A un passo dalla singolarità tecnologica?

SGUARDO AL FUTURO

di Domenico Palomba

Quanto manca alla singolarità tecnologica, cioè quel momento in cui il progresso tecnologico avrà raggiunto una velocità tale da cambiare radicalmente il mondo per come lo conosciamo? Quanto manca ad un mondo in cui l’intelligenza delle macchine supererà di diverse misure quella dell’uomo? E’ una domanda che tutti si pongono, ma c’è qualcuno in grado di dare effettivamente una risposta, magari su basi scientifiche?

Sembra una tendenza generale delle scienze moderne, quella di non riuscire a fornire predizioni.

Persino in campi di discipline scientifiche più autorevolmente riconosciute come quelle della fisica delle particelle, le recenti scoperte sembrano destabilizzare regole fondamentali.

Il buon vecchio metodo scientifico “galileiano” basato su esperimenti ben congegnati, per dimostrare o smentire nuove teorie fisiche, sembra scricchiolare di fronte alle recenti frontiere della fisica moderna, dove i comuni sensi vengono costantemente ingannati dai risultati delle osservazioni.

E così le teorie delle stringhe, alla ricerca dell’ennesimo “athomos” indivisibile, sempre più piccolo ed effimero, risultano null’altro che una delle migliaia di possibili teorie esistenti, impossibile da “afferrare” con gli attuali strumenti di misurazione, tanto che alcuni fisici hanno iniziato a classificare la teoria pressappoco “meta-fisica”. E la naturale, conseguente domanda sorge spontanea… esisteranno mai strumenti di misurazione efficaci ad affermare quale delle migliaia di possibili teorie meglio risponde al nostro mondo?

Un interrogativo su tutti richiede una risposta imminente: abbiamo forse raggiunto il limite delle nostre capacità cognitive? Siamo forse alla fine del nostro viaggio nei meandri della conoscenza?

I grandi ottimisti sperano che il raggiungimento della singolarità tecnologica ci possa permettere di superare la barriera apparentemente invalicabile nella ricerca della verità assoluta, della “teoria del tutto” sulla quale migliaia di scienziati in tutto mondo sono attualmente arenati da oltre settanta anni, da quando Albert Einstein, rifiutando invano le eccentriche stravaganze della teoria dei quanti, cercava invano di imbrigliare sotto un’unica teoria le forze dell’universo.

Gli estremi pessimisti, invece, vedono nella singolarità tecnologica l’alba del declino della società umana.

Chissà se la singolarità tecnologica potrà rappresentare un’opportunità per l’umanità per compiere un ulteriore passo in avanti verso la conoscenza assoluta, oppure sarà l’ultimo passo senza ritorno verso il baratro, oltre l’orizzonte degli eventi.

E se invece fosse l’ennesima invenzione letteraria?

 


Sull’autore:

Domenico Palomba risiede a Zugo, in Svizzera, e parla italiano, inglese e ha una discreta conoscenza della lingua spagnola e tedesca.
Attualmente lavora presso in una società di telecomunicazioni svizzera, con il compito di trasformare idee di business in realtà digitali.
Ha lavorato per oltre dieci anni come consulente presso multinazionali offrendo servizi specializzati al top-management di aziende di molteplici settori industriali.
Ama immaginare il futuro osservando il presente, provando ad immaginare con la fantasia incosciente di un bambino, ma con occhio un po’ più critico, come il progresso e le tecnologie emergenti possono cambiare le persone, il modo di interagire, le economie locali e globali.
Quando non lavora, si dedica alla famiglia, le immersioni subacquee e la lettura di letteratura scientifica.

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