Blended finance, una panacea?

Di Laurent Matile, Alliance Sud

[Foto Burkina Faso] Un ragazzino lavora come cuoco in una miniera a cielo aperto in Burkina Faso. La questione centrale è capire in quale misura gli investitori privati contribuiscano alla riduzione della povertà.  © Sacrificio Quaresimale /Meinrad Schade

L’Agenda 2030 presenta la doppia sfida di mobilitare quantità di risorse finanziare senza precedenti e «di non lasciare nessuno indietro» (leave no one behind). È realistico voler «smuovere bilioni» verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDG)? Oltre alle risorse pubbliche, le fonti di finanziamento private sono considerate necessarie; da alcuni sono addirittura ritenute la soluzione magica per colmare il deficit di finanziamenti. Queste risorse private comprendono gli investimenti privati, ma anche i contributi legati alla filantropia e alle rimesse. Nella strategia della cooperazione internazionale 2021-2024, il Consiglio federale si è impegnato a rafforzare e diversificare le collaborazioni con il settore privato e intende impiegare dei fondi dell’aiuto pubblico allo sviluppo (APS) per poter «mobilitare ulteriori fondi privati» per uno sviluppo sostenibile.
I nuovi strumenti finanziari sviluppati per «riorientare» i finanziamenti privati verso lo sviluppo sostenibile si focalizzano principalmente sugli approcci della finanza mista (blended finance). Le attese a questo proposito sono enormi, ma i risultati ottenuti, sino ad oggi, contrastanti.
Cerchiamo di fare chiarezza con cinque domande:

1. Blended finance: di cosa si tratta?
Non esiste una definizione di finanza mista universalmente condivisa. L’idea di base è quella di utilizzare fondi e altre risorse (personale, competenze specifiche, contatti politici, ecc.) provenienti dall’aiuto pubblico allo sviluppo (APS) bilaterale e/o multilaterale come «leva» per mobilitare gli investimenti del settore privato a favore dello sviluppo sostenibile.

2. Quali sono i modelli esistenti?
In pratica, la finanza mista funziona nel modo seguente: gli investitori privati cercano generalmente un rendimento proporzionale al livello di rischio di un investimento, ossia un rendimento «aggiustato per il rischio». Quanto più elevato è il rischio – reale o percepito – tanto più alto deve essere il rendimento atteso dall’investitore privato per compensare appunto tale rischio. Nel finanziamento pubblico (bilaterale o multilaterale) esistono due modi fondamentali per attrarre investitori privati in progetti che, a priori, non soddisfano le aspettative di rendimento aggiustato in relazione al rischio:

– ridurre il rischio d’investimento per l’investitore privato («de-risking»);

– o aumentare il rendimento per l’investitore privato.

La riduzione dei rischi attraverso strumenti come le garanzie o il capitale di perdita attesa («first-loss» capital) è generalmente utilizzata per progetti sufficientemente redditizi, ma che presentano un elevato rischio (percepito) di fallimento o di perdita di valore.
L’aumento dei rendimenti può essere ottenuto attraverso dei prestiti a condizioni favorevoli concessi all’investitore per compensare alcuni costi del progetto, tramite una partecipazione al capitale dell’investitore (fondi propri) per incoraggiare gli investitori privati a co-investire, oppure attraverso la fornitura di assistenza tecnica per ridurre alcuni costi di transazione (ad esempio sotto forma di studi di fattibilità). Vale la pena ricordare che entrambi gli approcci – riduzione dei rischi e miglioramento del rendimento – equivalgono al sovvenzionamento d’investitori privati attraverso l’impiego di fondi dell’aiuto pubblico allo sviluppo.

3. Quali benefici per i più poveri?
Questa è la questione centrale. Ricordiamo che, secondo la legge federale sulla cooperazione allo sviluppo, quest’ultima deve sostenere «in via prioritaria gli sforzi dei Paesi in via di sviluppo, delle regioni e dei gruppi di popolazione più svantaggiati» (articolo 5/2). Tuttavia, la finanza mista, sino ad ora, non ha favorito per nulla i Paesi più poveri.
Sebbene la finanza mista sia aumentata rapidamente, ha ampiamente trascurato i Paesi meno avanzati (PMA). La maggioranza delle operazioni di finanza mista ha luogo nei Paesi a medio reddito (MIC) e, in termini di settori, soprattutto in quelli in cui il rendimento sugli investimenti è più sicuro – come l’energia, i servizi finanziari e l’industria, l’estrazione mineraria o l’edilizia; ma difficilmente in settori come l’istruzione e la sanità.  

4. Quali sono i rischi?
La finanza mista comporta diverse tipologie di rischi:

– In primo luogo, va tenuto presente che, se la dotazione globale destinata alla cooperazione internazionale della Svizzera restasse al livello attuale, un maggiore sostegno ai finanziamenti misti comporterebbe una riduzione delle fonti «classiche» dell’aiuto allo sviluppo (APS).

– In secondo luogo, se i progetti di finanziamenti misti fossero realizzati principalmente nei MIC, la spesa a favore della cooperazione con i PMA potrebbe subire delle pressioni.

– In terzo luogo, esiste il rischio che i principi in materia di efficacia degli aiuti, riconosciuti al livello internazionale, non siano rispettati; tali principi richiedono nello specifico che le priorità di sviluppo siano stabilite in modo inclusivo, ossia consultando la popolazione beneficiaria.

– In quarto luogo, il ricorso a tali strumenti finanziari potrebbe provocare delle distorsioni dei mercati nei Paesi in via di sviluppo estromettendo (crowd-out) di conseguenza le imprese e gli investitori locali.

– Infine, la finanza mista rappresenta un rischio per il livello d’indebitamento dei Paesi in via di sviluppo.

Alliance Sud ha analizzato i rischi nel suo documento di presa di posizione (Blended finance – les financements mixtes et la coopération au développement : La position d’Alliance Sud) e formulato delle raccomandazioni a questo riguardo.

5. Quali sono le alternative?
Diventa centrale sapere se il ricorso a finanziamenti misti e ai partenariati tra attori pubblici della cooperazione allo sviluppo e le imprese private sono soluzioni in grado – e a quali condizioni – di soddisfare le aspettative (elevate) a loro attribuite. In questo contesto, va ricordato che l’Addis Abeba Action Agenda (AAAA), per garantire il finanziamento dello sviluppo, stabilisce come ambito di intervento prioritario la mobilitazione delle risorse pubbliche interne e, a questo proposito, la lotta ai flussi finanziari illeciti è indispensabile.

Inoltre, nel quadro dello sviluppo del settore privato, sono previsti numerosi sforzi per sviluppare il settore privato locale e le imprese nazionali, compresi i mercati finanziari nazionali, le microimprese e le piccole e medie imprese, con particolare riguardo alle imprese gestite da donne. Di conseguenza, la finanza mista non equivale che a un mezzo come gli altri di finanziamento dell’Agenda 2030, per contribuire a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Traduzione: Zeno Boila

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