Decimata la rappresentanza degli italiani all’estero

Approvata la riduzione del numero dei parlamentari.

Franco Narducci intervista il Segretario del PD Svizzera

La riforma è stata approvata con una maggioranza bulgara, che fa pensare a un consenso quasi plebiscitario, ma tra le pieghe delle dichiarazioni e dei tantissimi messaggi circolati sulla rete, anche da parte di autorevoli protagonisti della politica, si intravedono altre ragioni, non da ultimo le cause di “forza maggiore” che hanno dato vita all’alleanza tra Movimento 5Stelle e PD. Ed anche la paura di mettere fine anticipatamente a questa legislatura e andare al voto, con il rischio di non essere rieletti, che di regola ha un effetto “calmante” su molti parlamentari.

La riforma approvata allarga ampiamente il rapporto numerico tra eletti e rappresentati: 1 deputato per 151.210 abitanti (finora 1 per 96.006) e 1 senatore per 302.420 (finora 1 per 188.424). Per effetto di questo stravolgimento occorrerà per prima cosa ridisegnare i collegi elettorali mettendo mano alla legge.

La riduzione dei parlamentari è particolarmente dura per la rappresentanza degli italiani all’estero, che appare decimata.

“L’atteggiamento contradittorio del PD
e di gran parte della rappresentanza
eletta all’estero ha acceso le polemiche.”

Un motivo in più per parlarne con Toni Ricciardi, segretario della Federazione del PD in Svizzera.

Ricciardi, il PD ha votato tre volte contro la riduzione dei parlamentari e ora si è accodato a chi era favorevole da sempre, in buona parte all’opposizione, compresa la Lega, senza resistenza o per lo meno per cambiare le motivazioni. Come lo spiega?

L’unica spiegazione è quella dell’accordo di governo, che tra i suoi punti prevedeva il taglio. Possiamo discutere sulla follia e l’irresponsabilità di votare a favore di un taglio illogico, non inserito in un progetto più ampio di riforma degli assetti istituzionali. Si è modificata la Costituzione, non una mera legge ordinaria. Facciamo sempre richiamo alla lungimiranza dei padri costituenti che secondo me si stanno rivoltando nella tomba.

Il popolo del centrosinistra è sconcertato a giudicare dal fiume di commenti sui social. La riforma Renzi fu sconfitta anche con l’opposizione interna nel PD, ora Zingaretti afferma che “La riduzione dei parlamentari è una riforma che il centrosinistra e il PD portano avanti, in forme diverse, da 20 anni”. Troppo ambiguo, non le pare?

Zingaretti ha ragione quando dice che il centrosinistra coltiva da oltre 20 anni l’ambizione di modificare il bicameralismo perfetto e il numero dei parlamentari. Tuttavia, ho l’impressione che ci si sia piegati al sentir comune, alla pancia del popolo senza riflettere. Chi siede nelle istituzioni ha il dovere di guidare i processi decisionali, di assumere anche decisioni impopolari per il bene delle future generazioni. Credo che questo sia il secondo errore macroscopico dopo l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. La democrazia ha un costo, barattare questo principio per paura della reazione del popolo è pura follia. Nessuno si sognerebbe mai di abolire il finanziamento pubblico ai partiti in Svizzera (indirettamente), Francia o Germania.

Secondo lei, gli eletti all’estero hanno avuto un atteggiamento remissivo? Martedì scorso qualcuno non si è presentato al voto in aula, qualcuno ha giustificato la propria assenza con impegni di collegio (sic!!), qualcuno si è astenuto. Gli unici che hanno contestato in modo rumoroso sono stati quelli di +Europa.

Purtroppo è così. Probabilmente la spiegazione è nel modo in cui sono stati eletti. Se non rispondi più a chi ti ha eletto, bensì esclusivamente a chi ti ha candidato o finanziato, esegui gli ordini del capo, punto! Dopodiché, ognuno ha cercato di lavarsi la faccia, compresi quelli di +Europa. Un padre di famiglia scende a patti anche con il diavolo pur di salvaguardare i diritti dei suoi figli. Questa è la politica in favore di chi rappresenti, il resto è semplice talk show modello Grande Fratello.

Forse gli eletti all’estero, mettendo da parte le appartenenze, avrebbero dovuto abbandonare i propri gruppi parlamentari e confluire nel Gruppo misto dalla terza lettura della riforma costituzionale, dando un segnale forte alla politica e alle comunità. Già l’annullamento del “Comitato per le questioni degli italiani all’estero”, sostituito con una pseudo indagine conoscitiva sui nostri connazionali emigrati, avrebbe dovuto far scattare l’allarme, non crede?

Narducci, lei chiede troppo: autonomia, libertà di pensiero, senso di appartenenza a chi non le possiede. Qualche mese fa in occasione dell’approvazione del decreto sicurezza, mi ero permesso di inviare una lettera aperta all’on. Billi sulla vicenda della certificazione linguistica che tanti disagi ha provocato. Si è scatenato l’inferno. La ratio era il dialogo, per il bene delle nostre comunità, con la parte politica a me più distante, ma che all’epoca era al governo. Andava fatta la stessa cosa, ma è necessario avere in testa la politica, il coraggio e, soprattutto, devi essere libero. La domanda è sempre la stessa: a chi rispondi, al tuo capo o alle persone che ti hanno eletto?!

Tra chi crede ancora al voto all’estero come strumento di partecipazione attiva si sta diffondendo una pericolosa sensazione di ineluttabilità. Come la si può contrastare?

L’unico modo che conosco è fare politica. Circolo per circolo, comune per comune, paese per paese, ma non parlando del sesso degli angeli. Serve proporre alcune tematiche semplici e chiare, che riguardino la quotidianità. In altre parole, occorre porsi una domanda: ciò che facciamo come partito/politica è utile per i nostri cittadini?

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