I media hanno un’importanza cruciale in vari settori della società moderna, dalla salute e benessere, alla partecipazione democratica, nella lotta alla povertà e alla violenza, nel favorire l’istruzione e sensibilizzare a favore del clima e altro ancora.
Ma nonostante le grandi promesse dei dati, nessuno sa veramente cosa le persone vedano e facciano realmente sui loro schermi in un mondo digitale sempre più complesso. Di conseguenza, la ricerca e le scelte politiche che ne seguono, ad esempio in risposta alla fake news e alle dipendenze da smatphone, sono spesso incomplete, irrilevanti o sbagliate.
Per rispondere a questo gap, è stato lanciato Human Screenome Project, il primo progetto su larga scala per capire e analizzare in molto ultra-dettagliato l’uso dei media e delle tecnologie digitali e del loro effetto su individui e società. Si basa sulla registrazione e misurazione, momento per momento, non solo quanto tempo si trascorre ma anche cosa si fa davanti ad uno schermo.
La maggior parte degli studi, fatti nel decennio passato sull’effetto dei media, ha il limite di basarsi sui dati auto-riportati dagli utenti, senza contare che le persone di solito tendono a sotto o sovra-riportare il tempo di esposizione, spesso anche nell’ordine di diverse ore al giorno.
Per registrare i cambiamenti momento per momento sullo schermo l’Human Screenome Project ha sviluppato una piattaforma Screenomics, che registra, codifica e trasmette le schermate automaticamente ogni 5 secondi quando l’apparecchio dell’utente è acceso. Una copia di quanto avviene già con uno smartwatch? No. Questo approccio è più accurato, segue l’uso di una persona su piattaforme diverse e raccoglie campioni più frequentemente. Ad oggi sono state già raccolte più di 30 milioni di schermate di più di 600 persone. Inoltre, sono previste collaborazioni con le aziende come Google, Facebook, Amazon, Apple and Microsoft.
Per saperne di più: http://screenomics.stanford.edu