Cinema all’insegna della tecnologia

Un centro nevralgico per il cinema d’avanguardia in Svizzera, il Festival internazionale del film di Ginevra (GIFF) offre dal 1995 una vetrina per registi e pellicole indipendenti. Quest’anno, a causa del COVID-19, si sarebbe dovuto tenere tra il 6 e il 15 novembre, ma è stato annullato. Ecco ciò che era in programma.

Fin dalla sua fondazione, l’evento si è sempre voluto concentrare sull’esplorazione delle relazioni tra televisione, cinema e innovazione digitale, includendo lavori pionieristici nei suoi programmi. Nel 2008 la direzione del Festival ha infatti creato una nuova categoria dedicata ai film girati in realtà virtuale, diventando uno dei primi concorsi al mondo a comprendere questo tipo di scienza nel proprio piano. Per supportare questa parte della manifestazione, quest’anno era previsto l’utilizzo degli spazi espositivi offerti dall’hotel Plaza. Qui gli spettatori avrebbero trovato delle sale di proiezione attrezzate con dispositivi high-tech come caschi per la realtà virtuale. Tra le opere più interessanti Il canto dei suicidi, una produzione francese che ci trasporta nei gironi dell’inferno dantesco, in particolare nel Canto XIII, tra visioni da incubo e paesaggi infernali. Per rimanere sulla stessa lunghezza d’onda, l’ipnotico My Trip ci porta in un altro tipo di inferno, quello della Dimetiltriptammina. Facendoci indirettamente sperimentare il potente psichedelico, l’artista norvegese Bjarne Melgaard porta infatti lo spettatore in un viaggio allucinante di tredici minuti con rave di alieni, ambienti fantascientifici degni di David Cronenberg e inquietanti prospettive dei nostri social network.

Da sempre il Festival non lavora da solo nell’utilizzo di questa va- sta gamma di tecnologie. Il GIFF, collaborando in tutta la Svizzera con eventi e organizzazioni strettamente legati alla tecnologia come la Haus der elektronischen Künste di Basilea, assicura la propria anima innovativa attraverso l’utilizzo di nuove tecniche come le più recenti novità sviluppate nel campo della realtà virtuale. Inoltre il festival ginevrino offre il proprio supporto tecnico nell’uso di tecnologie avan- zate ai propri ‘cugini’ di Locarno, Montreal e Cannes.

Fin dalla sua nascita uno dei concetti che fanno da pilastro all’intero evento è la libertà. Una libertà che si manifesta nell’espressione, nella creazione e nella scelta dei mezzi lavorativi. Il processo creativo degli autori viene messo in primo piano, liberando gli artisti dai gioghi produttivi e distributivi. In particolare l’iniziativa “48 Hour Film Project” spinge aspiranti nuovi registi a sfidare se stessi e a stupire il pubblico: dall’enunciazione di un determinato tema i partecipanti dovranno infatti ideare, girare e presentare un cortometraggio nel tempo massimo di due giorni. Viene premiata la dinamicità dell’idea e l’originalità dei mezzi messi in campo dai par- tecipanti, che possono essere pro- fessionisti, appassionati o semplici curiosi.

Il Festival si discosta inoltre dal settore delle produzioni cinematografiche e televisive. Trascendendo i media solitamente utilizzati dall’evento, il direttore artistico Emmanuel Cuénod porta la riflessione sul progresso attraverso una mostra, ‘Our Digital Selves’. Con la rivisitazione o la produzione di nuove opere, diversi artisti svizzeri hanno cercato di esplorare in che modo il battito della digitalizzazione pulsi nel mondo che ci circonda, navigando dall’estraniante bellezza degli spazi urbani fino alle forme più delicate e sottili che la natura ci offre. Innovazione è la parola che dunque può riassumere tutto ciò a cui il Festival internazionale del film di Ginevra punta. Un evento che guarda al futuro, a come i media si trasformeranno e a come essi si adatteranno ancora di più alle nostre esigenze. Speran- do che non saremo noi ad adattarci a loro. Non ci resta che attendere la prossima edizione del Festival…

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