Agevolazioni IMU E TARI, chiarezza cercasi

LA LEGGE DI BILANCIO 2021 E GLI ITALIANI EMIGRATI

di Franco Narducci

La legge di Bilancio 2021 approvata dal Parlamento italiano ha decretato nuove agevolazioni per i pensionati italiani all’estero in materia di IMU e TARI. Un risultato che è stato ampiamente messo in risalto dai parlamentari eletti all’estero e rilanciato con enfasi anche in Svizzera, soprattutto da parte di chi si è battuto per il ripristino di quanto era stato tolto con la precedente manovra finanziaria.

Ma è così, il provvedimento è da accogliere con compiacimento? A nostro giudizio lo “sconto sulla casa” approvato in finanziaria è insoddisfacente per gli italiani residenti all’estero ed è oltretutto mistificante affermare che “dal 2021 i pensionati italiani emigrati pagheranno la metà dell’IMU e un terzo della TARI”; lo è per varie ragioni che richiedono con urgenza chiarezza.

Fino al 2019 ipensionati italiani emigrati, iscritti all’AIRE, erano esentati dal pagamento dell’IMU sulla sola unità immobiliare adibita ad abitazione principale posseduta in Italia a titolo di proprietà od usufrutto, e a pagare la TARI in misura ridotta di due terzi. La Legge di Bilancio 2020 aveva cancellato l’esenzione dell’IMU, per evitare – questa la motivazione addotta – una procedura d’infrazione da parte dell’Europa, che riteneva discriminatorio il regime agevolato previsto per i pensionati italiani residenti all’estero, nei confronti dei cittadini di altri Stati d’Europa possessori di immobili in Italia.

Come detto, la Legge di Bilancio 2021 – ai commi 48 e 49 del testo – è intervenuta riconoscendo (dal 2021) una riduzione del 50% dell’IMU dovuta su una sola unità immobiliare ad uso abitativo posseduta in Italia da soggetti non residenti nel territorio dello Stato, titolari di pensione estera maturata in regime di convenzione internazionale con l’Italia. In parole povere – fermandoci alla sola platea dei nostri connazionali – l’agevolazione si applica unicamente ai pensionati che percepiscono una pensione italiana.

Il perimetro applicativo della norma decretata è dunque di gran lunga inferiore alle legittime aspettative degli italiani emigrati, una connotazione che per altro scompare dalle cosiddette “politiche per gli italiani residenti all’estero”. Va anche sottolineato che è assolutamente improprio parlare, come è stato fatto, di “diritto” da parte dei cittadini iscritti all’AIRE, poiché ciò genera ulteriore confusione. In concreto, i nostri connazionali emigrati in giovane età in cerca di lavoro, che in tantissimi casi hanno investito i loro sudati risparmi in una casa in Italia, non avranno diritto ad alcuna agevolazione perché non sono titolari di pensione liquidata in convenzione con l’Italia. 

Si poteva fare di più? Il vulnus della fiscalità sugli italiani emigrati, in particolare in relazione alla proprietà immobiliare, è da anni causa di amarezza e crescente disaffezione dei nostri concittadini verso il loro Paese: nonostante il crollo del mercato immobiliare italiano – ad eccezione delle grandi città e di qualche regione – sono tanti coloro che cercano di (s)vendere la casa in Italia.

A livello legislativo si sarebbe potuto intervenire, ad esempio, agendo sulle aliquote o con un bonus (come ai tempi dell’ICI): 

  • un’aliquota base “contribuenti residenti all’estero”, per esempio 0.80 %, fissa in tutti i Comuni italiani, a valere per tutti i cittadini – e non solo per i pensionati – che soddisfano i requisiti specifici “prima casa”.
  • oppure reintroduzione dell’agevolazione prima casa, con detrazione fissa di 200 euro, ovviamente in percentuale di possesso del bene.

Tra l’altro è risaputo che alcuni Comuni tra i più illuminati hanno di propria iniziativa deliberato aliquote agevolate per i residenti all’estero. Non resta ora, per capirne di più, che attendere la circolare dell’Agenzia delle Entrate sull’applicazione delle novità contenute al riguardo nella Legge di Bilancio 2021.

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