Dalla Svizzera al Giappone: la cerimonia del tè e altre meraviglie

Alla scoperta di una bevanda che è anche una filosofia di vita e di un Paese sempre più sostenibile

di Rita Cosentino

Il Giappone è tante cose. È la lentezza della cerimonia del tè, affascinante e potente nel suo riconnetterci all’essenza dell’umanità, e l’ultra velocità dei suoi treni. Che convivono in totale armonia, anche grazie alla profonda attenzione che viene riservata alla sostenibilità.
Dal 2020 al 2021 è addirittura raddoppiato il numero delle città nipponiche inserite nella classifica “TOP 100” delle destinazioni più attente all’ambiente.

La casa del tè sul Monte Verità

Un pezzetto di Giappone lo si è assaporato l’8 febbraio ad Ascona dove, presso la Casa del Tè sul Monte Verità, si è tenuto un workshop sulla cerimonia del tè giapponese (nella foto in alto un momento dell’evento), un rituale che non teme il passare dei secoli, una vera e propria esperienza di meditazione. Un modo per riappropriarsi del tempo, che è una vera ricchezza, e di sé stessi.

L’incontro è diventato anche l’occasione per presentare i tesori del Paese, che ha riaperto i propri confini a tutti i turisti internazionali. Durante l’evento l’Ente Nazionale del Turismo Giapponese (JNTO Roma) ha fornito numerosi spunti proprio per chi voglia scoprire il Giappone in modo lento e sostenibile. A partire dai luoghi del tè, giunto in Giappone dalla Cina intorno all’ottavo secolo, inizialmente consumato dai monaci zen per restare svegli durante le lunghe sessioni di meditazione per poi diffondersi tra l’aristocrazia prima e tra la popolazione poi.

La tradizione vuole che la cerimonia del tè si svolga in una casa del tè appositamente costruita, chiamata chashitsu, e il maestro del tè utilizza utensili specifici, tra cui una ciotola chawan, un mestolo di bambù per mescolare il tè in polvere e una frusta speciale in bambù, detta chasen.
Le azioni della cerimonia del tè variano leggermente tra le diverse scuole, ma tra le varie versioni esistono numerose analogie. Una cerimonia del tè completa può durare diverse ore, ma molti luoghi propongono versioni abbreviate, talvolta più adatte agli ospiti stranieri.

Numerosi templi, giardini giapponesi tradizionali, edifici culturali e alberghi hanno delle case da tè dove partecipare a una cerimonia, specialmente nell’antica capitale, Kyoto.

Sono tante le varietà di questa bevanda che si possono gustare. Nella prefettura di Shizuoka, dove si concentra la maggiore produzione di tè del Paese, si produce il noto tè sencha destinato a largo uso commerciale e un tipo di tè, il fukamushi sencha, le cui foglie sono cotte a vapore per un tempo più lungo. Nella prefettura di Kagoshima il tè prodotto si pregia di una originale combinazione di sole, clima mite e ceneri vulcaniche (del vulcano Sakurajima). La varietà più nota è il Chiran-cha, dal sapore ricco e complesso e dall’intenso colore verde.

Tra i tè giapponesi più pregiati c’è quello prodotto a Uji, nei dintorni di Kyoto. L’area è rinomata soprattutto per la produzione di tè matcha e proprio ai piedi del ponte di Uji si trova la sala da tè più antica del Giappone, Tsuen Chaya.

TÈ E TERME: DUE CAPISALDI DELLA CULTURA NIPPONICA

In Giappone si trovano 111 vulcani attivi che riscaldano le acque di migliaia di sorgenti termali (onsen). Alcune si distinguono per gli effetti benefici sulla pelle e sono definite “bihada no yu”, letteralmente “acque che rendono bella la pelle”.

Tamatsukuri Onsen©Saga Prefectural Tourism Federation

Tra queste quelle di Tamatsukuri Onsen (Shimane), definite anticamente “terme degli dèi”: secondo uno studio del 2010 le sue acque termali contengono il più alto quantitativo di elementi idratanti tra le onsen di tutto il Paese.

Ci sono poi le terme di Ureshino Onsen (Saga) dove si incontrano i due capisaldi della cultura giapponese: le terme e il tè. Le acque termali eliminano il sebo, donano una pelle vellutata e portano beneficio al sistema digestivo e al fegato.
Il tè di Ureshino è relativamente raro, i metodi di produzione di questa varietà sono tramandati da cinque secoli e prevedono tecniche come la frittura delle foglie a temperature tra i 350° e i 400° (kamairicha) e la cottura al vapore delle foglie appena colte (mushisei). Da bere nelle tazze di ceramica tipiche del luogo (la prefettura di Saga è rinomata per le ceramiche Arita-yaki)

GIAPPONE SOSTENIBILE

In giapponese c’è una parola, mottainai, che indica la sensazione di dispiacere che si prova di fronte a uno spreco. L’attenzione alla sostenibilità è molto alta nel Paese del Sol Levante. Del resto, la cucina dei monaci buddisti, Shojinryori, “la cucina della devozione”, oltre a essere salutare,prevede che nulla venga buttato: nemmeno le bucce (che vengono utilizzate per preparare zuppe e brodi).

La cucina della devozione

Oggi molte abitazioni tradizionali sono state ristrutturate, mantenendo il patrimonio architettonico locale, con un approccio ecosostenibile.
C’è, per fare altri esempi, Kamikatsu, un villaggio a zero rifiuti nascosto tra le montagne dove la filosofia zero-waste permea tutti gli aspetti della vita quotidiana. I visitatori del Giappone possono inoltre sbizzarrirsi tra città museo, itinerari di trekking ispirati alle avventure di Matsuo Bashosono, il glamping tra i rami a Okinawa con le case sugli alberi di TreefulTreehouse. Senza dimenticare DewaSanzan, il pellegrinaggio della rinascita, che si snoda fra tre montagne sacre, da secoli luogo di addestramento degli yamabushi, gli asceti della montagna.

LA CERIMONIA DEL TÈ

(Testo tratto da JNTO- Ente Nazionale del Turismo Giapponese) Le azioni della cerimonia del tè variano leggermente tra le diverse scuole, ma esistono molte analogie tra le varie versioni. Prima di entrare nella sala di attesa della casa del tè, gli ospiti si tolgono le scarpe. Accolti dal silenzioso inchino dell’ospite, eseguono il rituale di purificazione presso il lavabo in pietra, lavandosi le mani e sciacquandosi la bocca prima di entrare nella stanza dal pavimento di tatami, dove ci si aspetta che facciano commenti sulla pergamena appesa nella nicchia o sulla disposizione dei fiori di stagione.

Non appena gli ospiti si siedono sulle ginocchia, nella posizione seiza, il maestro del tè dà inizio alla cerimonia pulendo meticolosamente gli utensili in un ordine preciso. Il tè viene preparato in un bollitore sopra un fuoco a carbone, prestando grande attenzione. Infine, l’infuso viene versato in una ciotola e servito al primo ospite, il più importante.

Ci si aspetta che chi la riceve alzi la ciotola in segno di rispetto nei confronti del maestro del tè, la ruoti leggermente per evitare di bere dalla parte frontale, ne beva un sorso e si congratuli con il maestro per il gusto e la ciotola in cui è servito. La scodella viene poi passata all’ospite successivo, che ripete la procedura, finché tutti gli ospiti non avranno assaggiato il tè.

Immagini: Ente Nazionale del Turismo Giapponese (JNTO)

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