Alle origini dell’arte di Paul Klee. La mostra a Berna

In foto: Paul Klee, Brand-Maske, 1939, 29.7 x 20.9 cm, Berna, Zentrum Paul Klee | Dono di Livia Klee! Courtesy Zentrum Paul Klee

“I Want to Know Nothing”. “Non voglio sapere nulla”, tradotto in italiano. È questo il titolo della mostra dedicata a Paul Klee, che possiamo ammirare fino al 29 agosto 2021 al Zentrum Paul Klee di Berna, organizzata in collaborazione con il LaM, Lille Metropole Museum of Modern Art, Contemporary Art and Raw Art a Villeneuve-d’Ascq.

Che cosa accomuna le opere del pittore di padre tedesco e madre svizzera alle figure congolesi in legno intagliato di Lulua, alle pitture rupestri o alle immagini infantili disegnate da suo figlio Felix? È questa la domanda a cui intende rispondere I Want to Know Nothing, nelle sale del museo che dal 2005 è sede della più importante collezione al mondo di opere dell’artista, nell’iconica costruzione ondulata in vetro e acciaio firmata Renzo Piano. “Voglio essere come un neonato, non sapere niente, assolutamente niente dell’Europa, non conoscere poeti, completamente privo di raffinatezza, virtualmente all’origine” scriveva l’artista. Spinto da questa idea, egli studia le pitture, le incisioni preistoriche rupestri, i disegni dei bambini, inclusi quelli realizzati da suo figlio Felix, riscoperti nella soffitta della casa dei genitori, a Berna.

All’inizio del XX secolo, l’Europa era in piena crisi politica, scientifica ed economica: una situazione che si riversò anche nel mondo artistico. Come molti artisti d’avanguardia del suo tempo, Paul Klee cercò di trovare nuove forme espressive nella pittura e guardò agli “inizi primordiali nell’arte”. Per la prima volta, utilizzando le sue opere,  diversi documenti e oggetti privati (ricordiamo che grazie a una donazione della famiglia Klee, il museo di Berna, oltre a rappresentare il più importante centro di ricerca dedicato al pittore, possiede l’archivio più completo al mondo sulla vita e il lavoro dell’artista), ma anche dichiarazioni alla stampa e testimonianze dei suoi contemporanei, la mostra mette alla luce le fonti usate dal pittore nella sua ricerca artistica di un’immediatezza apparentemente “incontaminata”.

Paul Klee mise radicalmente in discussione ciò che era stato insegnato alle accademie d’arte europee fino a quel momento. Voleva ricominciare da capo, mentre maturava in lui l’idea di tornare a un’arte primordiale. Nella sezione dedicata ai materiali d’archivio vengono presentate quattro aree tematiche che furono di particolare interesse per l’artista: i disegni dei bambini, l’arte psicopatologica, quella extraeuropea e quella preistorica.

Il suo impegno con il cosiddetto “altro” nasce da un intenso fascino per tutte le forme di espressione artistica libere dalla norma accademica. L’arte preistorica, ridotta a forme e linee semplici, era infatti considerata senza tempo, così come l’arte dei bambini appariva più immediata e autentica, ridotta all’essenza dell’espressività.

Le reazioni dei suoi contemporanei di fronte a questo stile furono multiformi: il pittore venne criticato ma anche apprezzato perché dipingeva “come un bambino”, “come un uomo delle caverne”, un primitivo o un malato mentale. Ammirata nei circoli d’avanguardia, la sua arte venne rifiutata nei circoli accademici e Hitler intravide nel suo lavoro quello che avrebbe etichettato come “arte moderna degenerata”.

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