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A Venezia Woody Allen, Sofia Coppola e il giapponese Hamaguchi parlano d’amore. Ciascuno a modo suo

di Dario Furlani, inviato del Corriere dell’Italianità all’80ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica

Foto: una scena di Coupe de chance di Woody Allen, con Lou de Laâge e Melvil Poupaud

Che fosse voluta o meno, si può trovare una certa ironia nella scelta dei film presentati lunedì 4 settembre alla Mostra del Cinema di Venezia.

Nel mondo della settima arte post-#Metoo la mera associazione tra due registi come Sofia Coppola e Woody Allen non può infatti non risultare quantomeno ironica.

Da una parte abbiamo Allen, autore criticato e demonizzato degli ultimi anni, la cui carriera e opere hanno subito una rilettura politica radicale dopo la bufera mediatica e sociale iniziata con le accuse contro Harvey Weinstein.

Il regista Woody Allen alla conferenza stampa di Coup de chance. Credits Giorgio Zucchiatti

Dall’altra parte troviamo Coppola, che con il suo sguardo sempre rivolto a tematiche femministe, incarna perfettamente la linea politica che contraddistingue la Hollywood degli ultimi anni.

Il cineasta newyorkese approda al Lido con Coupe de chance, la sua cinquantesima (e forse ultima) fatica. Rifiutato dal Festival di Cannes perché ‘le polemiche avrebbero travalicato l’arte oscurando i film’, Venezia ha accolto a braccia aperte il film di Allen, scegliendo però di presentarlo nella categoria Fuori Concorso. Girata a Parigi in lingua francese, la pellicola narra di una facoltosa coppia apparentemente felice che ha una crisi quando un ex compagno di liceo di lei ricompare improvvisamente.

Sofia Coppola con Priscilla si confronta invece con un film biografico, raccontando la vita della moglie di Elvis e la loro tormentata relazione. La regista si è basata sull’autobiografia di Priscilla Presley (nata Beaulieu) e ha cercato di raccontare la vita coniugale lontana da quei riflettori sotto cui veniva normalmente mostrata.

Un terzo film in concorso assolutamente da menzionare è Evil does not exist di Ryūsuke Hamaguchi, che due anni fa con il suo Drive my car aveva sbancato agli Oscar ricevendo la statuetta come Miglior film straniero e una cascata di elogi. La trama affronta il rapporto tra la natura e una piccola comunità di periferia, la cui tranquilla esistenza viene stravolta da un’impresa di Tokyo che vuole costruire un camping di lusso nei boschi locali. Con il suo raffinatissimo stile il cineasta di Kawasaki analizza sia le dinamiche sociali della società giapponese sia la sua relazione con la natura in un mondo sempre più industrializzato.

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