Ecco chi era Milva: unica e raffinata

Di Fabio Buffa

A dire il vero, Milva da bambina non pensava a cantare: le piaceva disegnare e il suo sogno era cimentarsi nelle arti visive. O al limite nella moda, visto che sin da piccina aveva imparato il mestiere della sarta. E avrebbe voluto studiare, tanto era curiosa del mondo che la circondava.

Milva ci ha lasciati qualche giorno fa, lo scorso 23 aprile, a 82 due anni ancora da compiere. È stata una delle principali cantanti italiane di tutti i tempi, capace di interpretare i testi con una personalità unica; si impadroniva del palcoscenico in modo totale, abbinando l’espressione vocale con quella del corpo in modo formidabile.

Nacque a Goro, in provincia di Ferrara, il 17 luglio 1939: “mio padre voleva un maschio, diciamo che i miei genitori non si aspettavano una femmina -confidò in un’intervista negli anni 90- quindi non avevano pensato a un nome da bambina e, nascendo io, si trovarono impreparati, spiazzati. Così l’allevatrice suggerì ai miei di chiamarmi Milva”. Questo nome ai genitori andava bene, ma non al parroco che la battezzò: “non esistono sante di nome Milva -disse il prete- perchè non la chiamate Maria Ilva?”.

Maria Ilva Biolcati rimase solo nei documenti e nell’atto di battesimo, perchè per tutti lei rimase Milva.

Chi la sente cantare, quando è ancora bambina, suggerisce alla madre (che arrivava dal mondo dello spettacolo) di mettere in evidenza quel talento vocale. Inizialmente i genitori snobbano questa propensione della figlia (che ha un fratello e una sorella).

A 17 anni Milva si trasferisce  con la famiglia a Firenze, per problemi di lavoro del padre. Ma poco dopo i Biolcati si spostano a Bologna. Milva (quindi) sapeva cantare e i soldi erano pochi: così cerca di sfruttare questo talento presentandosi a un impresario bolognese. Il manager la guarda attentamente: “ero magra, con i capelli corti, gracilina e timida; insomma assomigliavo a Audrey Hepburn nel film “Sabrina”, così quell’impresario mi battezzò con quel nome”, disse Milva raccontando in una trasmissione Rai i suoi esordi.

Con questo nome d’arte cantava nelle balere emiliano romagnole, con la sua voce potente e raffinata e la personalità unica.

Però Milva, anzi Sabrina, non si gode quel periodo: “mi sentivo quasi costretta a cantare per necessità economica e, quando una passione diventa obbligo, il divertimento lascia spazio al peso di un impegno che fai fatica a gestire”.

A 19 anni Milva si reca a Torino per partecipare al concorso delle voci nuove con la canzone “Acque amare”. Si classifica al primo posto. Nel capoluogo piemontese intanto incontra Maurizio Corgnati, critico d’arte e regista. Infatti lui aveva appena diretto il Capodanno per la Rai. Maurizio è di ventidue anni più anziano, lei è affascinata dalla cultura e dalla classe di quell’uomo e si sposano nel 1961, stesso anno del debutto di Milva a Sanremo. Due anni dopo nasce la figlia Martina, che da grande seguirà la strada del padre nel contesto della critica delle arti figurative, ereditando la personalità e lo stile della madre.

Corgnati è per Milva non solo un marito, ma una fonte di conoscenze e di cultura. Con lui cresce artisticamente e umanamente anche se, nel 1969, decide di lasciarlo. “Col senno del poi non lo avrei dovuto abbandonare -confidò a Mara Venier a Domenica In- lui è stato l’uomo più importante della mia vita”. Nell’intervista a Massimo Giletti su Rai 1 nell’ottobre 2010 (ultima televisiva in assoluto per la cantante), confidò che per Maurizio Corgnati più che amore provava infatuazione intellettuale.

Per Milva intanto arriva il cinema: le sue doti nella recitazione emergono in “Canzoni a tempo di Twist”, “La bellezza di Ippolita”, accanto a Gina Lollobrigida e in “Appuntamento in Riviera”, accanto a Mina, Tony Renis, Claudio Villa e Franco Califano.

Partecipa ancora ai Festival di Sanremo, ma la sua arte è un fiume in piena che esonda anche nel mondo del Teatro: lo fa con leggerezza, in “Angeli in Bandiera”, per effettuare il grande salto con Giorgio Strehler, con il quale si specializza nel repertorio di Bertolt Brecht. Strehler la dirigerà in “Milva canta Bertolt Brecht” e in “Io, Bertolt Brecht”.

Grazie allo studio della figura del drammaturgo tedesco, Milva diventa famosa in Germania, e vestirà i panni Jenny delle Spelonche nell’edizione del 1973 dell’ “Opera da tre soldi”.

Intraprende poi collaborazioni con Ennio Morricone, Francis Lai, Mikis Theodorakis e, arrivando agli anni ottanta, con Enzo Jannacci e Franco Battiato. È il periodo delle canzoni “La Rossa” (di Jannacci) e “Alexander Platz” (Cohen, Battiato e Giusto Pio).

Nel frattempo recita in altre sei pellicole, continua il lavoro in teatro con innumerevoli altri progetti e  trova il tempo per presentare diversi programmi televisivi. Passa dall’Angelo Azzurro di Roland Petit alla Scala, alla trasmissione televisiva di varietà “Al Paradise”, con una naturalezza unica.

Impara almeno cinque lingue, e gira il mondo, tra Giappone (ben 23 tournèe), Germania, Stati Uniti, Russia e Grecia.

Negli anni novanta Milva torna a lavorare a teatro, tra cui ne “Il Pipistrello” di Johan Strauss e in “Non sempre splende la luna” di Giorgio Strehler. Canta l’impegno politico di Mikroutsikos e il Tango di Astor Piazzolla.

Nel 2004 c’è l’incontro con Alda Merini: il compositore viareggino Giovanni Nuti musica le opere della poetessa dei Navigli e Milva le canta. Esce così il Dvd “Milva canta Merini”.

L’ultima apparizione al Festival di Sanremo è del 2007con il brano “The Show must go on”.

Dopo troviamo ancora alcuni lavori artistici con Franco Battiato, Valter Sivilotti e Dario Gay.

Decide di uscire di scena nel 2013 e nel 2018 ottiene il Premio alla carriera. Che si aggiunge agli innumerevoli riconoscimenti, tra cui Commendatore della Repubblica Italiana, Ufficiale dell’Ordine delle arti e delle lettere, in Francia e Croce al merito in Germania.

Milva ci ha lasciati, lasciandoci in eredità un immenso bagaglio di bravura artistica, di classe e di carattere. Quel carattere e quella personalità che ora vediamo passare lievi, lasciando la scia rossa dei suoi lunghi capelli.

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