Calvino e i rifiuti

di Alessandro Vaccari

“La città di Leonia rifà se stessa tutti i giorni(..). Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti della Leonia di ieri aspettano il carro dello spazzaturaio”.

Nel breve racconto pubblicato da Einaudi nel 1972 nella raccolta “Le città invisibili”, lo scrittore Italo Calvino descriveva l’immaginaria città di Leonia i cui abitanti sono dediti al consumismo più dissennato ed eliminano spensieratamente i loro rifiuti, senza preoccuparsi della loro destinazione e con il rischio che un giorno la città stessa possa essere seppellita dal loro illimitato accumulo.

La profezia apocalittica del grande scrittore si sta rivelando in buona parte un problema reale e crescente che coinvolge l’insieme del nostro sistema economico.

Per tentare di affrontarlo in modo adeguato, è gradualmente maturata una visione nuova delle tematiche inerenti ai rifiuti: in sostanza si tende a non considerarli più come sostanze semplicemente da eliminare ma si cerca, al contrario, di trattarli e trasformarli in materiali valorizzati, secondo precisi processi che li rendano quindi di nuovo utilizzabili a vari livelli.

È ormai diffusa insomma la consapevolezza che non possiamo più permetterci di vivere secondo le modalità dell’economia lineare cara, nella sua forma più estrema, agli abitanti di Leonia (estraggo, produco, uso, getto) ma occorre invece adottare un procedimento circolare per cui non getto (quasi) nulla, recupero, riciclo tutto il possibile, sia per quanto riguarda le materie prime che l’energia.

La gestione dei rifiuti viene oggi concepita nella prospettiva della cosiddetta economia circolare che si propone di rispondere, da un lato ai bisogni di un pianeta con risorse limitate, dall’altro di far fronte all’enorme produzione di rifiuti prodotti ogni giorno.

Questa nuova visione economica si prefigge la priorità di ridurre i rifiuti tramite la produzione di beni durevoli.

Al gradino successivo di questa scala gerarchica si colloca il principio per cui ciò che diventa comunque inevitabilmente rifiuto deve essere preparato per essere riutilizzato per lo stesso scopo per cui era stato prodotto.

Se nemmeno il riutilizzo è possibile, si dovrà procedere al riciclaggio, che prevede ad esempio, di ricavare nuovo vetro dai vecchi oggetti in vetro, nuova carta dalla carta usata e così via.

Se nemmeno il riciclaggio è possibile per motivi ecologici e/o economici, si procede all’eliminazione con recupero di energia e qui entrano in gioco i cosiddetti termovalorizzatori.

Sull’ultimo gradino di questa scala si colloca lo smaltimento nelle famigerate discariche, tristemente note in Italia e invece dichiarate illegali in Svizzera già nel 2000.

Questo processo di trattamento dei rifiuti, qui schematicamente delineato, richiede ovviamente una razionale ed efficiente organizzazione in ogni sua fase in modo da risultare sostenibile sul piano ambientale e redditizio o almeno non troppo deficitario su quello economico.

Le modalità dell’economia circolare sono regolate, per quanto riguarda l’UE, da precise normative che i singoli Stati devono recepire e attuare all’interno del proprio territorio.

Anche al di fuori dell’Unione Europea altri paesi, fra cui la Svizzera, si muovono secondo questa nuova prospettiva.

Tutto risolto dunque? Possiamo dire di esserci definitivamente lasciati alle spalle l’incubo di Leonia?

Diciamo che siamo ancora in larga parte nel campo delle buone intenzioni.

La strada da percorrere è ancora lunga: è certamente positivo che sia stato tracciato un percorso che si pone traguardi ambiziosi ma è evidente che ci sono situazioni in cui ci si muove con decisione nella giusta direzione e altre in cui si stanno invece stentatamente muovendo i primi passi.

I problemi e le contraddizioni non mancano a cominciare dalla necessità preventiva di produrre beni durevoli: in che misura il sistema di produzione e di consumo delle nostre società è adeguato a questa esigenza e quali dovrebbero essere i mutamenti da mettere in atto per perseguire veramente questa priorità?

Fra i fautori dell’economia circolare esistono poi divergenze anche profonde sulle modalità  della  sua concreta attuazione.

Particolarmente acceso è, ad esempio, il dibattito concernente i cosiddetti termovalorizzatori, sui quali le divergenze sono così forti da non consentire nemmeno una loro denominazione che metta tutti d’accordo.

Ma questo è un tema  che merita una trattazione a parte.

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