“Con Cliché entriamo negli stereotipi per rovesciarli e arrivare al cuore dei temi della nostra società”

Intervista a Lorenzo Buccella, autore e conduttore del programma

di Giorgia Reclari Giampà

Si chiama Cliché, ma i luoghi comuni li vuole rovesciare, per tirarne fuori qualcosa di inedito e sorprendente. È il nuovo magazine culturale RSI, in onda a partire dal 26 maggio alle 23.10 su LA1. Di cosa si tratta? Lo abbiamo chiesto a Lorenzo Buccella, autore e conduttore del programma.

Lorenzo, che cos’è il nuovo magazine culturale RSI Cliché?
“Cliché va a pescare nell’immaginario collettivo e spazia fra le diverse discipline artistiche. Ogni puntata ha un tema, attorno cui ruotano gli interventi degli ospiti, i servizi e i personaggi. Ci saranno quattro puntate settimanali prima dell’estate, poi riprenderemo in autunno. Io conduco e sono affiancato dallo scrittore Tommaso Soldini e dalla musicista e artista Camilla Sparksss. In ogni puntata saranno presenti tre ospiti. Nella prima, incentrata sul tema della “banalità” erano il cantante Lorenzo Jovanotti, il semiologo Stefano Bartezzaghi e Monika Schmutz Kirgöz, ambasciatrice svizzera a Roma”.

Come mai è stato scelto il tema del cliché?
“Il cliché è una sorta di cavallo di Troia, è una porta di accesso: si parte da qualcosa che è fruibile e comprensibile da tutti per andare oltre. Nei cliché ci sono i nostri pregiudizi, le nostre memorie involontarie, ci sono le scorciatoie mentali e i sentimenti condivisi. L’idea è quella di raccontare il mondo non con uno sguardo esterno, ma andando dentro il pulsare della contemporaneità, nel luogo comune, per poi romperlo e sprigionare un’energia che ci permette di arrivare al cuore dei temi della nostra società”.

Per questo magazine è stato scelto un format televisivo, anche se la cultura oggi sconfina ormai sempre più nella multimedialità. Come mai?
“Il programma è nato sì per il lineare, ma è pensato anche per la diffusione digitale. Per esempio, i dialoghi con gli ospiti sono pubblicabili singolarmente online. Inoltre, per la realizzazione dei contenuti di immagine abbiamo lavorato con i redattori di SPAM e Cult + (due format digitali RSI, ndr), che hanno utilizzato un linguaggio caratteristico dei video per il web”.

In che senso quindi Cliché esplicita il ruolo di mediazione culturale proprio del servizio pubblico?
“La potenza di questo tipo di prodotto in ambito culturale sono le connessioni che crea. La digitalizzazione ha portato alla moltiplicazione delle possibili fonti di informazione. In questo senso il valore fondamentale del servizio pubblico è la creazione di connessioni fra notizie e informazioni. La connessione è anche ciò che permette un continuo spostamento tra il locale e il globale. Fare il locale è importante, ma deve essere una chiave per parlare di temi globali”.

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