Che fine ha fatto l’automobile?

Cambiano i tempi ma il mito dell’automobile rimane, per la maggior parte della società, una delle poche certezze della nostra vita quotidiana.

E’ indifferente che confermi il raggiungimento di una libertà individuale o, con il crescere delle attitudini personali, dimostri uno stato sociale o familiare faticosamente raggiunti. Al centro troviamo sempre lei: la “macchina”, come ormai ci siamo abituati a chiamarla. Ma anche l’ auto segue la rivoluzione digitale. Poco importa il percorso di sviluppo, l’obiettivo finale resta sempre lo stesso: vendere. Innanzitutto le vetture stanno diventando un prodotto sempre più tecnologico.

A più di venticinque anni dal suo ingresso nel mercato e nei serbatoi delle nostre auto, anche la benzina verde senza-piombo, come impone l’ attuale coscienza ecologica, ora si avvia a lasciare il passo ai motori elettici. Ed altro la benzina verde non poteva fare. L’utilizzo dei nuovi propulsori elettrici, avvertono gli esperti, innanzitutto porterà ad una contrazione del mercato in termini di vendite. Ad inevitabili matrimoni di convenienza tra le case produttrici, pur di sopravvivere e fare fronte comune ai maggiori costi di produzione. Ma anche ad una riduzione degli addetti ai lavori. Si parla di tagli al personale stimati in ottantamila unità a livello mondiale, e di cui circa ventimila solo tra le maggiori case automobilistiche tedesche.

Per quale motivo? Perché, a differenza di un veicolo alimentato a benzina, per produrre un’auto elettrica bastano una ventina di componenti, per lo piu’ comuni a tutti modelli, escludendo carrozzeria e pneumatici. Costruire un’ auto elettrica é semplice. Inoltre un’auto elettrica ha bisogno di una manutenzione ridotta e pochi materiali di consumo. Infatti mancano olio, candele, filtri, condotti di scarico con ingombranti catalizzatori e via a seguire. Allo stesso tempo, in questi anni l’auto si é evoluta in un prodotto commerciale e non più emozionale o utile. Risultato: per sopravvivere le automobili debbono seguire i gusti del consumatore. O meglio: adeguarsi a ciò per cui il consumatore è disposto a spendere. Quindi, anche il mercato automobilistico é costretto a fare di necessità virtù e per sopravvivere deve inchinarsi a sua maestà l’informatica, alla digitalizzazione.

Ed ora anche alla sua alleata naturale, alla tecnologia 5G. Recentemente il mercato automobilistico si é infatti arricchito di dispositivi elettronici complicati da installare e sconosciuti sino a pochi anni fa: assistenza alla guida, parcheggio automatico, allarme per superamento di corsia, guida autonoma, interazione con gli smarthphones, per non citare che i più richiesti. Tutti questi congegni sono montati da catene di montaggio gestite da impianti 5G che ormai sono le stesse case automobilistiche a creare per il loro uso interno e per equipaggiare il prodotto-auto con preziosi contenuti tecnologici dalla precisione ultra-umana. Guidati dalla velocità e dalla potenza del 5G, infatti le catene di montaggio sono più rapide ed incrementano la produzione; oppure consentono di effettuare sullo stesso veicolo installazioni di più accessori contemporaneamente; oppure permettono di scaricare in pochissimi istanti tutta l’informatica necessaria al funzionamento di un moderno autoveicolo. E’ ciò che accade, per esempio, quando aggiorniamo i dati del nostro smartphone o computer. Solo che quando questi stessi dati vengono scaricati con il 5G, l’aggiornamento del sistema non avviene in alcuni minuti; ma in pochissimi secondi, se non addirittura meno. E per finire, siamo arrivati alla novità che sta per essere annunciata a brevissimo: grazie alla digitalizzazione ed alla tecnologia 5G, il cliente con il proprio smartphone é in grado di seguire ogni fase del montaggio della vettura che ha ordinato, ed addirittura istruire la catena di produzione a cambiare l’allestimento degli interni, gli opzionali ordinati, o persino il colore della carrozzeria. In totale autonomia, a qualsiasi ora. A modificare la produzione ci penserà direttamente il cervello del computer che comanda la catena (digitale) di montaggio.

