Aborto in Usa. Sul corpo delle donne, non si può tornare né al Medioevo né al Far West

di Giovanna Guzzetti

My body my choice. Questa la risposta delle donne americane, ieri 24 giugno 2022, alla sentenza del giudice Samuel Alito della Corte Suprema Usa che ha “overturned” (ribaltato) la Roe vs Wade, che nel 1973 aveva reso legale il diritto all’aborto. Quasi 50 anni fa, quando spiravano in tutto l’Occidente i venti della libertà e, soprattutto, dei diritti civili, la Corte Suprema americana aveva riconosciuto il diritto della texana Norma McCorvey (detta Roe per tutelarne la privacy) di interrompere la gravidanza: la giovane donna, un’esistenza segnata da continue sopraffazioni, era incinta del terzo figlio concepito con il marito, violento e con problemi di alcolismo. Tra appelli e contrappelli la bimba nacque ma, al termine di una dura battaglia, i supremi giudici americani decretarono che il diritto all’aborto venisse riconosciuto anche in assenza di problemi di salute della donna, del feto e di ogni altra circostanza che non fosse la libera scelta della donna.

Ironia della storia: l’accesso più facile all’aborto arrivò in un periodo di presidenza repubblicana (Nixon), quacchero, fustigatore dei costumi che, però, nelle registrazioni segrete della Casa Bianca, pur riconoscendo con i suoi uomini che l’aborto «distrugge le famiglie», doveva ammettere a mezza voce che «a volte si rende necessario». E ad ispirare questa sentenza storica, la vera mente di questo dispositivo, fu il giudice Harry Blackmun, repubblicano, nominato alla Corte suprema da Nixon. Fu Blackmun a trovare nella Costituzione — nel XIV emendamento, quello ora preso di mira — il diritto alla privacy che ha permesso alle donne americane di abortire legalmente, diritto da lui definito «fondamentale» (assoluto soltanto nel primo trimestre della gravidanza).

Ma adesso, quando il vento antiabortista stava già spirando da un po’ nella terra dei guardiani della democrazia -con differenze sensibili da Stato a Stato in ossequio al federalismo a stelle e strisce- a spuntarla sono stati non solo e non tanto i repubblicani ma la destra evangelica, i trumpiani che, in seno alla corte suprema, godono di un ottimo posizionamento, dopo le nomine fatte da The Donald negli anni della sua (sventurata) presidenza. Non ultima quella di Amy Coney Barrett a fine 2020 (in sostituzione della progressista Ruth Bader Ginsburg), nata nel 1972, lontana anni luce dal sentire dell’epoca per anagrafe e per le origini (nata in Louisiana, proviene da una famiglia con sette figli, ha sette figli di cui due adottati ad Haiti, è membro del gruppo cattolico People of Praise, che fa giurare “fedeltà” agli aderenti e assegna loro consulenti personali).

La sollevazione dopo il ribaltamento della Corte Suprema – che, per precisione, non significa cancellazione del diritto ma oggettivi limiti allo stesso visto che sono numerosi gli Stati americani pronti ad introdurre il divieto di aborto (tra cui Texas, lo Utah dei Mormoni, la Louisiana di Barrett) in un breve lasso di tempo – ha travalicato i limiti dell’Oceano ed è arrivata fin da noi in Europa. Dove, spesso, il diritto ad una interruzione di gravidanza senza rischi, in strutture sanitarie, viene ancora messo sotto scacco in nome di principi che poco o nulla hanno a che fare con i diritti del cittadino, ma che si ammantano solo di ideologia ed ispirazioni fideistico/religiose.

Basti pensare alle iniziative della Polonia, che apre i suoi confini alle profughe ucraine ma non consente loro il ricorso all’aborto se, nel quadro bellico e/o di fuga, hanno subito violenze che le hanno rese madri contro ogni volontà e desiderio, oppure alle uscite del nostro senatore Pillon (Lega) che, con un tempismo inimmaginabile per altre reali emergenze, ha dichiarato, dopo la decisione americana: “Portiamo in Italia questa brezza”.  Dichiarazione subito rinvigorita da Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia, che ha parlato di «decisione storica», «un argine all’orrore per cui negli Stati Uniti ogni cinque bambini concepiti uno veniva ucciso nel ventre materno».

Quando si è accecati…perché quella parte (politica, geografica, ideologica) degli Stati Uniti che serra le maglie delle norme sull’aborto è la stessa che le stesse maglie le allarga a dismisura, con un totale senso di irresponsabilità e di rispetto della vita umana, quando si tratta di vendita ed uso delle armi (con le mattanze nelle scuole sotto gli occhi di tutti).

Riuscirà la lobby delle donne e dei diritti civili a battere quella delle armi?

La strada appare in salita ma di certo, sul corpo delle donne, non si può tornare né al Medioevo né al Far West.

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