Da Star Wars il rischio epilessia: cosa dobbiamo aspettarci?

Da qualche settimana nelle sale cinematografiche, anche in Svizzera, è arrivato il tanto atteso episodio finale ‘The Rise of Skywalker‘. Ad accompagnare l’uscita del film, però, anche un comunicato diffuso dallo World Disney Studios, ripreso dalla stampa Usa e poi pubblicato insieme alla Epilepsy Foundation: la visione del film potrebbe scatenare delle crisi epilettiche nelle persone fotosensibili. Si legge che le diverse sequenze con immagini e ripetute luci intermittenti, a certe intensità, possono scatenare le crisi in circa il 3% delle persone con epilessia. Per questo agli amanti di Star Wars che soffrono di epilessia, la Epilepsy Foundation raccomanda di chiedere ad un amico di guardare in anticipo il film, per poter essere messi in guardia sull’arrivo di una scena ‘a rischio’. Nel comunicato si ricordano anche le norme di primo soccorso in caso di crisi epilettica: restare con la persona durante la crisi, metterla al sicuro allontanando oggetti che potrebbero essere pericolosi e sdraiare la persona su un fianco se non è cosciente durante la crisi.

Il warning e le istruzioni su come aiutare una persona durante un attacco di crisi epilettica sono importanti. Ma purtroppo non tutte le forme epilettiche sono caratterizzate da scosse e irrigidimento muscolare, bava alla bocca e perdita di coscienza (le cosiddette crisi tonico-clonico generalizzate o convulsioni). Come ci spiega la dottoressa Pamela Agazzi, neurologa capo-servizio all’Ospedale Regionale di Lugano, “le crisi epilettiche sono degli eventi transitori, da pochi secondi a 1-2 minuti in genere, e si caratterizzano per la comparsa di segni e sintomi dovuti ad una attività dei neuroni del cervello anomala ed eccessiva o sincrona. Si suddividono in crisi epilettiche focali e generalizzate. Alle seconde, le crisi generalizzate, che già dall’inizio coinvolgono tutti e due gli emisferi cerebrali, appartengono le crisi tonico-clonico generalizzate. Le crisi epilettiche focali, invece, derivano da una determinata zona cerebrale e all’esordio si manifestano dunque in maniera diversa a seconda della regione coinvolta (se, ad esempio, originano dalle aree deputate alla visione possiamo avere manifestazioni visive). Queste crisi focali, possono o meno associarsi ad una compromissione della coscienza e possono evolvere verso una crisi tonico-clonico generalizzata, al termine della quale di solito c’è una fase post-critica di ripresa lenta delle condizioni abituali, che dura circa mezzora o anche più.

Come avviene la diagnosi di epilessia?

La diagnosi non è sempre semplice, soprattutto se le manifestazioni sono sfumate e lievi. Va ricercata una stereotipia degli eventi, che significa che in una persona, nelle maggior parte dei casi, le crisi epilettiche si manifestano in uno stesso modo. Il primo passo è la raccolta della storia clinica sia da parte del paziente che di eventuali testimoni (soprattutto quando c’è una perdita di coscienza). La diagnosi è volta sia alla definizione del tipo di crisi che alla causa dell’epilessia, e si avvale anche del supporto di esami strumentali, in primis l’elettroencefalogramma e la risonanza magnetica cerebrale.

Nell’Antica Grecia, il credo era che chi soffriva di epilessia era posseduto da una divinità.  Pare che anche Alessandro Magno e Giulio Cesare soffrissero di attacchi epilettici. Cosa sappiamo oggi delle cause dell’epilessia?

Il termine epilessia deriva dal verbo greco epilambáno (“essere colti di sorpresa”). L’epilessia è un disordine del cervello caratterizzato da una predisposizione a generare crisi epilettiche e quindi ad una tendenza al ricorrere delle stesse che, come abbiamo visto prima, derivano da un improvviso aumento dell’attività elettrica cerebrale. Le cause dell’epilessia sono numerose e si raggruppano sotto alcune categorie che sono cause strutturali (es. un trauma cranico), metaboliche (es. una alterazione del metabolismo degli zuccheri), genetiche, infettive o immunitarie. Infine, talvolta, la causa dell’epilessia, nonostante indagini approfondite, resta sconosciuta.

Quali sono le terapie per pazienti affetti da epilessia?

Oggi esistono molti farmaci anti-epilettici che riescono, nella maggior parte dei casi, a controllare e prevenire le crisi. Mentre alcuni trattamenti vanno seguiti a lungo termine, ci sono invece alcune forme di epilessia che hanno tendenza a regredire negli anni e a risolversi. Esistono però ancora dei pazienti che non rispondono adeguatamente ai farmaci per i quali possono essere proposte terapia alternative, valutate singolarmente da caso a caso. I trattamenti non farmacologici dell’epilessia per i pazienti farmaco-resistenti comprendono la chirurgia dell’epilessia, la stimolazione del nervo valgo e la dieta chetogena.

In numerosi video-giochi, anche quelli rivolti ai più giovani, leggiamo l’avviso sull’epilessia. È un disturbo che riguarda tutta la popolazione, dunque?

Sì certo, l’epilessia può colpire ad ogni età e indistintamente dal sesso. Nei bambini sono note forme di epilessia che hanno spesso evoluzione positiva con la crescita. Oggi sono sempre più le persone anziane che soffrono di epilessia: con l’invecchiamento della popolazione e dunque con una maggiore longevità, aumenta la probabilità di avere malattie neurologiche potenzialmente causa di epilessia (come l’ictus e le demenze).

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