8 marzo: è tempo di avere più soldi, spazi, riconoscimenti, benessere e libertà. Le manifestazioni in Svizzera

Per ottenere la parità tra i generi ci sono ancora molte barriere da abbattere, dal divario salariale alla violenza fisica e psicologica

di Maria Moreni

In occasione dell’8 marzo, Giornata internazionale dei diritti della donna, si torna a parlare di uguaglianza di diritti e trattamenti tra i due sessi. Un punto di partenza è quello salariale, strumento di dignità professionale e personale. Di per sé la “parità delle retribuzioni per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore” è un principio introdotto nel Trattato di Roma nel 1957. Eppure, a distanza di quasi settant’anni da allora, persiste il cosiddetto gender pay gap, ossia il divario retributivo, che indica la differenza tra i compensi orari lordi tra il genere maschile e quello femminile. 

In Italia, nel 2023 gli stipendi dei cittadini sono cresciuti del 3,7% ma si nota ancora uno stacco del 10% tra la retribuzione delle lavoratrici e quella dei loro colleghi. A ciò si aggiungono anche i dati relativi all’occupazione e all’inattività femminile, che vedono la Penisola mediterranea indietro rispetto all’Europa. È la fotografia scattata dall’indagine retributiva periodica di Odm Consulting, società di consulenza HR di Gi Group Holding, pubblicata di recente sul ‘Corriere della Sera’.

Il gap salariale tra generi continua ad avere un peso rilevante in Svizzera. Nonostante i progressi compiuti verso l’uguaglianza tra donne e uomini, l’ineguaglianza di genere si fa ancora sentire nella Confederazione elvetica, in particolare per quanto riguarda la situazione di reddito derivante dall’occupazione e dalle pensioni.

Nel 2018, per la Svizzera, il Gender overall earnings gap (GOEG, la differenza complessiva di guadagno tra generi) ammontava al 43,2%. Ciò significa che il reddito delle donne, basato su tutte le ore lavorate dall’età di 15 anni fino ai 64 anni, è inferiore del 43,2% rispetto a quello degli uomini. Suddividendo i valori dell’indicatore in base ai gruppi di età, si osserva che il valore dell’indicatore aumenta con l’età (dati tratti dal working paper di Economic Commission for Europe, Group of Experts on Gender Statistics, Gender pay gap and income inequality, maggio 2023).

Un’altra zona grigia che rappresenta un divario e un allontanamento tra uomini e donne è quella della violenza di genere, che si manifesta secondo diverse sfaccettature e può portare a esiti tragici ed estremi. Nel 2023, in Italia, sono state uccise 120 donne, delle quali 64 per mano di partner o ex compagni con una diminuzione del 6%. Anche l’incidenza delle donne uccise in ambito familiare/affettivo evidenzia una diminuzione tra il 2020 e il 2023: in circa un quarto dei casi le uccisioni di donne si collocano nel quadro del rapporto genitori-figli.

A uccidere le madri sono stati nell’89% degli episodi i figli maschi. I presunti autori degli omicidi di donne risultano individuati con percentuali intorno al 90%. Sono alcuni dei dati contenuti nel report ‘8 marzo. Giornata internazionale dei diritti della donna. Donne vittime di violenza’, del Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale, Ufficio a composizione interforze del Dipartimento della pubblica sicurezza italiano.

Secondo il dossier sulla violenza di genere online realizzato dalla Polizia postale tricolore, inoltre, sempre di più sono le donne vittime di minacce online: soltanto nei primi dieci mesi del 2023 si sono contate 371 denunce. In questo caso si registra “un preoccupante aumento” del 24% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Numero che, fino a ottobre, supera anche il dato complessivo del 2022: 347 denunce in totale.

In questo quadro, tra le varie esperienze sul campo e significative, si inserisce quella di Telefono Rosa Piemonte. Nel 2023 l’associazione, impegnata da tempo contro la violenza di genere, ha accolto e preso in carico 749 donne che avevano bisogno di soccorso e supporto, oltre ai 5.028 contatti informativi on line per l’orientamento.

