E-Cigarettes: un’altra dannosa dipendenza

Con quasi 50 milioni di fumatori in giro per il mondo, il giro d’affari delle e-cigarette è stellare. Promosse e diffuse come strumento per smettere di fumare, hanno conquistato molti fumatori tradizionali e molti giovanissimi che non avevano mai fumato prima.

Le e-cigarette in commercio oggi sono soprattutto di seconda generazione: hanno un design più accattivante, differenziandosi da quelle di prima generazione che miravano a ricordare la classica sigaretta; sono costituite da un serbatoio che permette il ‘refill’ del liquido prescelto dal consumatore, da una batteria ricaricabile e da un atomizzatore che trasforma il liquido in aereosol grazie ad una resistenza elettrica.

Sicuramente interessante è l’idea che molti svapatori (così vengono definiti gli utilizzatori di e-cigarette o vape) le considerino meno dannoso delle sigarette e, nella migliore delle ipotesi, un mezzo per smettere di fumare. In effetti le sostanze tossiche o carcinogeniche sono 9-450 volte meno presenti che nel fumo di sigarette. Inoltre: chi ha mai letto gli ingredienti del liquido che lo svapatore inala con tanta leggerezza?

Alcune e-cigarettes non producono vapore visibile, pertanto vengono utilizzate in ogni momento ed in ogni luogo, anche a scapito di chi si ritrova nello spazio circostante allo svapatore. Solo il loro odore viene percepito. Una mia amica la fuma furtivamente nascondendola nell’incavo della mano: me ne accorgo solo dal suo sguardo tra il colpevole e l’appagato e dall’odore poco piacevole che si spande per l’aria circostante. Altre persone avranno avuto esperienze differenti dalla mia, vista l’infinita gamma di gusti utilizzabili: dal cioccolato al donut, dalla menta al cuoio. Nel 2014 esistevano circa 8000 gusti diversi, nel 2018 siamo passati a 15000. Infiniti. Come infinte son le origini, frequentemente illecite, delle sostanze contenute nei liquidi di refill. E infinite sono anche le impurità riscontrabili, quali arsenico, nikel e altri metalli; derivati cancerogeni del tabacco quali le nitrosamine; l’etilmaltolo, tradizionalmente utilizzato dall’industria dolciaria, quando viene inalato causa citotossicità (danneggia le cellule). Il glicole propilenico causa importante infiammazione delle vie aeree. Altre sostanze alterano la motilità ciliare e quindi diminuiscono la capacità dei bronchi di auto pulirsi.

 

Gli stessi aromi, che rendono così appetibile svapare, incidono moltissimo sulla tossicità finale dell’aereosol inalato: il gusto fragola è, ad esempio, molto più tossico del gusto pina colada, ma, ironia a parte, molti aromi rilasciano aldeidi in quantità tali da risultare estremamente dannosi per le vie aeree. Cosa dire della nicotina? Molti svapatori riducono col tempo la concentrazione di nicotina nei liquidi utilizzati per riempire il serbatoio della vape pensando di ridurre una delle sostanze che li rende dipendenti dal fumo. Uno studio recentissimo ha mostrato che inalare liquido con ridotto contenuto di nicotina non significa diminuirne la dose inalata: infatti un meccanismo compensatorio inconsapevole fa si che i livelli nel sangue rimangano pressoché gli stessi attraverso la messa in atto di respiri più lunghi e profondi. Lo svapatore esperto ha anche a disposizione un altro trucchetto per aumentare la concentrazione di nicotina inalata indipendentemente da quello che risulta scritto sull’etichetta: basta aumentare il voltaggio dell’atomizzatore, in maniera da produrre una maggiore quantità di aereosol inalabile.

In altre parole: il fumatore pensa di aver ridotto la concentrazione di nicotina perché compra un liquido allo 0.6% anziché al 2%, invece cambia il modo di respirare la sigaretta elettronica per raggiungere almeno il 60-80% dei livelli plasmatici di nicotina a cui è sempre stato abituato.

Dopo sei mesi di utilizzo pochi abbandonano l’abitudine al fumo, passano semplicemente dalla sigaretta tradizionale ad una elettrica, in certi casi fumano entrambe ogni giorno. Il CDC (Center for Disease Control) ha affermato che gli adolescenti che utilizzano i device elettronici assumono alte quantità di nicotina (studiando la sua eliminazione nelle urine) rispetto ai coetanei che fumano le sigarette tradizionali: uno studio recentissimo, del 2018, mostra che i giovani adulti sentono l’urgenza e il desiderio di fumare una e-cig solo al vedere altri che la utilizzano; un altro studio del 2019 mostra come i nuovi dispositivi dotati di ampio serbatoio permettano, aumentando il contenuto di glicerina nei liquidi, di svapare con più maestosità, ovvero di creare nuvolette di aereosol più visibili e, di conseguenza, anche più dannose. E’ quindi vero che aiutano a smettere di fumare?

Il marketing delle e- cigarette è incredibilmente simile a quello delle sigarette tradizionali, con design attrattivi e sponsorizzazioni di eventi. La European Respiratory Society dice semplicemente: non fumatela. La prestigiosa rivista scientifica medica The Lancet riporta i dati americani di danni ai polmoni causati a più di 1000 persone da inalazione di sostanze tossiche correlabili all’utilizzo di e-cigarettes: tra queste 18 sono decedute e l’80% aveva un’età inferiore ai 35 anni. L’India, il Messico, la Tailandia e molti Stati americani prevedono di bandire le e-cigarettes. Sono davvero dunque così poco dannose?

 

Glossario:

  • atomizzatore: strumento che permette la nebulizzazione di una sospensione liquida
  • vape: verbo che indica il gesto del fumare una e-cigarette (inalare ed esalare l’aereosol prodotto) / lo strumento con cui si fuma l’aereosol di liquido con o senza nicotina e altre sostanze / sinonimo di e-cigarette.

 

 

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