Il più recente reperto riportato alla luce nel Parco archeologico più grande d’Europa, è una testa di leone in marmo da 250 chili
Una testa di leone in pregiato marmo, pressoché intatta e ben conservata. Un reperto imponente, alto circa 62 centimetri e del peso di oltre 250 chili. Si tratta di una parte di un tetto (in gergo tecnico, ‘sima’) sovrastante un tempio e scoperta a Selinunte dall’archeologo Jon Albers durante una ricerca dell’Università di Bochum.
Il reperto è stato esposto nell’antiquarium del Baglio Florio nel Parco archeologico della zona – uno dei principali del Mediterraneo con i suoi 377 ettari complessivi – situato a Castelvetrano (Trapani) e sarà restaurato nei prossimi mesi con la collaborazione di esperti tedeschi e italiani, nell’ambito di un cantiere aperto.
A differenza di decorazioni simili rinvenute in passato, che erano fatte di calcare locale di alta qualità, in terracotta o in pietra e misuravano circa 70 centimetri in altezza, la testa di leone da poco rinvenuta è ancora più preziosa dal momento che è fatta di marmo, all’epoca importato dalle isole greche, possibilmente da Paros.
La sima svolgeva una duplice funzione: decorava il tempio e raccoglieva l’acqua piovana, che veniva poi convogliata attraverso beccucci a forma di testa di leone.
Ha dichiarato l’assessore ai Beni Culturali e all’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato: “Questa è una scoperta straordinaria, se si pensa che sono soltanto nove i templi del V secolo con una sima in marmo greco in tutta l’Italia meridionale e in Sicilia e lascia presupporre che Selinunte abbia ancora tanto da raccontarci”.
Ha aggiunto Scarpinato: “Anche lo stesso fatto che sia stata ritrovata nella zona portuale e negli immediati dintorni del quartiere delle fornaci dell’antica città, permette di avanzare ipotesi sia sui contatti commerciali della città che sulle capacità tecniche degli abitanti”.
Sebbene il blocco sia conservato molto meglio rispetto ad altri simili oggetti ritrovati, non è del tutto completo per la mancanza del caratteristico beccuccio per l’acqua, per quella della criniera posteriore del leone. La decorazione nella parte superiore della lastra, inoltre, non è stata portata a compimento.
Ma sono queste stesse condizioni che permettono, oggi, di ipotizzare l’esistenza di un tetto in marmo finora sconosciuto in Sicilia – in una delle colonie greche più importanti dell’isola – e consente anche di immaginare e capire meglio come venivano realizzati simili elementi architettonici.
Non smette di stupire, di porre ulteriori domande e dare nuove risposte, Selinunte. A luglio del 2023, nel suo Parco archeologico, è emersa una straordinaria struttura appartenente all’antico porto commerciale della città.
Con l’aiuto dei georadar sono stati individuati sotto la sabbia quattro filari di blocchi, di 15 metri di lunghezza e 1,80 metri di altezza, a pochissima distanza da quella che doveva essere la darsena collegata al mare, a un centinaio di metri dalla riva.
Secondo gli archeologi potrebbe essere uno dei due scali dell’antica ex colonia di Megara Iblea (vicino all’attuale provincia di Siracusa). Doveva essere uno snodo ampio e imponente, come, del resto, richiedeva una delle più realtà commerciali più fiorenti del Mediterraneo.
La scoperta è avvenuta per caso durante dei lavori di disboscamento e pulitura del Vallone del Gorgo Cottone, alla foce del fiume omonimo, disposti dal direttore del Parco Archeologico Felice Crescente.
L’archeologa Linda Adorno, originaria della zona e responsabile della sorveglianza delle operazioni, ha immediatamente intuito l’importanza della struttura. Sono stati immediatamente sospesi i lavori per consentire indagini più approfondite.