Che valore ha la filantropia oggi? Quali opportunità crea?

L’intervista ad Angela Greco, ideatrice del “Forum della Filantropia Strategica per le Arti”

di Cristina Penco

L’arte magari non cura il corpo, ma attraverso la creazione e la bellezza l’arte consente all’umanità di trascendere, di elevarsi. E quando dunque la beneficenza, che in sé implica trascendere, si accompagna all’arte allora, parafrasando Dostoevskij, si può sperare salvino il mondo” (A. Greco)

Un confronto tra i principali attori svizzeri e internazionali della filantropia artistica e culturale, con l’obiettivo di fornire un quadro di fatti, dati, cifre e strumenti del settore, nonché individuare e analizzare le sfide principali che lo interessano, cercando di capire la sua evoluzione futura.

Questo contributo è ciò che intende proporre il forum “Strategic Philanthropy for the Arts. Global Pioneers and New Perspectives”, presentato dalla Fondazione Conservatorio della Svizzera italiana. L’evento, realizzato in collaborazione con UBS Ticino, con il patrocinio della Città di Lugano, si terrà giovedì 20 ottobre.

L’iniziativa, che vede il coinvolgimento di alcune illustri personalità- Ticinesi, Svizzere e di altre Nazioni- ha come obiettivo di facilitare o favorire uno scambio di esperienze sulla filantropia strategica, in grado di generare un impatto economico e sociale attraverso il sostegno alle arti e alla cultura, con un’attenzione particolare alla musica.

Accanto a noti filantropi come Diana Bracco, Konrad Hummler, Luis Ovsejevich e Simona Zampa e alle organizzazioni culturali ticinesi – oltre al Conservatorio, anche LuganoMusica, il LAC, l’OSI – interverranno grandi esperti e ricercatori. Pamala Wiepking dell’Indiana University (dove è situato uno dei maggiori centri di ricerca sugli studi filantropici più importanti al mondo) e Marie Ringler, direttrice di Ashoka Europa e membro di Ashoka Global Leadership Team aiuteranno a leggere i dati e i trend di sviluppo della filantropia strategica per le arti e la cultura.

“Il Corriere dell’Italianità” ha intervistato Angela Greco, Responsabile della Filantropia della Fondazione Conservatorio della Svizzera italiana, ideatrice e coordinatrice scientifica del forum insieme a Elisa Bortoluzzi Dubach, docente universitario, PR e Consulente di sponsoring e fondazioni.

Qual è lo stato dell’arte della filantropia attuale? È cambiata nel corso degli anni e, se sì, secondo quali dinamiche? 

“La filantropia oggi può colmare efficacemente lo iato creato dalla dicotomia Stato/Mercato. Essa, infatti, valorizza la propulsione soggettiva e individuale (semplificando, come fa il mercato) e allo stesso tempo si pone come obiettivo il bene comune (semplificando, come fa lo Stato). Abbiamo assistito a una crescente professionalizzazione e consapevolezza circa l’impatto sociale, in cui all’innovazione sociale (affrontare i cosiddetti fallimenti di mercato) e all’efficacia (sostenere il Bene Comune) si è aggiunta l’efficienza (usare le risorse in maniera strategica per ottimizzare l’impatto). Oggi chi si occupa di filantropia sviluppa necessariamente una visione globale, in termini economici e culturali, e si pone dinanzi alla complessità con piglio fattivo. Lo scoppio della pandemia, ad esempio, ha portato alla ribalta la capacità della mia istituzione di leggere e comprendere immediatamente il nuovo scenario e le sue conseguenze, così come la sua capacità di offrire soluzioni innovative e sostenibili. Penso al Fondo di Solidarietà che ha raccolto oltre CHF 500’000 e consentito agli studenti del Conservatorio di ottenere borse di studio di emergenza con cui affrontare i due anni di pandemia e gli strascichi successivi”.

Quali sono alcune delle nuove idee e sfide che attendono il settore prossimamente?

“Ciascun ambito di intervento sta facendo i conti con profonde riconfigurazioni. Bisogna individuare gli elementi che hanno maggior potenziale di crescita e di sviluppo, per perseguire la propria mission, per coinvolgere nuovi interlocutori, per sviluppare progetti sempre più articolati, e per dar vita a sinergie capaci di creare un valore condiviso. Le nuove opportunità all’orizzonte riguardano anche il coinvolgimento delle nuove generazioni di filantropi: questi giovani filantropi fanno transitare la propria tradizione filantropica verso le tematiche contemporanee, con la sensibilità sociale e ambientali che contraddistingue questa generazione.

Nel nostro orizzonte abbiamo importanti progetti, su cui ci stiamo impegnando alacremente. Uno sarà la realizzazione de La Città della Musica, che – oltre ad ospitare la nostra Fondazione – diventerà il centro nevralgico per il mondo musicale in Ticino. Si tratterà di un centro interamente dedicato alle più prestigiose realtà coinvolte nella musica (il Conservatorio della Svizzera italiana, l’Orchestra della Svizzera italiana, i Barocchisti, la Fonoteca). Saranno avviate sinergie tra queste organizzazioni e tutte le altre presenti sul territorio”.

Avete altri obiettivi?

“Come Fondazione del Conservatorio stiamo anche lavorando per estendere l’accesso alla formazione musicale. Vogliamo che la condizione economica, fisica e sociale non rappresenti una barriera. La nostra visione è una comunità in cui ciascuna famiglia può valutare di far studiare musica ai propri figli e far fare loro esperienze musicali di valore, e consentire di poter accedere a prescindere dalle proprie situazioni economiche, né della condizione fisica dei ragazzi.

