Andrea Fazioli: la maestà del mondo tra il silenzio e la parola

Da lunedì 9 dicembre 2019 il romanzo Gli Svizzeri muoiono felici dello scrittore ticinese Andrea Fazioli è ‘entrato’ in tutte le edicole in Italia, allegato al quotidiano La Repubblica. L’occasione si presta per proporre la reflessione sulla lingua e sulle parole dello scrittore ticinese.

Prima pensa e poi parla. Ce lo ripetono fin da quando siamo bambini. Crescendo però succede che quel parlare diventa il focus della nostra attenzione. E il silenzio che precede la parola, ci fa paura, al punto che siamo costantemente tentati di farcire di frasi il vuoto che (ci sembra) inghiotte. Così finiamo per pensare che la forza delle persone e delle relazioni stia nella loquacità. E se invece l’essenziale venisse dai silenzi, se si trovasse nel saper apprezzare gli spazi bianchi, arredandoli di significati e non di voce soltanto? Oggi, mentre a circondarci sono spesso sproloqui e il blaterare, ci dimentichiamo di tentare di capire l’altrui silenzio, e il valore e la meraviglia della parola, anche la nostra.

Nel suo romanzo Gli svizzeri muoiono felici, Fazioli ci racconta di assenza, di vuoto, e ci invita a compiere con lui un viaggio per capire noi stessi e il mondo in cui viviamo. La vicenda di un padre che improvvisamente scompare diventa lo spunto per un viaggio, fisico e spirituale, alla ricerca di domande che non portano a risposte, ma sfociano in nuove domande. E aprono allo stupore.

Mentre ascolto Fazioli, mi torna in mente Dante, con il suo viaggio all’inferno, che per primo ci porta nelle aspre e dolorose contraddizioni dell’uomo e a riflettere sul rapporto tra letteratura e impegno civile. Ugualmente nel Novecento, sul terreno acuminato dalle due guerre mondiali, il poeta Mario Luzi ha fatto proprio il modello dantesco nel segno della storia e dell’interesse per la “sorte comune”, stabilendo un dialogo tra anime, vissuto e declinato nella società. Questa stessa attenzione alla condizione tragica dell’esistenza umana e al contempo all’essere dell’uomo nel mondo, senza intento polemico o dichiaratorio, è presente anche nella scrittura di Fazioli:

«Come scrittore, come narratore, si ha il privilegio di poter mettersi nei panni degli altri; si ha la possibilità di provare a essere qualcun altro, guardare – e raccontare – le cose dal punto di vista dell’altro, e dunque gettare un ponte verso l’altro. Per me la scrittura è un modo di lavorare su interrogativi attuali, della nostra società, per cercare di ridurre la distanza tra noi e gli altri».

Il pensiero, qui, tra queste colline del luganese, vola al ruolo che può spettare, oggi, anche alla produzione letteraria e umanistica di lingua italiana per la coesione nazionale svizzera: unire e far dialogare realtà che parlano lingue diverse.

«Quando leggiamo un’opera ambientata in un certo posto, in qualche modo quel posto diventa anche “nostro”; se leggiamo del punto di vista di una persona a noi “straniera”, in qualche modo anche noi diventiamo un po’ quella persona. La produzione letteraria-umanistica permette di creare un dialogo immediato; e quell’immediatezza può diventare trascinante per il discorso che poi deve essere fatto in altri ambiti, politici e ideologici. In questa prospettiva, si pone la difesa e l’attenzione alla produzione letteraria in lingua italiana in Svizzera, che serve a creare ponti di dialogo immediato e conoscenza reciproca nella Confederazione. Non si fa dunque per considerazione del Canton Ticino ma neanche a favore di coloro che parlano italiano in Svizzera soltanto. La Svizzera intera vive grazie alla solidità dell’impasto linguistico-culturale: la continuità dell’idea stessa di Svizzera dipende proprio anche dall’italiano in Svizzera.»

Nel valorizzare la produzione letteraria e umanistica di lingua italiana va però evitato il rischio del localismo e dello sciovinismo linguistico, come ricorda Fazioli:

«Si deve evitare di far cadere la cultura e la produzione letteraria nel discorso dei confini, della frontiera. Io, ad esempio, sento fortemente vicino a me un autore toscano come Luzi pur non avendo con il poeta alcun rapporto intimo personale, viscerale o famigliare o di passaporto. Quello che mi lega a Luzi è consonanza di domanda e atteggiamenti esistenziali, non l’appartenenza geografica. D’altra parte, la nostra identità stessa – letteraria ma non solo – è multipla, costituita dagli incontri e tutte le letture fatte, i posti visitati e quelli sognati, i romanzi e le esperienze che ci hanno arricchito.»

Ovviamente questo arricchimento si fonda sulla disponibilità all’ascolto, silenzioso. Magari seduti su una panchina, in una piazza anonima di periferia (come in Succede sempre qualcosa), oppure nella centralissima Paradeplatz a Zurigo, dove Fazioli si ritrova mensilmente con l’amico poeta Yari Bernasconi: alla ricerca delle parole giuste, di una voce nel silenzio, di fatti della quotidianità che possono suscitare meraviglia, tramutando luoghi che sembrano banali in qualche cosa di straordinario, occasione di conoscenza di se stessi e dell’altro.

 

(Versione integrale dell’intervista a Andrea Fazioli pubblicata il 27 marzo 2019 sul settimanale Corriere degli Italiani)

 


Andrea Fazioli vive a Bellinzona. Giovane ma con alle spalle una grande produzione, con l’editore Guanda ha pubblicato i romanzi Gli Svizzeri muoiono felici (2018), L’arte del fallimento (2016, premio La Fenice Europa, premio Anfiteatro d’Argento), Il giudice e la rondine (2014), Uno splendido inganno (2013), La sparizione (2010, premio La Fenice Europa), Come rapinare una banca svizzera (2009) e L’uomo senza casa (2008, Premio Stresa, premio Selezione Comisso). Per l’editore Dadò ha pubblicato nel 2005 Chi muore si rivede. Per le edizioni San Paolo La beata analfabeta (2016). Le sue opere sono tradotte in varie lingue, per esempio l’editore germanico Verlag (Randomhouse) ha pubblicato nel 2009 Am Grund des Sees, nel 2011 Die letzte Nacht, nel 2012 Das Verschwinden e nel 2019 Solo für Contini. Nel 2004 si è laureato in Lingue e letteratura italiana e francese all’Università di Zurigo. La sua tesi su Mario Luzi, in particolare sull’opera poetica “Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini”, ha ricevuto il premio Pro Ticino 2005. Ha un blog personale andreafazioli.ch, dove racconta anche degli incontri con Yari Bernasconi a Zurigo.

 

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