Dalle armi al divieto di aborto: l’integralismo texano

Il rispetto dei diritti tanto declamato da Biden non è mai stato così lontano dal popolo che ha il presuntuoso coraggio di esportarlo in tutto il mondo.

Il che oltre a rassegnarci sulla natura umana, per certi versi fortifica il pensiero che il ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan sia stato anche un atto di coerenza.

Sì, perché di fanatismo e integralismo soffre anche l’America, non da poco tempo.

Ne sono prova i provvedimenti adottati in tema di aborto e armi in Texas, uno Stato, mai sotto la lente degli osservatori internazionali, ma in effetti punto di osservazione privilegiato per comprendere passato e futuro degli Stati Uniti.

L’America è una confederazione di Stati e dunque ognuno di essi gode di un certo grado di autonomia legislativa, economica e finanziaria; tuttavia, il Texas rappresenta il sentire di molti degli Stati del Sud. Tra altro unico Stato con un passato indipendente, assicura una prospettiva di valore impareggiabile poiché è profondamente ancorato al passato. I texani respingono ogni attrazione verso la dimensione internazionalistica, rivendicano il carattere cristiano della loro società e non hanno mai abbandonato del tutto l’idea di staccarsi da Washington perché non abbastanza americana.

Ora questo Stato enorme che ha legiferato in materia di armi e aborto, cioè Patria e famiglia, lo ha fatto in un modo che non deve stupire più di tanto.

In particolare, dal 1° settembre è entrato in vigore il “constitutional carry”, un provvedimento che consente a chiunque abbia più di 21 anni e non abbia motivi ostativi per l’acquisto di un’arma, di portarla con sé in pubblico, a vista oppure occultata. Il porto prevede che l’arma sia sempre in fondina (anche, però, su autoveicoli o barche di proprietà), salve le circostanze in cui sia utilizzata per difesa personale. Un soggetto che porti addosso l’arma in stato di ebbrezza o alterato da droghe, o che si trovi in una proprietà privata senza il consenso del proprietario, può essere incriminato.

Le armi continuano ad essere vietate, senza una specifica licenza, nei bar, ospedali, tribunali e così via. La licenza è anche necessaria nel caso in cui si voglia portare l’arma in un altro Stato dell’unione, nel quale sia necessaria la licenza (cosiddetta regola della reciprocità).

Le autorità pubbliche dello Stato del Texas sono tenute a preparare e diffondere on-line una serie di tutorial sull’utilizzo in sicurezza dell’arma, sulla custodia responsabile e così via, ma non risulta obbligatorio assistervi.

Il provvedimento è già attualmente in vigore in Vermont, Tennessee e Oklahoma, ma è l’adozione in Texas che preoccupa perchè significa che la “pancia degli americani” sta virando significativamente verso la violenza con il rischio che le regole del provvedimento siano difficili da conoscere, soprattutto per quanto riguarda i luoghi nei quali continua a essere proibito il porto delle armi a chi non abbia una licenza.

Il secondo provvedimento riguarda l’aborto. Secondo la nuova legge, in Texas l’interruzione di gravidanza è vietata una volta rilevata l’attività cardiaca embrionale, quando questo è di circa sei settimane, e non offre eccezioni nemmeno ai casi di stupro o di incesto. Si tratta di un divieto quasi totale, che permette a chiunque di denunciare chi pratica gli aborti, consentendo alle tante associazioni antiabortiste molto presenti nello Stato di impedire l’interruzione della gravidanza anche per futili motivi.

In tal caso oltre a perseguire la donna, sarebbero perseguiti tutti i “complici del delitto” dunque tutto lo staff medico e infermieristico, compresa la cerchia di familiari e amici.

In pratica una caccia alle streghe da padri pellegrini del diciassettesimo secolo.

La soluzione è cambiare Stato, ma è evidente che la soluzione non può essere per tutti. Come è lampante che molti Stati conservatori seguiranno l’esempio del Texas.

Il problema, a parte l’assurdità della legge, è come la norma è stata congegnata in quanto protegge i funzionari del governo dall’applicazione delle leggi e quindi rende più difficili i ricorsi.

La contraddizione tra l’amministrazione Biden e quella di alcuni Stati è evidente, tanto è vero che il presidente in una nota ha denunciato la norma che “viola palesemente il diritto costituzionale stabilito dalla sentenza Roe v Wade” nel 1973. E ha assicurato che la sua amministrazione “proteggerà e difenderà il diritto” all’aborto contro questa “legge radicale”. 

Ma lo slogan è chiaramente una scatola vuota: la legge è entrata in vigore dopo che la Corte Suprema non si è pronunciata sull’appello degli oppositori. In pratica un caso di silenzio assenso e, nelle pieghe di un’amministrazione divisa e lenta, i diritti delle donne stanno piano piano morendo.

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