Stiamo anche cercando di mettere a punto una metodologia che consenta di insegnare anche a studenti non più giovani: infatti stiamo concentrandoci sulla terza età.

Ciò che sta succedendo nella Fondazione Conservatorio della Svizzera italiana è in realtà molto comune alle organizzazioni e istituzioni impegnate nell’arte e nella cultura. Per questo il 20 ottobre 2022, al LAC, organizziamo la prima edizione del Forum della Filantropia Strategica per le Arti, con rappresentanti delle più prestigiose istituzioni nazionali e internazionali (come, per esempio, Orchestra della Svizzera italiana, Teatro Colon, Accademia della Scala, la New York Philharmonic Orchestra). Un evento a porte chiuse a cui si accede solo tramite invito, e che coinvolge i principali opinion leader, filantropi, mecenati, family officer e imprenditori legati alle arti e alla filantropia, l’obiettivo è lo scambio di esperienze concrete, l’identificazione di best practice, e la definizione di una visione globale e condivisa”.

Quali sono le maggiori difficoltà e i principali ostacoli che ha riscontrato nella sua esperienza per portare avanti i progetti?

“Ho sempre lavorato molto, con vera dedizione, ma ad oggi non ho riscontrato particolari difficoltà né ostacoli. L’aspetto probabilmente più delicato, quello in cui – secondo me – si definisce meglio la professionalità di chi si occupa di filantropia strategica è il riuscire a facilitare l’incontro tra le effettive esigenze e potenzialità strategiche della organizzazione e i desiderata del partner filantropico. Creare una partnership sostenibile significa creare un collegamento biunivoco tra esigenze e desiderata, significa quindi riuscire a dar vita a una visione condivisa e piena di senso. Delle volte, poi, si ha anche la possibilità di portare l’organizzazione e il filantropo a fare un passo un po’ più in là della propria confort-zone, innestando progetti la cui portata e impatto aprono anche nuovi sentieri. È una esperienza che trovo molto emozionante, ma che richiede una dose ulteriore di attenzione per non stravolgere il baricentro strategico”.

Pensando al binomio estetica ed etica, l’arte dà un valore aggiunto alla beneficenza? 

“Se riprendiamo il significato latino di arte (arte, professione, abilità, talento), c’è qualcosa di mirabile nel saper fare bene, nel raggiungere un obiettivo lasciando anche una propria traccia… l’artista è colui che sa fare qualcosa ma in una maniera propria, differente dagli altri. Questa capacità soggettiva è intrinsecamente legata ai concetti di creazione e bellezza. L’arte magari non cura il corpo, ma attraverso la creazione e la bellezza l’arte consente all’umanità di trascendere, di elevarsi. E quando dunque la beneficenza, che in sé implica trascendere, si accompagna all’arte allora, parafrasando Dostoevskij, si può sperare salvino il mondo”.

Quali sono le ricadute positive per il territorio e per la comunità che ha potuto osservare finora? 

“L’arte, la formazione, la cultura sono il volano per lo sviluppo di un territorio e di una comunità, in particolar modo quando si desidera fortemente che l’arte, la formazione e la cultura siano a disposizione della comunità. Tra i soggetti direttamente coinvolti nella filantropia, in particolare quella coinvolta con l’arte, e il territorio si crea un meraviglioso effetto di osmosi, di relazione di scambio e di divenire continuo e costante. In generale un territorio in cui le dinamiche filantropiche sono aperte, consolidate, e partecipative la comunità ha livelli di coesione nettamente maggiore, la qualità delle relazioni tra individui e istituzioni, tra vicini sono più consapevoli, coinvolgenti… e questo, di regola, si traduce in una qualità del vivere nettamente superiore (livello di sicurezza percepita, sviluppo socio-economico che hanno il proprio volano nelle attività culturali e legate alla socializzazione). Sono fenomeni, certamente non lineari, che possono essere promossi anche dall’esterno di una stessa comunità”.  

Fare del bene fa bene innanzitutto a chi è coinvolto in prima persona: da che cosa si sente più arricchita? 

“Mi piace pensare che attraverso il proprio lavoro, chi si occupa di filantropia strategica ha la possibilità di incidere positivamente sulla direzione e sui valori che prende la nostra società. Mi motiva veramente tanto coinvolgere chi può contribuire a rendere possibile un progetto socialmente importante”.

IL PROGRAMMA. Musica e arte dedicate alla filantropia

Il forum “Strategic Philanthropy for the Arts. Global Pioneers and New Perspectives” si terrà il 20 ottobre 2022 dalle ore 8:30 alle ore 16:30 presso la Sala 1 del LAC – Lugano Arte e Cultura.

Il programma si articola in due sessioni principali. Quella mattutina è intitolata “Pioneers of Strategic Philanthropy: New Ideas and Projects” è stata pensata per osservare e discutere i principali trend di settore, gli strumenti e le idee progettuali più innovative.

Quella pomeridiana, intitolata “Perspectives and Visions of Strategic Philanthropy for the Arts”, mette a fuoco lo stato attuale e la direzione futura della filantropia strategica in campo della sostenibilità, in quello artistico e, più nello specifico, in ambito musicale.

La giornata sarà completata da un ricco programma di interludi musicali e il concerto serale “I tre moschettieri” (Auditorio Stelio Molo RSI ore 18:30) del Coro Clairière in collaborazione con il Coro Giovanile della Fondazione Sant’Angelo composto da persone con disabilità, per la direzione di Brunella Clerici.

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