di Laura Torretta
Foto: The first 500 days (2021) di Beeple – Courtesy of Christie’s
Del tutto a sorpresa, nel primo semestre del 2021 il mercato dell’arte internazionale è riuscito a ritrovare il suo brio: sono stati realizzati 6,9 miliardi di dollari, il 3% in più rispetto al primo semestre 2019 (il 2020 non è classificabile).È quanto emerge dal rapporto di ARTPRICE, dipartimento di Artmarket, banca dati francese creata nel 1987 da Thierry Ehrmann.
Questa performance è rassicurante, anche se la crisi dovuta alla pandemia sta ancora paralizzando tutti i segmenti del mondo culturale e costituisce una fonte di notevole incertezza sul breve termine. Ma gli operatori sono riusciti comunque a generare un fatturato equivalente alla media dei dieci anni precedenti la pandemia (1° sem. 2010 – 1° sem. 2019), vale a dire a partire dall’irruzione della Cina sul mercato dell’arte internazionale.
La ripresa si rivela tranquillizzante dal momento che si basa su un numero record di transazioni: nell’arco di 6 mesi sono state aggiudicate 288.500 opere, in percentuale il 5% in più rispetto allo stesso periodo del 2019, visto che il 2020 è da cancellare. L’aumento più sensibile (almeno il 13%) si è evidenziato nel settore delle opere più accessibili (tra mille e ventimila dollari), ma in generale l’intensità della domanda è stata confermata dalla percentuale di “invenduto”, decisamente inferiore ai valori abituali.
Il settore che più ha resistito alla crisi è quello dell’arte contemporanea, grazie a una strategia d’offerta sempre più variegata, più abbordabile, orientata in particolare verso i comparti della fotografia e delle stampe, che si prestano in modo particolare alle vendite on line.
“Dopo il panico del marzo 2020, il blocco immediato delle vendite pubbliche e la successiva attivazione delle transazioni digitali per cercare di controbilanciare la forzata chiusura delle gallerie e delle case d’asta, il mercato dell’arte contemporanea, comprendente dipinti, sculture, installazioni, disegni, fotografie, stampe e video d’artisti ‘del nostro tempo’, vale a dire nati dopo il 1945, aveva registrato una flessione del 34% – precisa Ehrmann , Ceo di ARTPRICE – ma la ripresa che ne è seguita nei primi sei mesi di quest’anno sta portando verso un record storico tanto in risultati d’affari quanto in numero di vendite”.
In effetti, sono senza precedenti i 2,7 miliardi di dollari prodotti dall’esitazione di oltre 100mila opere firmate da 34.600 artisti contemporanei.
Quali le ragioni di questo inaspettato exploit?
In primo luogo, i ripetuti, strepitosi prezzi ottenuti da giovanissimi artisti, ma soprattutto l’eclatante debutto degli NFT, autentici cicloni piombati sul mercato come dei veri e propri oggetti misteriosi. Non sono infatti opere d’arte, ma attestati crittografici, unici e non riproducibili, “contenuti” in una blockchain, struttura dati condivisa e “immutabile”. In ultima analisi sono certificati di autenticità di un’opera, un video, un file di testo o un file musicale. Almeno al momento attuale non rappresentano una grande innovazione artistica, costituiscono piuttosto un nuovo segmento di mercato.
L’esordio ha fatto un gran rumore. E non poteva essere altrimenti dal momento che The first 500 days (2021) di Beeple, un artista praticamente sconosciuto sul palcoscenico mondiale dell’arte (nessuna galleria, nessuna mostra e nessun risultato d’asta), ma con un bagaglio di alcuni milioni di follower su Instagram e il supporto di Christie’s, è stato acquistato per 69 milioni di dollari , quando il suo prezzo iniziale era di appena 100 dollari ,da Vignesh Sundaresan, giovane imprenditore indiano attivo a Singapore, conosciuto anche come MetaKovan.
Non è stato un episodio isolato, altri NFT, dopo questo esito stratosferico offerti all’asta da Sotheby’s e Phillips, hanno quotato cifre impensabili. Sono risultati che riflettono il desiderio di stravolgere l’ordine prestabilito. Sempre secondo Artprice, “oggi come oggi coesistono due mercati dell’arte: uno organico, l’altro rivoluzionario. Il primo è tradizionale e tiene conto della storia dell’arte, con i suoi codici, i suoi musei, le sue gallerie, le sue fiere, le sue biennali, mentre il secondo rispecchia un mondo che sta attraversando una profonda riorganizzazione, che contesta la “storia ufficiale” con movimenti quali #metoo e #blacklivesmatter ed è chiaramente orientato verso le numerose sfide future in ambito politico, climatico, sanitario e tecnologico”.
E anche se la distinzione tra “vecchio” e “nuovo” mercato dell’arte appare soltanto teorica, i collezionisti sembrano avere fretta di investire in ciò che si potrebbe definire il “Mercato dell’arte 2.0” (ma questo vorrebbe dire fare a meno delle gallerie), molti artisti sono intenzionati a beneficiare della trasformazione digitale del mercato dell’arte, e le case d’asta mostrano impazienza di poter recitare la parte di protagoniste di questo processo “rivoluzionario”.
Tra tutte, si è messa in evidenza Christie’s che, come sottolinea Guillaume Cerutti, Chief Executive Officer, grazie al fatto di essersi abilmente adattata alla critica situazione che si è venuta a creare a seguito della pandemia, per il primo semestre denuncia un totale complessivo di 3,5 miliardi di dollari, il secondo miglior risultato degli ultimi sei anni.
La società ha aggiudicato 7 dei lavori più costosi del semestre, da Femme assise près d’une fenêtre di Picasso, blue chip venduta in maggio a New York per 103 milioni di dollari a Warrior di Basquiat acquistato per 41,9 milioni di dollari via livestream da un operatore di Hong Kong. Anche la sede italiana ha raggiunto risultati soddisfacenti.
A gennaio sono stati lanciati sulla piattaforma online italiana due nuovi formati di asta. Celebrando lo stile senza tempo e il glamour del design italiano, Jewels & Watches Online: La Dolce Vita ha totalizzato €1.260.875, raggiungendo il 159% della stima pre-asta, mentre Mapping Modern and Contemporary Art ha stabilito un nuovo record per Bomba di Pino Pascali. Il successo di questa manifestazione si è ripetuto in aprile con la vendita online REBORN: Modern and Contemporary che ha realizzato eccezionali performance, vendendo il 95% dei lotti ed il 100% del valore pre-asta. E a novembre è programmata l’asta 20th/21st Century Art: Milan Sale, un incanto dal vivo abbinato a una vendita online.
Nell’ambito delle aste internazionali di Christie’s sono state vendute numerose opere d’arte italiane. Tra tutte, il raro Concetto Spaziale bianco di Lucio Fontana, aggiudicato a Londra a giugno per £ 2.9 milioni da una stima iniziale di £1.4 milioni.
Come tendenza generale va sottolineata la formidabile apertura del mercato verso Est. Se Christie’s comunica che gli acquirenti asiatici hanno contribuito per il 39% alle sue vendite, anche Sotheby’s, Phillips, Poly et China Guardian, hanno realizzato a Hong Kong brillantissime quotazioni e non soltanto per artisti occidentali noti, quali Jean Michel Basquiat o Richard Prince. La vecchia colonia britannica, ormai seconda piazza del mercato si avvia a diventare il nuovo hub dell’arte contemporanea, faccia a faccia con New York.