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Cosa succede in città?

Quando saremo grandi. La Recensione di Moreno Macchi

Moreno Macchi

«Quei cani che
dondolano
la testa
sul portaoggetti
posteriore
delle macchine
degli svizzeri»

Antonella Caputo
Quando saremo grandi (romanzo)
Edizioni Les Flâneurs

Da sempre la mamma di Laura soffre di aracnofobia e di allucinazioni legate a questa patologia e vede quindi ragni dappertutto, soprattutto dove non ce n’è nemmeno l’ombra. Il padre è sempre stato più che esigente con la figlia che non può permettersi di portare a casa dal liceo un voto che non sia al minimo impareggiabile.

L’eccellenza diventa quindi la sua ossessione e essere sempre la prima della classe un must. Che la porterà ad abbandonare gli studi universitari e a cercarsi un lavoretto tipo baby o dog sitter per evitare di continuare a pesare sulle spalle dei genitori visto che a ventinove anni vive ancora a casa loro.

Il suo amico Riccardo (che alcuni chiamano Frida chissà perché e con il quale si è sempre ben guardata di «avere una storia») le è rimasto fedelissimo fin dagli anni degli studi superiori ed è forse il solo che la capisce. Un po’.
Matteo invece la assilla con una corte tutt’altro che discreta; anzi perfino leggermente ossessiva fatta di piccole sgridate, insistenti telefonate, invadenti messaggini, più o meno velati rimproveri, visite a sorpresa.

Un giorno, durante un annoiato giro in città, Laura assiste a una scenetta che la incuriosisce: una bimba di circa sei anni accompagnata dal padre si blocca in mezzo alla strada, si butta per terra, rifiuta di rialzarsi, blocca il traffico e stupisce pedoni e ciclisti con capricci e urla. Paziente, il padre la solleva e amorevolmente la consola.

Naturalmente il casuale incontro avrà un seguito non proprio inatteso. Poco tempo dopo (è finita l’estate e Riccardo-Frida è appena tornato dal Salento con la barba un po’ più lunga e tutto il suo inossidabile buon umore), Laura diventa la solerte bambinaia di Gaia, la piccola capricciosa arresta-traffico. Bologna sonnecchia sotto quella pioggerellina fine fine e appiccicosa d’autunno e le relazioni mutano impercettibilmente …

Fin qui nulla di particolare, sembra una banale storia di tutti i giorni, storia di amicizia, di amoreggiamenti, di piccoli litigi, di scherzi e screzi tra amici, di favori e di ripicche, di aiuti reciproci e di musi che durano il tempo che durano, cioè poco.

Se non fosse per quel cellulare di Riccardo che continua a suonare decine di volte al giorno, ininterrottamente, per mesi con solo una breve pausa estiva, ma che rimane muto quando lui risponde. Nemmeno quell’inquietante respiro dei thriller classici americani, nemmeno un rumore riconoscibile. Niente. E continua a suonare. Finché …

Il racconto segue il lento e inesorabile scorrere delle stagioni, è assolutamente lineare (eccezion fatta per un rapido flash back sull’infanzia e l’adolescenza di Elisa, la mamma di Gaia) e suddiviso in capitoli brevi o brevissimi, scritto in una lingua semplice e attuale con qualche leggera caduta in un certo lieve turpiloquio, forse per «far giovane» (o forse «moderno») che aggiunge un po’ di « colore locale ». Non presenta particolari sorprese né scossoni né repentini sobbalzi.

Ci offre quindi una sorta di cronaca abbastanza liscia di vita borghese in una – in fondo – assai normale regione del nord d’Italia d’oggi. I personaggi sono sommariamente tratteggiati e ci ricordano quella gioventù che incrociamo ogni giorno per la strada, che sembra allegra ma è distante, o magari spensierata ma complessa e che a volte nasconde lati misteriosi e perfino oscuri. Così Eugenio detto El Chico cerca affannosamente il suo posizionamento sociale, Laura galleggia tra la voglia di continuare gli studi e quella di guadagnare qualche euro per acquisire l’indipendenza, Stefano non si capacita ancora dopo dieci mesi della partenza di Elisa e Riccardo-Frida troppo corteggiato, bello, adulato e ricercato è pur sempre disperatamente solo e pieno di dubbi.

Poi l’imprevisto e le strane coincidenze che si accumulano.

Spaccato di vita odierna? Sguardo su una generazione che molti non riescono a capire? Scene di ordinaria quotidianità? Critica sommessa di una società deliquescente? Di tutto un po’. Comunque, una cosa è certa: c’è qualcosa che ti spinge a continuare la lettura, a voltar pagina, qualcosa che incuriosisce, che stimola il lettore ad andare fino all’ultimo capitolo, non foss’altro per scoprire come il destino abbatterà le sue carte.

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