Alla riunione Plenaria del Comites a Schaffhausen: il legame con la nostra Italia

Il 28 settembre si è tenuta a Schaffhausen la Riunione Plenaria del Comites. I Comitati degli italiani all’estero (Comites appunto) sono gli organi di rappresentanza degli italiani all’estero nei rapporti con le rappresentanze diplomatico-consolari. Sono istituiti in ogni circoscrizione consolare ove risiedono almeno tremila cittadini italiani iscritti nell’elenco aggiornato dell’Aire. Ciascun Comitato, anche attraverso studi e ricerche, contribuisce ad individuare le esigenze di sviluppo sociale, culturale e civile della propria comunità di riferimento e può presentare contributi alla rappresentanza diplomatico-consolare utili alla definizione del quadro programmatico degli interventi nel Paese in cui opera. Con queste finalità, ciascun Comitato promuove, in collaborazione con l’autorità consolare, con le regioni e con le autonomie locali, nonché con enti, associazioni e comitati operanti nell’ambito della circoscrizione consolare, opportune iniziative nelle materie attinenti alla vita sociale e culturale, con particolare riguardo alla partecipazione dei giovani, alle pari opportunità, all’assistenza sociale e scolastica, alla formazione professionale, al settore ricreativo, allo sport e al tempo libero della comunità italiana residente nella circoscrizione. Ciascun Comitato opera per la realizzazione di tali iniziative.

Ecco in questo contesto, è evidente che i Comites si occupano di materie quanto mai varie ed infatti gli argomenti all’ordine del giorno erano numerosi come pure le persone presenti alla riunione Plenaria del Comites a Schaffhausen. Oltre al Presidente Luciano Alban e ai membri del Comites di Zurigo, era presente il Console Giulio Alaimo e il presidente del CGIE Michele Schiavone. Per gli abitanti di Schaffhausen erano presenti, tra gli altri, il Presidente della Colonia Libera e la sottoscritta in qualità di abitante del Cantone e di editorialista del Corriere degli Italiani.

Aldilà delle presentazioni e dell’approvazione del bilancio, ha tenuto banco l’argomento dei corsi di lingua e cultura italiana. Mi è parso che le difficoltà di natura finanziaria non siano che la punta dell’iceberg, nel senso che è la stessa volontà di tenere i corsi, così come sono organizzati, ad essere messa in discussione. Le motivazioni come si dirà più avanti sono da ricercare sia nella lentezza della macchina statale, sia nei cambiamenti di ordine sociale che inevitabilmente impongono contenuti diversi. Non è un caso, come si è fatto notare durante la riunione, che al momento chi partecipa ai corsi di italiano, in maggioranza bambini, hanno bisogno di impararlo da zero. In molti casi dunque, l’italiano non si parla più neppure in casa.

Sinceramente la notizia mi ha fatto riflettere molto. Se si pensa ai numeri, la nostra è la quarta lingua più studiata al mondo. È, d’altro canto, la lingua in cui sono scritti libri immortali, ed è la lingua della musica. Eppure tra gli italiani in Svizzera  si assiste allo strano fenomeno per cui cittadini italiani, nati in territorio elvetico, non sono di madrelingua italiana.

Davanti a questa realtà si fanno sempre più pressante la difesa e la conservazione di una lingua che in Svizzera è addirittura lingua nazionale ma che tuttavia rischia di non poter contare sugli insegnanti dato che è possibile che gli stessi non vedano lo stipendio di novembre ad eccezione di Basilea e Ginevra (unici Cantoni che hanno ricevuto il contributo statale).

E qui si è aperto il capitolo sugli enti gestori con cui si intendono i corpi intermedi tra il MAE e il MIUR e gli italiani nel mondo che progettano e gestiscono i corsi d’Italiano nelle scuole pubbliche all’estero, utilizzando fondi propri e contributi ricevuti annualmente dal Ministero degli Affari Esteri.

Gli Enti Gestori sono organizzazioni non-profit, legalmente riconosciuti dallo Stato estero, il cui consiglio direttivo è composto esclusivamente da un gruppo di volontari appassionati della lingua e cultura Italiana ed esperti del sistema scolastico locale. La figura dell’ente gestorio è legata a doppio filo alla Circolare n. 13 del 7.8.2003: “Promozione e diffusione della lingua e cultura italiana per le collettività all’estero”. Poichè i contributi arrivano sempre in ritardo e non sempre per l’importo richiesto, ci si è interrogati sul funzionamento dell’intero sistema che vede scontenti gli insegnanti e le stesse famiglie.

Da un lato si è proposto di chiederne la modifica (P. Dacosta), dall’altro lato forse occorrerebbe professionalizzare gli enti gestori e progettare “altro” dai corsi di lingua e cultura italiana, anche perchè al momento i criteri di assegnazione dei contributi sono la grandezza del territorio e il numero di connazionali.

Tuttavia nonostante le riflessioni sui corsi, sulla sorte degli enti gestori (si è fatto notare che il CASLI di Zurigo è il terzo ente al mondo per dimensioni dopo New York e Stoccarda) pare che il problema sia riconducibile alla macchina statale. Michele Schiavone, segretario del CGIE, riporta che la materia della gestione dei corsi e degli insegnanti italiani all’estero, prima di competenza del Comitato degli Italiani all’estero, è ora affidata alla sezione del MAE “Sistema Paese”. Dunque, a parte la cronica mancanza di personale (problema cui non è facile ovviare perchè per il lavoro alle dipendenze della PA occorre bandire un concorso pubblico e a priori trovare le risorse finanziarie) il passaggio di competenze al Sistema Paese sta determinando forti ritardi cui si sommano quelli del MIUR nella assegnazione di insegnanti. In quest’ottica si è evidenziata (G. Ticchio) la necessità di insistere perchè il numero dei paralmentari all’estero non venga ridotto. Il numero di chi emigra è, infatti, in costante aumento.

Passando ai servizi consolari, si è sottolineato l’efficienza del Consolato di Zurigo, soprattutto in vista della carta di identità elettronica che vedrà quasi sicuramente un surplus di lavoro per i funzionari.

Altra buona notizia è l’approntamento di una Banca Dati sovranazionale che consenta di seguire il cittadino italiano ovunque si trovi e che renda più semplice ricostruirne la storia giuridico-amministrativa con un semplice clic.

Degna di nota, alla luce del tessuto sociale con cui i Servizi Consolari si confrontano, è stata la disponibilità dimostrata dal Console Alaimo ad andare incontro alle necessità dei cittadini italiani che per età o condizioni fisiche non possono recarsi a Zurigo. La proposta, dietro invito della sottoscritta, è stata quella di organizzare un giorno da concordare in base agli utenti, ove un funzionario ministeriale possa adempiere ai suoi compiti in modalità “delocalizzata”. Proposta ben accolta dal Console.

Tirando le fila della riunione, quello che risalta maggiormente è l’impegno di tutti gli organismi coinvolti a tener vivo il legame con la nostra Italia. La volontà di organizzare mostre o giornate (R. Chirichella ne ha elencato varie tra cui una su Pasolini) e di impegnarsi costantemente per la nostra identità mi è sembrata per certi versi eroica. Perchè le difficoltè di gestione sono sempre dietro l’angolo e perchè l’impegno di pochi molto spesso viene dato per scontato dai tanti che ne beneficiano.

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