Contro la tristezza post covid

Salute mentale: disagi e rimedi. Ecco cosa succede in Svizzera, a Zurigo e in Italia

Il Covid fa salire le richieste di aiuto psicologico e non meraviglia apprendere da uno studio realizzato dell’Osservatorio svizzero della salute (Obsan) che oggi gli psicofarmaci sono i medicinali più prescritti in Svizzera. C’è però una notizia consolatoria: contrariamente a quanto avviene in altri Paesi europei, anche se il loro consumo è piuttosto consistente tra varie fasce della popolazione, avanza lentamente. C’è poi un’ottima notizia: il cantone di Zurigo si è attivato per organizzare corsi gratuiti di sostegno psicologico per bambini, giovani e adulti. È quanto emerge dalla chiacchierata con Emanuele Saladino, sociologo, psicologo, pedagogista relazionale, psicotraumatologo, che lavora da anni a Zurigo e con moltissimi emigrati italiani nella città elvetica. E avverte: “nell’ultimo anno c’è stata una richiesta di aiuto oltre misura: medici, psichiatri, psicologi e psicoterapeuti, si sono ritrovati in tutto il cantone di Zurigo oberati”.

Dai dati pubblicati di recente da Obsan, elaborati su incarico dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), risulta che le quantità di psicofarmaci acquistati non hanno subito variazioni significative tra il 2017 e il 2020. Più in particolare si è riscontrata una certa stabilità sul fronte degli antidepressivi, a cui ricorrono più donne che uomini e, nel target adulto, soprattutto gli anziani. Va tuttavia segnalato un incremento di questi medicinali anche presso i giovani. Tra il 2017 e il 2020 l’incremento è risultato del 48% tra i minori di 18 anni e del 23% tra quelli dai 18 ai 25 anni. In lieve calo generale, invece, gli ansiolitici e i sedativi. Il Covid non ha avuto effetti chiaramente identificabili sulle quantità consumate nel 2020. Ma – si evidenzia ancora nella ricerca – è possibile che i suoi effetti abbiano avuto un impatto ritardato sugli acquisti di psicofarmaci, in gran parte prescritti dai medici di famiglia.

Ci ha dato la sua opinione al riguardo Emanuele Saladino, sociologo, psicologo, pedagogista relazionale, psicotraumatologo. Operativo da tempo su Zurigo, lavora con numerosi emigrati italiani nella città elvetica. Spiega, innanzitutto, il professionista: “La pandemia ha creato e rivoluzionato il nostro modo di essere, di fare e di vivere. Dai dati statistici emersi, sembra che siano i giovani -da un punto di vista psicosociale-, ad averne sofferto e a soffrirne di più. L’età adolescenziale è caratterizzata dal bisogno di aggregazione e di confronto col gruppo dei pari, il gruppo pertanto acquista un significato importante per la costruzione della propria identità. Con le restrizioni per il Covid, il giovane adolescente privato dal confronto dei pari, si è ritrovato ad aumentare il tempo trascorso in rete e a ripiegare nell’illusione delle relazioni virtuali quali game, chat e social media, a discapito di tutte quelle abilità sociali che vengono atrofizzate piuttosto che esercitate e sviluppate nella vita quotidiana. Le conseguenze di tutto questo sono state un aumento di ansia, depressione e di pensieri suicidari”.

Più stress in casa
Secondo quanto diffuso dall’osservatorio Obsan, inoltre, sono stati richiesti più trattamenti psichiatrico-psicoterapeutici per bambini e adolescenti. E, di pari passo, si è verificato un incremento dei consumi di antipsicotici e dei farmaci per la cura del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). È quanto risulta anche a Saladino in base alla sua esperienza. Conferma, infatti, lo psicologo: “Ancora peggio è andata con bambini e giovani con ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione Iperattività): nel loro caso, la mancanza di movimento e di attività extra scolastiche e le ristrette relazioni interpersonali hanno portato a un aumento delle problematiche comportamentali ed emotive. In generale, è cambiato il modo di stare in famiglia, spesso i genitori si sono trovati tutto il giorno in casa, dove gli spazi domestici sono divenuti ora lavorativi. Inevitabile è stato il riversare lo stress lavorativo sia nella coppia, dove sono aumentati i litigi, sia nella gestione delle emozioni dei propri figli che si sono fatti carico di frustrazioni, ansie, irritabilità e sintomi di regressione”.


