Alla ricerca della felicità

di Gaia Ferrari

Uno stato di grazia, che ci permette di sentirci pieni e soddisfatti interiormente. Per alcuni la felicità è un dono, per altri è un’affermazione di sé e delle proprie ambizioni, per altri ancora è la presenza dei propri affetti più intimi. Nei tempi attuali molti la individuano nella pace. Una cosa, comunque, sembra certa: «La ricerca della felicità è uno scopo fondamentale dell’umanità». Ed è con questo proposito che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con una risoluzione del 2012, ha avviato un’indagine annuale dedicata a questo scopo universale, i cui risultati vengono diffusi all’inizio della primavera.

Per la religiosa Madre Teresa di Calcutta la felicità più grande è «essere utili agli altri». Secondo il poeta libanese Khalil Gibran «le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno». La poetessa e scrittrice italiana Alda Merini non aveva dubbi: «La miglior vendetta? La felicità. Non c’è niente che faccia più impazzire la gente che vederti felice». E poi c’è la visione filosofica di Herman Hesse, tedesco naturalizzato svizzero, per il quale «la felicità è amore, nient’altro. Felice è chi sa amare. Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa senta sé stessa e percepisca la propria vita. Felice è dunque chi è capace di amare molto. Ma amare e desiderare non è la stessa cosa. L’amore è il desiderio divenuto saggezza; l’amore non vuole possedere; vuole soltanto amare». Come dimenticare, poi, la felicità rappresentata da «un cucciolo caldo» per Charles M. Schulz, il fumettista americano padre di Snoopy e degli altri Peanuts. Per altri, infine, la sua essenza può essere fatta di «attimi di dimenticanza», come ebbe a dire il grande attore italiano Totò (Antonio De Curtis) intervistato da Oriana Fallaci.

I FINLANDESI SONO I PIÙ FELICI
In ogni caso, si tratta di un’aspirazione che dovrebbe accomunare tutti, a qualsiasi età e in ogni luogo. La data scelta per la Giornata Mondiale a essa dedicata è simbolica: il 20 marzo, in concomitanza con l’equinozio di primavera, stagione dalle temperature miti e dai colori sgargianti che fanno bene all’umore. L’iniziativa è partita dal Buthan, primo Stato al mondo ad aver riconosciuto il valore della felicità rispetto a quello del reddito nazionale già all’inizio degli anni Settanta adottando l’obiettivo della Felicità Nazionale Lorda sostituendolo al PNL (prodotto interno lordo, indicatore della ricchezza materiale di un paese). Ogni anno l’ONU, a ridosso della Giornata Internazionale della Felicità, diffonde il World Happiness Report, che presenta la lista dei Paesi più felici del mondo sulla base di alcuni fattori: non solo il Pil pro capite, ma anche il welfare, le aspettative di vita, la libertà, l’assenza di corruzione e la cooperazione sociale. Nell’ultima indagine appena pubblicata dal Sustainable Developement Solutions Network, sul podio si piazzano i Paesi nordici che della felicità hanno fatto ormai un vero stile di vita. Prima fra tutte, per la quinta volta consecutiva, troviamo la Finlandia, anche per merito delle buone abitudini quotidiane dei suoi abitanti, tra cui lo stretto contatto con un ambiente naturale in molte parti ancora incontaminato, la vita all’aria aperta e le caratteristiche docce (o meglio, i bagni nell’acqua ghiacciata dopo la sauna), una pratica che stimola la produzione nell’organismo della serotonina, conosciuto anche come l’ormone della felicità. Seguono, nell’elenco, la Danimarca, seconda, e l’Islanda, terza. Quarta la Svizzera. L’Italia è solo al 31° posto, scesa di qualche posizione rispetto allo scorso anno nel quale si collocava al 25° posto. La Penisola è preceduta da Romania (28°), Spagna (29°) e Uruguay (30°). Sempre tenendo conto dei dati che si riferiscono ai parametri rilevati lo scorso anno, è possibile notare anche la posizione dei due paesi al centro del conflitto in atto nell’Est Europa: la Russia è ottantesima, l’Ucraina novantottesima. Nelle ultime posizioni troviamo, invece, il Libano (145°, in mezzo ai conflitti arabo-israeliani) e l’Afghanistan (146°, con il ritorno al potere dei Talebani lo scorso agosto). 

