Cent’anni di BACI

I cioccolatini prodotti dalla Perugina sono nati nel 1922 grazie all’estro creativo dell’imprenditrice Luisa Spagnoli

Una storia di romanticismo, passione, imprenditorialità ed eccellenza tipicamente made in Italy, con tutti i valori peculiari dell’alta qualità e dell’artigianalità del Belpaese. E, soprattutto, un prodotto-icona riconosciuto ovunque, nel mondo, come simbolo di amore e affetto. È l’epopea dei Baci Perugina: dalla materia prima selezionata con cura all’incarto stellato, fino agli emozionanti cartigli, ecco la ricetta di un goloso successo tutto italiano.

Gli inizi in una drogheria di Perugia

L’avventura dei Baci inizia nel 1922 a Perugia. Merito dello spirito imprenditoriale di Luisa Sargentini, nata nel 1877, in una piccola casa del centro storico della città umbra. È figlia di Pasquale, che fa il pescivendolo. Costretta ad abbandonare gli studi – in un’epoca in cui varie possibilità sono precluse alle donne e a coloro che hanno umili origini – a 21 anni Luisa sposa Annibale Spagnoli, musicista, assumendone il cognome (che manterrà per tutta la vita, anche quando cambieranno alcune circostanze).

Nel 1901 i coniugi rilevano una drogheria nella cittadina umbra. Grazie alla creatività e all’intraprendenza della Sargentini, la produzione si amplia e si diversifica arricchendosi di confetti, caramelle e cioccolato. Nel 1907, insieme ad altri soci – tra cui Francesco Buitoni, fondatore del pastificio aperto nel 1827 a Sansepolcro (Arezzo), in Toscana, e oggi di proprietà del gruppo Nestlé – la famiglia Spagnoli fonda la “Perugina”.

Dopo poco tempo, le redini dell’impresa passano nelle mani della Spagnoli e di Giovanni Buitoni, figlio di Francesco, cambiando passo e assumendo un carattere industriale. Durante la Prima Guerra Mondiale, a causa dell’arruolamento degli uomini sui campi di battaglia, è Luisa a prendere le redini della fabbrica, coordinando e guidando il lavoro di donne operaie.  In quegli anni, un decreto fascista vieta il commercio di zucchero ritenendolo un “bene superfluo”. Sargentini, dotata di intuito e lungimiranza, decide di concentrarsi sulla produzione del cioccolato. Sarà una fortuna.

Prima erano… Cazzotti

Nel 1922 la Spagnoli lavora alacremente sul recupero degli scarti di produzione di altri prodotti. L’imprenditrice mette a punto una combinazione innovativa a base di nocciola tritata, recuperata dagli avanzi, e cioccolato fuso. Un ripieno cremoso, che viene sormontato da una nocciola intera e tostata, il tutto ricoperto con cioccolato fondente.

I deliziosi cioccolatini ricordano le nocche di un pugno, tanto che Luisa pensa di chiamarli ‘Cazzotti’. Ma il giovane Buitoni pensa di ribattezzarli aggiungendo una nota di gentilezza e sentimentalismo: non è forse meglio che un cliente entri in negozio e chieda ‘i Baci’? Alcuni anni dopo l’art director di Perugina, Federico Seneca, avvolge ogni Bacio in un messaggio d’amore, inserendo frasi romantiche all’interno dell’involucro stellato.

L’ispirazione per quei cartigli che diventano iconici sembra arrivare proprio da Luisa e Giovanni, che, nel frattempo, hanno cominciato una storia d’amore travolgente e, in ufficio, all’inizio all’oscuro da tutti, comunicano mandandosi dolci bigliettini.

La loro relazione è complicata dal fatto che la Spagnoli è una donna sposata e dalla loro differenza di età, di circa 14 anni. Ostacoli non di poco conto soprattutto per l’epoca, anche se la loro passione, l’intesa sul lavoro e la comunanza progettuale si rivelano più forti. A livello pubblicitario è sempre Seneca a ideare la mitica scatola blu e argento raffigurante la coppia che si bacia sotto una pioggia di stelle, ispirato al quadro ‘Il bacio’ di Francesco Hayez.

Un’imprenditrice illuminata

Nel 1923 Annibale Spagnoli si ritira dall’attività. Luisa, sfidando fino in fondo le convenzioni sociali dei suoi tempi, si separa dal marito e continua il sodalizio, privato e imprenditoriale, con Giovanni. La Sargentini è ormai una donna d’affari sicura, emancipata, di successo, coraggiosa nel lavoro e nella vita. Ma non si dimentica mai delle sue origini: siede nei consigli di amministrazione costituiti solo da uomini, ma non smette di dimostrarsi attenta alle esigenze dei dipendenti.

Apre strutture che possano aiutare i suoi lavoratori, come un asilo nido all’interno dello stabilimento di Fontivegge e spacci alimentari per consentire di fare la spesa dopo il turno. Organizza iniziative a sostegno delle famiglie meno abbienti. Promuove momenti di formazione scolastica, riconosce il diritto all’allattamento e il congedo retribuito di maternità. La mente della Spagnoli è una fucina di idee: al Bacio segue la Banana. Nel 1926 è la volta della Rossana, la caramella rossa che deve il suo nome all’amata di Cyrano de Bergerac.

La svolta nella moda

Successivamente, verso gli anni Trenta, Luisa ha un’altra brillante intuizione e si lancia in una nuova avventura, questa volta nel campo della moda: usa per prima il filato d’angora nella maglieria di pregio, valorizzando l’esperienza delle lavoratrici nella filatura a mano e nella manifattura e creando mantelline, cuffiette, scialli e boleri con la pelliccia dei conigli d’Angora, per l’appunto, rimossa esclusivamente a mano da esperte filatrici (una scoperta fatta da Luisa durante un viaggio in Francia con Giovanni).

Nel 1928 viene registrato il marchio “Angora Spagnoli”, scelto in seguito da dive del cinema internazionale come Sofia Loren e Anna Magnani, confermando in tutto il mondo, ancora una volta, il nome di Luisa Spagnoli come garanzia di assoluta qualità. La maglieria riscuote un grandissimo successo e l’azienda si espande.

La sua fondatrice, però, muore nel 1935 a Parigi, dove Buitoni l’aveva portata nel tentativo di farla curare dal cancro. Da tempo i marchi “Buitoni” e “Baci Perugina” sono entrati a far parte del colosso svizzero Nestlé. L’azienda di moda Luisa Spagnoli, invece, è ancora gestita dalla famiglia. In particolare, dalla quarta generazione, rappresentata da Nicoletta Spagnoli, classe 1955 e dal 1986 CEO e Creative Director del gruppo, rimasto un baluardo di eleganza femminile.

“La mia bisnonna è stata una persona geniale e un modello per tutti noi”, ha dichiarato la top manager. “Il suo stile di vita, la sua forza di volontà, la sua energia, ma anche la sua cordialità erano unici”.

Continuare
Abbonati per leggere tutto l'articolo
Ricordami