E SE PARLASSIMO DI PROSTATA?

Del dottor René Rosenfeld, con la consulenza del dottor Gianfranco Pesce                                   

La prostata è una ghiandola dell’apparato urogenitale maschile con forma e dimensioni di una castagna del peso di ca. 20 grammi. La maggior parte di noi uomini ne ignora l’esistenza fintanto che la salute ci assiste, ma ecco al primo apparire di qualche disfunzione dell’apparato urogenitale scopriamo l’esistenza di questa piccola ghiandola, a differenza delle ragazze, le quali fin dall’adolescenza imparano a scoprire il proprio corpo grazie alle visite ginecologiche.

Dunque, come scritto sopra, in generale noi maschi cresciamo spesso nell’ignoranza di tutto quanto riguarda il nostro apparato urogenitale e nel pudore che ne consegue. E forse, potremmo dire, con qualche pregiudizio. Parlare di esplorazione rettale, “apriti cielo!”, eppure si tratta del primo esame diagnostico per verificare o meno la presenza di una eventuale patologia prostatica. Accettare per noi maschi la nostra fragilità psicologica e anche la nostra ignoranza in materia sarebbe il primo passo per un’adeguata profilassi. È pur vero che tutto quanto ruota attorno alla nostra sessualità maschile, a causa di pregiudizi storici e culturali, espressione della nostra disinformazione, risulta oggetto di grande imbarazzo. Solo una migliore conoscenza del nostro corpo potrà aiutarci a preservare la salute, e dunque entriamo nel vivo della materia.

Le patologie associate a disfunzioni della prostata cominciano a manifestarsi tra i 40 e 50 anni e qualora ci fossero dei precedenti nel parentado maschile anche prima. Tra le più frequenti abbiamo ipertrofia prostatica benigna, prostatite e carcinoma della prostata. L’ipertrofia prostatica benigna si caratterizza per un aumento del volume della ghiandola che in alcuni casi determina disturbi della minzione e talora può necessitare un intervento di disostruzione. Nella prostatite si riscontra un’infiammazione prodotta da microrganismi infettivi e altri fenomeni irritativi. In base al decorso si distinguono forme acute e croniche caratterizzate, nel primo caso, da febbre, brividi e disturbi urinari intensi, mentre quelle croniche possono essere asintomatiche, oppure presentare disturbi urinari quali pollachiuria (frequente minzione), disuria (dolore alla minzione) e a volte, senso di replezione nel retto. Infine, abbiamo la situazione più severa e cioè i tumori maligni della prostata, in generale costituiti da adenocarcinomi. Questi tumori sono molto frequenti soprattutto negli uomini anziani e per la maggior parte sono curabili o trattabili in modo efficace. In casi molto precoci e in persone anziane, è possibile anche limitarsi alla sorveglianza, in quanto le terapie specifiche non migliorano le prospettive prognostiche che sono in sé già molto favorevoli. Nei casi avanzati, si possono avere manifestazioni a distanza del tumore che si chiamano metastasi. È per prevenire questa condizione che si applicano trattamenti curativi (chirurgia o radioterapia in varia combinazione con farmaci) a seconda dei criteri prognostici. Sedi elettive di metastasi sono le ossa, in particolare il bacino e la colonna vertebrale. Nei casi in cui si rende necessario un trattamento curativo chirurgico o la radioterapia, possono subentrare alcuni disturbi secondari, come fastidi urinari o disfunzioni sessuali. In questo caso può rendersi necessaria una terapia farmacologica o raramente anche chirurgica.

Il tumore della prostata così come altre patologie dell’apparato urogenitale allorché coinvolgono la sfera sessuale maschile diventano temi difficili da affrontare, probabilmente a causa di antichi tabù e/o limiti socioculturali.

Nel canton Ticino esiste l’associazione PROCASI, che ha sede a Bellinzona, che si occupa di informare e sostenere pazienti che siano in cura o siano stati curati per un tumore della prostata. PROCASI è anche a disposizione per sostenere i famigliari, comprese le donne coinvolte.

Ogni uomo, in particolare con l’avanzare degli anni, può essere toccato, in maniera più o meno importante da disturbi derivati da questa piccola ghiandola. Eppure, la maggioranza di noi non ne parla o è restio a farlo tenendo tutto dentro di sé per un errato concetto di vergogna accentuando pertanto il disagio psichico che ovviamente non contribuisce a migliorare il quadro clinico complessivo. Troppi secoli di silenzio determinati da una aspetti culturali o a volte religiosi e a difficoltà nel confrontarsi con le nostre malattie associate, spesso arbitrariamente a un malinteso senso della sessualità maschile, ancora oggi creano cortine di silenzio rispetto a tale soggetto. La scuola non ha sostanzialmente contribuito a diffondere una cultura adeguata, a partire dall’insegnamento non obbligatorio e lasciando quindi nella totale ignoranza la maggior parte di noi uomini. Dunque, perché non prendere il coraggio a due mani e cominciare a parlarne uscendo da questo isolamento condiviso unicamente con il proprio urologo, quando poi riusciamo a condividerlo. Fin dalla notte dei tempi, vedi le civiltà azteca, assira, fenice, ebraica dove la rappresentazione del fallo, venne simbolicamente eletta a simbolo di potenza, di potere. Simbolo che nell’immaginario collettivo nel corso dei secoli è stato introiettato e assimilato da parte del mondo maschile come statuto della nostra virilità.

Ecco perché parlare di tutto quanto intacca questo retaggio storico risulta estremamente difficile per noi uomini. Dovremmo ammettere l’equivoco sul quale abbiamo fondato la nostra illusoria potenza associata impropriamente alla sfera sessuale.

Parlarne dunque potrebbe liberarci da questo travisamento secolare, rimosso fin dagli albori. Eppure, la guarigione inizia con la sofferenza che parla e certamente non con il silenzio, il quale non solo ci isola, ma alimenta rimuginazioni crepuscolari. Forse la nostra supposta virilità si manifesta proprio nel saper assumere le nostre fragilità. Alla fine poi che significa sesso forte?

Dr. psic. René Rosenfeld                                     

Psicoterapeuta & psicoanalista                

Vicepresidente del Comitato PROCASI (e paziente)                                                              

(Per gli aspetti clinici mi sono confrontato con il Dr G. Pesce, Specialista di radio-oncologia presso l’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana a Bellinzona e Lugano e membro del Comitato Procasi)

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