Capire il significato e i fondamenti del capitalismo

Il capitalismo è soltanto sinonimo di sfruttamento? Nel suo libro Mingardi prova a raccontare un’altra storia su questo ‘ismo’, che a suo dire non è da celebrare ma nemmeno da demonizzare. La recensione di Amedeo Gasparini

Con il suo Capitalismo (il Mulino 2023) Alberto Mingardi ha dedicato al capitalismo un breve saggio nel quale analizza significato e fondamenti di questo sistema economico.

L’autore parte della difficoltà nell’esaminare questo strano “ismo”, esplorando anzitutto il concetto di “grande arricchimento”, trattando pure i nemici del commercio, la questione della ragione e lo statalismo, tra globalizzazione e lockdown.

L’autore sostiene che “capitalismo” è una parola sbagliata e costruita in maniera sbagliata, ma anche abbastanza fortunata.

È nata a seguito di quella che lo storico Arnold Toynbee ha definito “rivoluzione industriale” e riguarda l’organizzazione della produzione. Mingardi parte della fabbrica degli spilli di Adam Smith come il luogo prediletto per lo stabilirsi di un nuovo sistema economico. La fabbrica come luogo di lavoro complesso di strumenti, che consentì lo studio e l’applicazione di un nuovo metodo di gestione delle relazioni economiche.

M Mingardi smentisce l’effetto deteriore dell’accumulazione di capitale, senza cui non ci sarebbero le grandi invenzioni moderne. La nostra vita è cumulativa, sostiene l’autore, giacché «sommare esperienze ci rende meno inermi innanzi al futuro e lo stesso vale per le risorse, tante o poche, che riusciamo a risparmiare». Società che vanno avanti possono occuparsi anche di chi è rimasto indietro.

Deirdre McCloseky ha spiegato che il capitalismo si è formato, dunque, in un contesto in cui era culturalmente in grado di attecchire. Il capitalismo non è arrivato in un momento a caso della storia. Il miglioramento delle condizioni di vita senza precedenti e la creazione di ricchezza hanno contribuito alla sua affermazione. In corso d’opera Mingardi tenta anche una definizione il capitalismo: un sistema in cui le decisioni sono prese in maniera decentrata.

«Il capitalismo prende gli esseri umani come sono, senza volerli trasformare in nulla di diverso. Ciononostante, l’economia di mercato costringe a pensare agli altri». Essa è “anti-eroica” per definizione, sostiene l’autore. In un momento in cui i mercati sono sempre più interconnessi e complessi ancora oggi l’individualismo gioca un ruolo cruciale. «La proprietà privata si porta appresso l’idea di responsabilità: chi effettua la scelta si gode i guadagni o sopporta le perdite. È questo il suo valore sociale: si fanno esperimenti e si tentano nuove strade, proprio perché la società non rischia di rimetterci la camicia».

In quest’ottica, il piano e l’economia pianificata conducono al fallimento del sistema economico. È grazie al sistema dei prezzi che consumatori e imprenditori si orientano e prendono le decisioni che convengono loro. La pianificazione è dunque un errore, giacché slegata da elementi quali creatività, libertà e innovazione, tipiche del capitalismo.

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