Quanto appena esposto é ovviamente necessario per facilitare la guida oppure aumentare la esperienza commerciale, la condivisione emozionale prodotto e cliente che motiva quest’ultimo all’acquisto. Ma è altrettanto utile ad incrementare il prezzo di vendita in un mercato automobilistico che si è fatto sempre più selettivo, rapido, esigente e, riconosciamolo: discriminante per le case produttrici ed i modelli che non si sono adeguati o non riescono a farlo. E’ quello che già sperimentiamo ogni volta che esce un nuovo smartphone. Fatte le debite proporzioni il ragionamento é lo stesso, il percorso commerciale è il medesimo. Indietro non si torna: l’automobile ormai é un oggetto che l’ elettronica periodicamente ci porterà a sostituire con un nuovo modello. Per rimanere al passo con la tecnologia. Per adeguarsi alle normative sempre piu’ severe in tema di emissioni e dettate da una più evoluta coscienza ecologica. E, se tutto questo non dovesse ancora bastare, saremo indotti a cambiare il veicolo in nostro possesso affinché non perda valore a causa dell’ arrivo ormai incessante di novità più performanti. In questa lotta di classe, si intravedono le prime vittime.

Come in passato è già accaduto a vetture ultra-popolari come le Renault 4 o le Citroën 2CV, o nel luglio dello scorso anno alla Volkswagen Maggiolino, saranno le utilitarie le prime a venire cancellate dai listini, dato che il necessario aggiornamento tecnologico ed ambientale le costringerebbe ad essere proposte ad un costo fuori mercato e non competitivo con le vere vincitrici di questo duello per la sopravvivenza: le auto di classe media, quelle di classe superiore, ed i fuoristrada. Sono queste ultime categorie a conservare la priorità acquisita all’aggiornamento tecnologico delle case automobilistiche e quindi nelle preferenze di spesa da parte dei consumatori. Da questo mese i costruttori sono tenuti a seguire le nuove norme comunitarie sulle emissioni di ossido di carbonio. In pratica, dovranno fare in modo che il novantacinque percento della loro produzione rispetti severissimi protocolli anti-inquinamento, mentre solo il restante cinque percento dei veicoli può ancora trasgredire e continuare ad emettere emissioni carboniche fuori norma. Questo spiega, se ancora ce ne fosse bisogno, perché le case produttrici rivolgono le loro attenzioni ai modelli di classe media e di maggiore cilindrata: queste auto già oggi consentono consistenti guadagni.

E dal mercato, quali indicazioni arrivano? Secondo gli ultimi dati messi a disposizione dall’Associazione Nazionale Rappresentati Veicoli Esteri-Unrae di Roma, che proprio quest’anno festeggia i settant’anni di attività, in un confronto fra i maggiori paesi europei, includendo la Svizzera, è ancora la Germania a fare la parte del leone, con più di tre milioni e seicentomila auto immatricolate nel 2019 ed una progressione del cinque percento rispetto ai valori del 2018. Nel gruppo delle nazioni con immatricolazioni oltre il milione poi si piazzano Gran Bretagna, con due milioni trecentoundicimila auto (- 2.4%); Francia, con due milioni e duecento quattordicimila veicoli (+1.9%) ; Italia, con un milione novecento sedicimila duecentoventidue immatricolazioni (+ 0.3%), e Spagna, con un milione duecentocinquantotto mila veicoli (-4.8%).

E la Svizzera? L’importanza del mercato elvetico emerge chiaramente da un confronto con i valori aggregati delle quindici nazioni EU motoristicamente più evolute. Se quest’ultimo gruppo ha chiuso il 2019 con oltre tredicimilioni ottocentotrentottomila quattrocento ottantacinque immatricolazioni e con un progresso di un modesto 0.7% sui valori dell’anno precedente, nello stesso periodo il solo mercato elvetico ha potuto vantare ben trecentoundicimila quattrocentosessantasei immatricolazioni ma un progresso percentuale di quasi quattro punti. Tanto per essere più chiari, si tratta di ben ottocento cinquantatre immatricolazioni al giorno, festivi inclusi. Sono valori di tutto rispetto per un paese come la Svizzera, geograficamente limitato e che, a differenza delle nazioni confinanti, non ha una propria industria automobilistica nazionale.

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