E voi, sapete che pesci prendere?

L’impegno per l’ambiente a tavola

Foto Alessandro Vargiu

Di Gilda Ciaruffoli

«Abbiamo mappato il globo e non riempiamo più le macchie bianche con strani mostri o animali fantastici creati dalla nostra fantasia. Ma forse dovremmo. Perché la vita sul pianeta è ben lungi dalla sua rivelazione. Poco meno di due milioni di specie animali sono state finora descritte dalla scienza, ma i biologi stimano che al mondo esistano in totale dieci milioni di organismi pluricellulari. Le scoperte più grandi aspettano in mare». Così scrive Morten A. Stroksnes ne “Il libro del mare” (Iperborea). E se questa è letteratura, e prospetta scenari affascinanti, i dati FAO ci mostrano il rovescio della medaglia, ovvero che il 33% delle specie ittiche di interesse commerciale sono sovrapescate o prossime all’esaurimento, un altro 60% sono ai limiti della sostenibilità. Questo proprio perché, nonostante “il mare sia pieno di pesci” – prendendo in prestito un classico modo di dire – noi, come consumatori, tendiamo a concentrare la nostra attenzione su pochissimi nomi: il merluzzo, l’orata e il branzino, il tonno, il salmone…

A questo si aggiungano le conseguenze del surriscaldamento globale, l’inquinamento e tutte le alternazioni degli ecosistemi alle quali stiamo assistendo negli ultimi anni, e non sarà difficile capire quanto in realtà la biodiversità marina sia messa ogni giorno sempre più a rischio. Si tratta di un problema ambientale, certo, ma non solo (…come se non fosse sufficiente!). E’ anche una questione sociale: nel mondo infatti oltre 3 miliardi di persone dipendono dalla biodiversità del mare e delle fasce costiere per la propria sussistenza e a livello globale si stima vi siano approssimativamente 37 milioni di pescatori di piccola scala, concentrati soprattutto nei paesi in via di sviluppo; le risorse marine direttamente e indirettamente forniscono impiego a circa 200 milioni di persone (dati slowfish.it). Insomma, le nostre scelte alimentari e i nostri acquisti, anche se all’apparenza non sembrerebbe, influiscono direttamente su fondamentali equilibri ambientali e sociali a livello globale.

Ma perché ne parliamo proprio adesso? Un po’ perché con l’estate il consumo di pesce tendenzialmente aumenta ed è quini bene riflettere sui nostri acquisti, un po’ per questa è una delle tematiche principali affrontate da una manifestazione di grande rilievo come Slow Fish, kermesse biennale dedicata al mare e a tutti i suoi abitanti, che torna nel 2021, e taglia il traguardo delle 10 edizioni con un mese di appuntamenti digitali e iniziative diffuse su tutto il territorio ligure a partire dal 3 giugno. 

«Il mondo della piccola pesca, che vive in un equilibrio già estremamente delicato per le problematiche di gestione in mare e per le storture del mercato, è tra i settori che hanno sofferto di più la crisi – dichiara Carlo Petrini, presidente di Slow Food – Con la chiusura delle attività di ristorazione e le restrizioni imposte a mercati e fiere, molti hanno perso i principali sbocchi di mercato. Riaccendere i riflettori sulle comunità di pescatori e le risorse del mare assume oggi un significato ancora più forte per comprendere come possiamo provare a ripartire con il piede giusto dopo questa grave crisi pandemica, economica e sociale, guardando al bene comune più importante, l’acqua».

Come sempre Slow Fish lega la sua anima più gastronomica all’educazione dei cittadini di tutte le età, proponendo quest’anno una narrazione incentrata sulle connessioni tra tutti i soggetti coinvolti nei “Cicli dell’acqua”, partendo proprio dalle buone pratiche delle comunità che hanno saputo adattarsi ai cambiamenti degli ecosistemi. E allora, si comincia il 3 giugno con la conferenza inaugurale che si tiene a Genova, trasmessa in streaming su www.slowfish.it.

Dal 4 al 30 giugno la manifestazione propone molti eventi digitali – Food Talk e Come si fa?, Sea Tales e Pesci fuor d’acqua, oltre alle conferenze internazionali, che affronteranno grandi temi di attualità – fruibili gratuitamente sempre su www.slowfish.it. Nel frattempo, da Levante a Ponente, la Liguria si anima di eventi fisici diffusi, organizzati in collaborazione con la rete territoriale di Slow Food Liguria: ecco allora che i cuochi liguri propongono menù ad hoc legati alla campagna Slow Fish, i produttori dei Presidi aprono le porte delle loro aziende ai visitatori, mentre il sistema turistico regionale arricchisce il programma con tour guidati nei borghi e visite nelle città. Dall’1 al 4 luglio, infine, a Genova ritroveremo la manifestazione a cui siamo tutti affezionati, con gli espositori, le aree istituzionali regionali che presentano le migliori esperienze del proprio territorio insieme a ristoratori e pescatori, e dei partner dell’evento, i Food truck e i birrifici, i Laboratori del Gusto e gli Appuntamenti a Tavola.

Azioni concrete

Come possiamo, come consumatori, contribuire in prima persona alla conservazione della biodiversità del mare? Ce lo spiega il sito slowfish.it:

  • impariamo a variare, scegliendo pesci poco noti, che spesso sono anche più gustosi ed economici
  • cerchiamo la taglia giusta, perché ogni pesce ha una taglia minima che gli consente di riprodursi e al di sotto della quale non può essere pescato, venduto, mangiato;
  • evitiamo di acquistare pesci carnivori di allevamento, e privilegiamo specie sostenibili come i bivalvi;
  • scegliamo pesce locale e rispettiamo la stagionalità
  • poniamo domande al nostro pescivendolo di fiducia, impariamo a scoprire come, dove e quando il nostro pesce è stato pescato.
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