Alexander Widmer, candidato alle elezioni del 20 ottobre per il Consiglio nazionale

Osservando i cognomi sui cartelloni elettorali, si nota che la partecipazione dei cittadini di origine straniera, naturalizzati svizzeri, è tuttora poco significante, anche nel caso della comunità italiana.

La partecipazione alla vita politica delle persone nate da matrimoni misti è invece ben diversa.

Ad esempio Alexander Widmer, candidato al Consiglio nazionale nelle file del CSV, ha il padre svizzero e la madre di Roma. Seppure impegnatissimo nella campagna elettorale, ha voluto concedere al Corriere questa intervista per illustrarci il suo impegno sociale e politico.

Nostra intervista ad Alexander Widmer

Lei è candidato nella lista del CSV del Cantone di Zurigo (Christlichsoziale Vereinigung des Kanton Zürich), guidata da Kathy Riklin, una profonda conoscitrice dello scenario politico svizzero. Ci può parlare brevemente di come è maturata la sua candidatura?

Kathy Riklin, ha deciso di ricandidarsi nelle fila dei Cristiano Sociali per assicurare una rappresentanza dell’ala progressista del PPD Zurighese in Parlamento. Mi ha chiesto di candidarmi perché sapeva del mio impegno nei giovani del PPD Svizzeri e della mia Vicepresidenza dei giovani popolari Europei. I miei 20 anni di esperienza nella Cooperazione Svizzera per la lotta alla povertà e allo sviluppo sostenibile accrescono la credibilità del CSV su questi temi chiave del partito. Io ho deciso di candidarmi perché voglio che la Svizzera investa di più nello sviluppo sostenibile e nel sostegno tangibile alle famiglie, per rinsaldare i rapporti con l’Unione Europea, e migliorare le politiche di migrazione e d’integrazione.

Tutti i partiti in questa campagna elettorale hanno tematizzato le pari opportunità donna-uomo e la parità salariale. Lei cosa come pensa di raggiungere l’obiettivo della parità?

La parità donna-uomo è un obiettivo importante, non perché tutti debbano fare le stesse cose, ma perché ognuno possa essere liberamente se stesso. Per garantire retribuzioni uguali tra uomini e donne e per le pari opportunità di carriera non bastano nuove leggi. Bisogna fare in modo che entrambi i genitori contribuiscano agli impegni familiari, a partire dal congedo parentale e alla concessione di part time e lavoro flessibile. Inoltre è centrale valorizzare la cura di figli, anziani e disabili. Per questo, richiedo un servizio alla società per tutti i giovani e un sistema di bonus-tempo per aumentare il valore del volontariato.

Al centro della sua attenzione politica ha messo il sostegno alla famiglia. Cosa deve fare in concreto la politica per sostenere le famiglie?

Occorre migliorare il sostegno all’accudimento dei bambini, ad esempio con un servizio di asilo a partire dai tre anni, come in Italia, dare sussidi per gli asili nido ai più poveri e detrazioni maggiori per i bambini a sostegno del ceto medio. Inoltre con l’iniziativa del PPD si devono abbattere gli sprechi nella sanità per sgravare le famiglie dai costi gravosi delle casse malattia. Infine, si deve investire in un sistema di formazione che permetta ai giovani di inserirsi al meglio nel mondo del lavoro. Invece, per diminuire la disoccupazione degli ultra 50enni, serve un piano di investimenti di stato, categorie di mestiere e sindacati nella formazione continua.

Un altro tema di questa campagna elettorale é il rapporto Svizzera-Ue. Dal suo punto di vista come vede il negoziato sull’accordo quadro con l’Unione europea?

Sono chiaramente favorevole ad un approfondimento dei rapporti tra Svizzera ed Unione Europea. La Svizzera non si può permettere di diventare un’isola in Europa, ne dipende troppo in tutti i settori e ne trae grossi benefici. L’accordo quadro garantisce l’integrazione della Svizzera in Europa e dà fiducia a chi investe e fa commercio. Il lato più critico deriva dal fatto che in buona parte la Svizzera, si ritrova a dover riprendere le normative europee senza potervi incidere. Vista la mia esperienza personale nei giovani popolari Europei, mi rammarico che non ci sia in vista una maggioranza per un’adesione a pieno titolo all’UE. Con il nostro modo consensuale di fare politica riusciremmo ad incidere ben oltre il nostro peso politico ed economico.

E sulle politiche verso l’immigrazione qual è la posizione del CSV e la sua personale?

L’immigrazione va gestita, non subita. La Svizzera deve rafforzare una politica migratoria Europea lungimirante. L’Europa per motivi demografici ha bisogno di immigrazione e di un reclutamento mirato secondo i bisogni del mercato del lavoro. I rifugiati invece non devono più affidarsi a strozzini e criminali per venire in Europa. Devono poter richiedere l’asilo nel loro paese o nei paesi vicini e venire solo se la richiesta è approvata. Inoltre, i paesi poveri che ospitano rifugiati vanno sostenuti sul posto. I paesi originari della migrazione vanno sostenuti per la stabilità politica, il buongoverno, la crescita sostenibile ed il lavoro. L’Europa deve evitare di danneggiare la stabilità e lo sviluppo sostenibile di questi paesi.  Per i migranti che arrivano invece bisogna dare sostegno e richiedere collaborazione, perché l’integrazione riesce solo con il contributo di tutti.

Lei è cittadino svizzero con madre italiana; come ha inciso sulla sua formazione umana e culturale questa doppia radice?

La cultura svizzera tedesca e quella italiana sono fortemente complementari. Ho goduto del calore umano e della gioia di vivere e dell’ingegno degli italiani in Svizzera, ma anche delle solide basi di formazione e lavoro della Svizzera tedesca. Inoltre, l’esperienza di dieci anni da consulente giuridico del Centro Familiare per gli Italiani di Berna, mi ha reso sensibile verso i bisogni di chi emigra. Da qui nasce il mio impegno per un futuro più equo e sostenibile per tutti, contro l’emigrazione forzata, dovuta a sistemi politici affetti da corruzione, criminalità o terrorismo.

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