di Giorgia Reclari Giampà
È passato un anno da quando su queste colonne titolavamo “Il futuro di Rete Due accende il dibattito”. La RSI aveva avviato un progetto di revisione delle reti radio, che andava a toccare in particolare il secondo canale, dedicato all’offerta culturale. La notizia aveva acceso un ampio dibattito, incentrato sul ruolo del servizio pubblico nel difendere, diffondere e promuovere la cultura. Molte le voci preoccupate da un appiattimento dell’offerta RSI in nome delle misure di risparmio. Da allora sono cambiati i vertici dell’azienda: è stato nominato il nuovo direttore Mario Timbal, il nuovo responsabile del Dipartimento programmi e immagine Matteo Pelli e – più recentemente – il nuovo responsabile del settore Cultura, Vanni Bianconi. Il progetto Lyra (così si chiamava la revisione dell’offerta audio) è stato congelato, è stata avviata una riorganizzazione, che ha portato Rete Due sotto il settore Cultura e sono tutt’ora in corso riflessioni interne sulla migliore formula per garantirle un futuro sostenibile. In un’intervista alla CORSI dell’aprile 2021, a pochi giorni dalla sua entrata in carica, Timbal assicurava: “La cultura per me è uno dei pilastri del servizio pubblico. Trovo che il dibattito acceso nei mesi scorsi abbia portato spunti interessanti e abbia dimostrato l’importanza del ruolo culturale della RSI. Rete Due non sarà smantellata, il suo valore è troppo grande. Cercherò di capire come queste competenze così forti che la caratterizzano possano essere valorizzate maggiormente e trasversalmente su altri canali. Le produzioni targate Rete Due devono poter toccare un pubblico più ampio, perché si tratta di un label ben riconosciuto, che rappresenta il centro culturale dell’azienda e svolge un fondamentale compito di mediazione e di promozione del dibattito culturale nella Svizzera italiana. È chiaro che le risorse sono in contrazione, ma ci sono vari modi di applicare i risparmi: tagliare oppure ampliare la diffusione di un prodotto sul palinsesto, in modo da garantirne una maggiore sostenibilità”.
In attesa di un magazine culturale
È ancora presto per toccare con mano l’evoluzione dell’offerta culturale, il nuovo responsabile Vanni Bianconi – scrittore, poeta, traduttore, nonché già direttore del festival di letteratura e traduzione Babel – è entrato in funzione da gennaio di quest’anno e ha iniziato a lavorare insieme ai colleghi per elaborare nuovi progetti. Tra questi è previsto un nuovo magazine televisivo, di cui però per il momento non si conoscono i dettagli. Nel frattempo, sono previste alcune iniziative temporanee, in particolare serate speciali. La prima riguarda il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, cui la settimana scorsa la RSI ha dedicato una serie di appuntamenti radiofonici, web e televisivi, in particolare una serata speciale in diretta con vari ospiti, andata in onda giovedì 3 marzo su LA2 (riguardabile su Play RSI).
“La vitalità culturale sta nella tensione tra il distante e il ritorno”
In occasione della promozione della serata su Pasolini, la CORSI ha chiesto a Bianconi su quali aspetti intende puntare maggiormente per sviluppare l’offerta culturale della RSI. “Ho sempre vissuto la cultura come un reticolo di filamenti infiammabili che attraversano in un istante il mondo intero, come pure il passato, il presente e il futuro, e in un altro istante ti riportano al tempo e al luogo di partenza, ma trasformato. Questa è una delle percezioni che voglio portare all’interno della proposta culturale RSI, approfittando della passione e della competenza dei miei nuovi colleghi, come pure del fatto che la Svizzera italiana è una terra di transiti e di creazioni che si ramificano tanto sul territorio quanto a livello globale, in un andirivieni continuo. È proprio nella tensione, dinamica e mai risolta, tra il distante e il ritorno, e tra l’arrivo e il locale, che riconosco una vitalità e una costante della nostra regione e un’occasione per le nostre offerte”. Secondo Bianconi, per svolgere il suo ruolo di mediatore culturale, il servizio pubblico deve fare da mediatore-catalizzatore, “dando spazio a chi fa cultura sul territorio, a chi ricrea il territorio arrivando da altrove, a chi parte da qui e chi è di passaggio, senza limitarsi, come mediatori, a un ruolo descrittivo di commento ma invitando le persone a raccontarsi in presa diretta, a condividere gli strumenti del loro mestiere e portando gli esiti del loro lavoro al pubblico”.
Questi spunti sui contenuti per Bianconi si accompagnano, come sempre, a spunti sulle forme, in questo caso i modi di impostare e declinare l’offerta in base ai vari vettori – radio, tv e digitale, lineare e on demand – di modo da poter toccare i pubblici giusti con i contenuti adatti. In generale, il servizio pubblico dovrebbe offrire “ogni tipo di cultura, se viva e necessaria, interrogando di volta in volta il contesto e la narrazione che permettano di portarla al pubblico nel modo più diretto, coinvolgente e completo possibile”.
La rubrica “Splash” e le riflessioni sull’offerta culturale
Bianconi intanto sta lavorando con i collaboratori di Rete Due a un progetto di rinnovamento dell’offerta. Non sono ancora stati definiti i tempi di realizzazione, si stanno mettendo a fuoco i contenuti con i vari gruppi di lavoro creati ad hoc. Intanto Rete Due sta andando molto bene (lo dicono gli indici di ascolto e di penetrazione e l’intenzione è di rafforzare ulteriormente la proposta culturale.
Un piccolo assaggio di novità si è avuto tra gennaio e febbraio di quest’anno, con la rubrica “Splash! Una risata ci risveglierà”, di e con il noto attore e regista italiano Ascanio Celestini (anche questa riascoltabile su Play RSI), andata in onda tutte le mattine e dedicata alle barzellette. Così racconta la nascita della rubrica Sandra Sain, responsabile produzione di Rete Due: “Tutto è nato dalla sorpresa che ho provato quando mi sono trovata tra le mani un libro di Ascanio Celestini intitolato “Barzellette”. Da un lato c’è il Celestini attore, regista, scrittore, una delle voci più importanti del teatro di narrazione in Italia, dall’altro lato ci sono le barzellette. La domanda è: che cosa ha portato questo importante uomo di teatro verso queste storielle da osteria spesso volgari, scorrette e prive di ambizioni artistiche?”. La riflessione di Celestini parte dal presupposto che le barzellette siano una forma di “letteratura” orale, una delle ultime superstiti. Sain l’ha quindi contattato, interessata a trovare un modo di guardare a questo prodotto popolare, che gode da sempre di una diffusione globale (ogni cultura ha le sue barzellette) e di parlarne contestualizzandolo.
Ma come conciliare le barzellette (che seppure argute e intelligenti non vengono considerate prodotti culturali) con un canale radiofonico a vocazione culturale come Rete Due?
“Alla base di questa considerazione – replica Sain – c’è la riflessione su che cosa significhi fare cultura. Secondo me vuol dire posare sulla realtà uno sguardo attento, interrogante e capace di andare oltre le barriere. Per noi non era importante proporre una trasmissione che raccontasse barzellette, ma che indagasse questo fenomeno. Alcune puntate fanno anche ridere e non c’è niente di male. Altre non sono costruite per divertire. Il linguaggio delle barzellette può essere volgare, ma noi ci rivolgiamo a un pubblico adulto, che anche se può rimanere un po’ sorpreso dal contenuto della trasmissione, comprende il nostro intento di analizzare questo fenomeno dell’oralità popolare”.