CAMBIAMENTI PRINCIPALI
Negli ultimi dieci anni si è assistito a un cambiamento relativamente all’interesse pubblico nei confronti del tema stesso della felicità. I responsabili politici di tutto il mondo lo vedono sempre più come un obiettivo importante e globale delle politiche pubbliche nell’ottica di uno sviluppo sostenibile, al pari della riduzione delle disuguaglianze, dello sradicamento della povertà e della tutela ambientale del pianeta. Su invito anche da parte dell’OCSE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), quasi tutti i suoi paesi membri ora misurano annualmente la felicità della propria popolazione, declinata secondo differenti piani. Mentre l’interesse per l’argomento è cresciuto a dismisura nel corso dei dieci anni di World Happiness Reports, la media globale delle valutazioni della vita nazionale è stata relativamente stabile. Ma dietro questo trend si cela una grande varietà di esperienze nazionali e regionali. I giudizi espressi nei sondaggi condotti per la ricerca hanno visto un incremento di uno o più punti in alcuni paesi (guidati da Romania, Bulgaria e Serbia) e sono diminuite molto o più in altre nazioni che versano in gravi difficoltà, come il Venezuela, oltre ad Afghanistan e Libano. E ancora, c’è stata, in media, una certa tendenza al rialzo dei livelli di stress, preoccupazione e tristezza nella maggior parte dei paesi (aumentati dell’8% nel 2020 e del 4% nel 2021 rispetto alle rilevazioni avvenute nel periodo pre-pandemia), a fronte di un leggero calo della rabbia. In generale, per i giovani che hanno partecipato al report, il livello di soddisfazione per la vita è sceso, mentre si è alzato per gli over 60.

PIÙ SOLIDARIETÀ
Un cambiamento degno di nota sottolineato dagli analisti del World Happiness Report è relativo all’impennata globale della benevolenza e della solidarietà nel 2021, grazie alle valutazioni rilevanti assegnate nelle interviste del report da donatori, riceventi e osservatori, che hanno espresso la propria gratificazione vedendo la disponibilità della comunità di appartenenza, attiva nell’aiuto reciproco e nel mutuo soccorso nel momento del bisogno. In ogni regione del mondo c’è stato un forte aumento della percentuale di persone che devolvono denaro in beneficenza, danno una concreta mano a persone estranee e fanno volontariato. Complessivamente, la media globale di queste tre misure è aumentata di un quarto nel 2021, rispetto a prima della pandemia. Ma l’emergenza sanitaria ha anche dimostrato anche altro, per quel che concerne la percezione delle persone. Dalla relazione sulla felicità mondiale emerge che i decessi per Covid-19 nel 2020 e nel 2021 sono stati notevolmente inferiori nei paesi con maggiore fiducia nelle istituzioni pubbliche e dove la disuguaglianza è inferiore.

INDICATORI SIGNIFICATIVI
Per il futuro, le prospettive di felicità dipenderanno da tutta una serie di fattori, tra cui il futuro corso della pandemia e l’entità dei conflitti militari nel mondo (indubbiamente, sul report del prossimo anno, inciderà la guerra in Ucraina, scoppiata in seguito all’invasione russa). Importanti anche i progressi scientifici che indagano il rapporto tra biologia e felicità: già ora possono essere considerati numerosi “biomarcatori”, indicativi in tal senso, senza dimenticare il ruolo che svolge anche in quest’ambito il patrimonio genetico ereditario. Un’altra sfera legata alla ricerca della felicità e monitorata con un’attenzione e una sensibilità crescenti, di anno in anno, è quella emozionale. In passato soprattutto la popolazione occidentale tendeva a ignorare stati interiori che comportano una bassa eccitazione, come calma, pace e armonia. Ricerche recenti, invece, hanno dimostrato quanto queste contribuiscano in modo significativo alla soddisfazione generale della vita. A livello metodologico, infine, nelle rilevazioni del World Happiness Report hanno acquisito un peso specifico considerevole quelle effettuate non solo sui testi scritti diffusi sui supporti cartacei, classici e tradizionali, ma anche su social network come Twitter, dove gli utenti – nel bene e nel male – tendono a ragionare “di pancia”, in modo molto istintivo e senza filtri.

Più fiducia condivisa, maggiore uguaglianza
“Un ambiente sociale felice è quello in cui le persone percepiscono un senso di appartenenza, un posto in cui gli uni si fidano degli altri e delle loro istituzioni condivise. In un ambiente sociale felice c’è più resilienza, poiché la fiducia condivisa riduce il peso delle difficoltà, e quindi diminuisce la disuguaglianza del benessere”. Lo ha dichiarato John Helliwell, Senior Fellow dell’Istituto Canadese per la Ricerca Avanzata (CIFAR – Canadian Institute for Advanced Research). Mentre si sta lottando contro una profonda crisi globale in atto, il movimento internazionale Action for Happiness dà questi suggerimenti, utili sia per i singoli individui sia per gruppi più estesi:

– Resta calmo. Sono molte le cose al di fuori del nostro controllo. Ricordiamoci di respirare e concentrarci su ciò che conta davvero in modo tale da poter rispondere in modo costruttivo.

– Sii saggio. Fare scelte sagge aiuta tutti. Scegliamo azioni positive che sostengano il nostro benessere e aiutiamo gli altri a fare lo stesso.

– Sii gentile. Siamo tutti sulla stessa barca, anche quando siamo costretti a separarci. Restiamo in contatto e cerchiamo di aiutare gli altri che ne hanno bisogno.

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