiettivo quello di porre fine alla pandemia dell’HIV, di porre fine ai contagi. Per renderlo possibile sarebbe necessario che il 90% delle persone che vivono con l’HIV conoscessero il loro status, che il 90% delle persone che conoscono il loro status assumessero la terapia e che il 90% delle persone che assumono la terapia avessero carica virale soppressa. Una cascata, una matriosca di azioni da mettere in pratica entro il 2020. Questo obiettivo non verrà raggiunto tra un anno, purtroppo. Oggi, in Italia, si contano circa 4000 nuovi casi all’anno e, benché le percentuali non siano lontane dall’obiettivo, rimangono non ottimali per la realizzazione della 90-90-90».

(…)

Historia Magistra Vitae, spesso guardare al passato è il modo migliore per affrontare il presente ma con l’HIV non è lo stesso. Il passato è passato e non si parla più di AIDS ma di HIV, una pandemiasilenziosa che si espande senza guardare al ceto sociale o al sesso.

Per evitare il contagio basta un piccolissimo gesto di amore per se stessi: il preservativo durante i rapporti. Noi siamo fortunati, abbiamo pieno accesso a tutte le informazioni e cure gratuite, ma ci sono luoghi del mondo dove l’AIDS è ancora tra le più grandi cause di morte. Se il vostro pensiero è «tanto non accadrà mai a me», cambiatelo! Perché siete proprio voi quelli più in pericolo.

 

Per leggere l’articolo intero http://www.ilbullone.org/hiv-tutto-quello-che-ce-da-sapere-lincontro-con-gli-infettivologi-del-san-raffaele-di-milano-il-bullone/

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