Carriere frammentate e discontinue
Il contraccolpo c’è stato pure per gli adulti e per la sfera professionale, con le nuove routine imposte dal lockdown. Si pensi, per esempio, al passaggio improvviso da ore prefissate passate alla scrivania di uffici tendenzialmente affollati a un tempo più dilatato tra le mura domestiche, con confini meno netti per quanto riguarda il privato e in una forma di isolamento inusuale per i più. Aggiunge a questo proposito Saladino: “Le restrizioni da Covid hanno pesantemente influito anche su tutti quei giovani in carriera che si sono improvvisamente ritrovati a casa: la mancanza di una chiara struttura lavorativa giornaliera li ha portati ad un assorbimento totale nella mansione lavorativa. Penso a tutti i giovani brillanti che, dopo un colloquio on line, si sono trasferiti aspettando che presto tutto potesse tornare alla normalità. Si sono ritrovati invece soli, senza una rete sociale, chiusi tra quattro mura. La casa è diventato lo spazio lavorativo e, per sopperire alla mancanza di relazioni, si sono dati totalmente al lavoro, con totale dedizione. Il risultato non poteva che essere l’insorgere di quei sintomi legati allo stress: burn-out, sindromi ansioso-depressive e disturbi del sonno rilevanti. L’uso di antipsicotici nella fascia di età giovanile lo conferma”.

Fatica, insicurezza, paura
C’è sempre più bisogno di ascolto e di supporto rivolta a operatori qualificati e competenti. Fa presente Saladino: “Nell’ultimo anno c’è stata una richiesta di aiuto oltre misura: medici, psichiatri, psicologi e psicoterapeuti, si sono ritrovati in tutto il cantone di Zurigo oberati da tante richieste. Per farvi un esempio, un bambino prima di vedere uno psicologo può anche aspettare 2-3 mesi. Per questo motivo, il cantone di Zurigo ha messo a disposizione da febbraio a giugno per tutti i bambini e giovani fino ai 18 anni, 10 incontri gratuiti, qualora la prestazione psicologica non fosse pagata o rimborsata dalla Cassa malati.  Anche se da qualche settimana la situazione sta cambiando e sembra che si stia tornando davvero alle vecchie abitudini, si denota da parte di noi esperti del settore una grande fatica da parte delle persone a ritornare nell’ambiente lavorativo, a creare un ambiente extra lavorativo ed extra scolastico. Molte sono le insicurezze e le paure che il Covid ci ha lasciato”. Un riferimento, nella Svizzera italiana, in caso di necessità?

Segnala il professionista interpellato: “Anche il centro Psicologia e Benessere di Zurigo, nuova realtà per gli italofoni, nata proprio in aiuto ai cittadini di lingua italiana che ne avessero bisogno, si rende disponibile ad accogliere richieste di incontri da minori e dalle loro famiglie. Qui vengono proposte diverse attività in piccoli gruppi per adulti: ciascun gruppo è composto da massimo 4-6 persone al fine di facilitare la socializzazione e la conoscenza. Per i bambini i sono in partenza i gruppi ‘parliamo di emozioni, psicomotricità e rilassamento’. Per gli adulti e giovani adulti si propongono, infine, gruppi di yoga, pilates, ginnastica posturale e gruppo di ascolto”.

La situazione in Italia
Non va meglio nella Penisola mediterranea. Nell’ultimo anno oltre un italiano su quattro si è rivolto a uno psicologo e uno si cinque ha assunto ansiolitici, antidepressivi, stabilizzatori dell’umore, antipsicotici, cioè i principali tipi di psicofarmaci. È quanto è emerso dal 33esimo Rapporto Italia Eurispes 2021 che ha indagato il consumo di psicofarmaci da parte dei cittadini del Bel Paese e il ricorso al sostegno psicologico nell’arco degli ultimi dodici mesi. Anche nello Stivale, in base al quadro emerso dal report citato, fanno un uso maggiore dei medicinali in questione le donne rispetto agli uomini. Il loro consumo, inoltre, risulta più diffuso della media tra le persone più mature (22,5% dai 65 anni in su), meno tra i giovanissimi (10,1% dai 18 ai 24 anni). Eurispes segnala, poi, che una maggiore incidenza è stata rilevata anche tra le persone in cassa integrazione (27,2%) e pensionati (23,7%). Stando ai dati della ricerca menzionata, gli psicofarmaci più diffusi risultano essere gli ansiolitici ed i tranquillanti. Solitamente chi si è rivolto a uno psichiatra ha intrapreso un percorso che solitamente si avvale anche di una terapia farmacologica di supporto. “La pratica meno diffusa è l’ipnosi, sperimentata nel 3,5% dei casi”, ha precisato il rapporto Italia Eurispes.

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