Chi “impara” l’arte etnica, comprende meglio il linguaggio delle Avanguardie. Il messaggio di Sergio (Serge) Brignoni

Nato a San Simone di Vacallo, poco lontano dal confine con l’Italia, il 12 ottobre 1903, Sergio (Serge) Brignoni, pittore e scultore d’avanguardia svizzero, è sempre stato affascinato dall’arte etnica. Come lui stesso amava ricordare, la passione si accese quando aveva solo otto anni, al Museo storico di Berna, durante una visita scolastica. Il maestro aveva accompagnato la classe a vedere gli Indiani d’America, ma lui era stato rapito dalle proporzioni inusuali e dalla prorompente carica espressiva di alcune sculture dell’Oceania che intravide in quelle sale.

Brignoni ha cominciato a studiare giovanissimo alla Kunstgewerbeschule di Berna, poi all’Accademia di Brera a Milano e poi alla Hochschule für bildende Kunst di Berlino. Ma è quando si trasferisce a Parigi nel 1923 per seguire i corsi di André Lothe e inizia a farsi chiamare Serge, che si avvicina al Surrealismo e in modo concreto all’arte etnica (di cui aveva subito il fascino sin da bambino), iniziando nel 1924 a collezionare e commerciare manufatti artistici provenienti dall’Africa, dall’Asia e dall’Oceania.

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