Addio a Piero Angela, un faro per tutti noi

di Giovanna Guzzetti

Dopo un cammino lungo 70 anni con i suoi ascoltatori, i telespettatori, all’età di 93 anni ci ha lasciato Piero Angela. Per tutti il papà di Quark (1981) e SuperQuark (1995), più che di Alberto Angela, il figlio che ne ha raccolto l’eredità, e con il quale, a partire dall’anno Duemila aveva dato vita a Ulisse, programma a puntate monografiche su importanti scoperte storiche e scientifiche.

Il giornalista, principe della divulgazione scientifica secondo Piergiorgio Odifreddi, ha educato tutta la popolazione italofona (che ha potuto accedere ai programmi su Rai 1 e alle sue pubblicazioni) alla scienza e al bello che essa rappresenta.

Uomo estremamente versatile, alternava l’approfondimento scientifico allo studio e alla pratica della musica: non in modo generico, però. La sua passione era il jazz, al quale aveva dedicato un disco di brani suonati al pianoforte durante la sua malattia. Perché Angela ha vibrato di curiosità e passione per tutta la vita. Memorabile anche la scelta della sigla di Quark: l’aria sulla Quarta Corda dalla suite n° 3 in re maggiore di Johann Sebastian Bach, non certo pop al tempo e piuttosto impegnativa, eseguita non dal flauto di Severino Gazzelloni bensì nella versione (del 1963 con contaminazioni jazzistiche) di The Swingle Singers.

Curioso, Angela, lo era stato da sempre. Raccontava di sé, bambino negli anni Trenta (era nato a Torino intorno al Natale del 1928): “Mi era stata regalata una enciclopedia, di quelle con volumi enormi che andavano di moda allora. Il libro ‘consumato per l’uso’ era quello dei perché”. Da lì, diceva Angela, era nata la sua voglia di approfondire una serie di tematiche: una conoscenza che, con grande generosità e lungimiranza, aveva voluto mettere a fattore comune del mondo della Tv, ben cosciente dell’influenza che il mezzo poteva avere sulla popolazione.

Angela, inizialmente cronista della radio, era passato alla tv proprio ai suoi albori, nel 1954, al telegiornale. Inizia in quegli anni il duello, o la rincorsa, tra Urss ed Usa per la conquista dello spazio. Piero Angela non si limita ad assistere: dal 1968 realizza una serie di documentari dal titolo Il futuro nello spazio, sul tema del programma Apollo. Con gran tempismo, visto che siamo alla vigilia della missione che portò l’uomo sulla luna, nel luglio 1969.

Angela, malato da tempo, sentiva laicamente avvicinarsi la fine. Della morte, inevitabile, aveva detto che è “una scocciatura”, aggiungendo però che “la natura ha i suoi ritmi”. Della sua esistenza, spesa per la conoscenza sua e del prossimo, ha parlato definendola “anni stimolanti”. Il suo ultimo messaggio, affidato ai social, è stato reso noto dal figlio Alberto nell’annunciare la scomparsa del papà. “Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese. Un grande abbraccio”.

Una sferzata di buon senso quanto mai necessaria oggi, un momento della storia dell’umanità in cui riporre fiducia (oltre che speranze) nella scienza è quanto mai indispensabile per fronteggiare le emergenze (climatica, energetica, alimentare, ambientale, per citarne alcune), vere e proprie spade di Damocle per i circa 8 miliardi di persone che popolano il pianeta.

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