Il 22% delle donne a cui Telefono Rosa ha aperto le porte hanno meno di 16 anni o appartengono alla fascia di età tra i 16 e i 29 anni. Il 23.10% va dai 30 ai 39 anni e il 26,84% tra i 40 e i 49 anni. Il 28,57% ha più di 50 anni. Il 74,10% sono cittadine italiane, il 25, 90% straniere, il 60% delle quali di provenienza da paesi extra UE. Ben il 70,22% delle donne accolte è in possesso di diploma, laurea o master post-laurea.

Molte arrivano autonomamente al Telefono Rosa, anche se circa il 28% giunge in associazione su indicazione di parenti, amici o conoscenti: a dimostrazione di come una minima rete sociale possa davvero fare la differenza, rispetto alla solitudine totale e all’isolamento nel quale sono costrette molte donne offese dalla violenza maschile.

Il 41,52% di loro hanno subito violenza fisica, il 51,27% di violenza verbale o minacce, quasi l’8% di violenza sessuale e oltre il 15% di altra forma di violenza sessuale (molestie, revenge porn, cyberbullismo, etc.). L’82,38% dichiara di aver subito violenza psicologica, il 29,51% violenza economica, il 12,55 stalking o cyberstalking. Per quasi il 70% delle donne è valutabile un grado di rischio da alto ad altissimo, a conferma di come la violenza abbia livelli di crescita continui e spesso incontenibili.

In occasione dell’8 marzo, lo slogan scelto per quest’anno da Telefono Rosa Piemonte è “Non basta … dire basta”. Spiegano le operatrici dell’associazione: “Siamo fermamente convinte della necessità di uscire dalla logica e dalle immagini di donne deturpate dalla violenza maschile: questa è, purtroppo, una realtà. Che però non rappresenta l’emancipazione delle tante che, pur con fatica e dolore, si sono allontanate dalla violenza e stanno ricostruendo il proprio spazio di libertà e autodeterminazione”.

Restano validi, ovviamente, la raccomandazione e l’invito a denunciare o a ricorrere a un centro antiviolenza. Ma non sono sufficienti. Inoltre – spiegano ancora le volontarie piemontesi – non è più accettabile continuare a rivolgersi principalmente alle donne vittime, perché si difendano, quando il contrasto della violenza maschile dovrebbe essere innanzitutto un monito concreto diretto agli uomini, anche da parte del loro stesso genere, affinché non offendano.

Serve un approccio positivo, che è quello che l’associazione vuole trasmettere per la Giornata internazionale della donna 2024: incoraggiare le donne e le ragazze che subiscono la violenza maschile a puntare anche a uno stato di benessere psico-fisico, acquisendo spazi di libertà, autonomia, autodeterminazione che derivano, sostanzialmente, dallo stare bene con sé stesse e con gli altri. E che si riflettono, poi, anche nella dimensione professionale, oltre che nella sfera privata, secondo visioni e comportamenti più consapevoli e indipendenti. È per questo, per esempio, che Telefono Rosa Piemonte ha anche avviato una attività Green Social Factory, in particolare realizzata con percorsi di nordik walking e di interventi assistiti con animali.

LE MANIFESTAZIONI IN SVIZZERA PER l’8 MARZO 2024

In occasione della Giornata internazionale della donna, le donne si mobilitano per i loro diritti e per l’uguaglianza. Il sindacato Unia, ad esempio, affronta il tema delle molestie sessuali nei settori della ristorazione e dell’industria.
A Bienne è prevista una serata cinematografica e a Lucerna una riunione dello sciopero femminista. A Zurigo è in programma una passeggiata sindacale con soste in vari ristoranti.
L’8 marzo, inoltre, arriva nei cinema di tutta la Svizzera per un’anteprima speciale C’è ancora domani, il film diretto e interpretato da Paola Cortellesi, che racconta di un marito ottuso e manesco e di
una moglie che subisce i suoi schiaffoni ma cerca – quasi con delicatezza- di affermare la sua dignità.
Il lungometraggio – realizzato in bianco e nero e ambientato nel Dopoguerra, precisamente nel 1946-, ci racconta quello che tutti sappiamo già: la violenza di genere resta una ferita aperta, bruciante, nella nostra società.

Come da tradizione, la presidente del Consiglio degli Stati Eva Herzog accoglierà a Palazzo federale circa 300 donne provenienti da tutta la Svizzera e da diversi contesti. Si parlerà di indipendenza finanziaria, della loro sicurezza e della situazione internazionale.

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