Ecologia ed economia: una radice comune

Economia ed ecologia hanno la stessa radice, che si è persa di vista nel percorso storico. Non si può ascoltare il grido dei poveri, e dei tanti – sempre più numerosi – giovani tra i poveri, senza prestare attenzione al grido della terra. Perché sono lo stesso grido. Questo in sintesi il messaggio rilasciato da suor Alessandra Smerilli al Corriere degli Italiani in occasione del convegno “testimoni di un’economia civile” organizzata sabato 23 novembre dal Circolo Acli Lugano e in collaborazione con AllianceSud, Absi (Associazione biblica della Svizzera Italiana) e Sacrificio Quaresimale.

Parte da lontano, suor Alessandra Smerilli, già docente di economia e da alcuni mesi anche Consigliere di Stato della Città del Vaticano; parte da quando gli studi economici ancora consideravano tre variabili: terra, lavoro e capitale. Erano gli anni in cui Antonio Genovesi, fondatore della prima cattedra di Economia nella storia (a metà del 1700), sottolineava che ogni economia che non si fonda su virtù e amore distrugge se stessa. Quest’insegnamento, oggi, risuona lontano.

Nelle scienze economiche ‘la terra’ non trova spazio e i modelli economici prendono in considerazione lavoro e capitale, come se il nostro pianeta fosse una risorsa infinita, tanto che si arriva oggi a legittimarne lo sfruttamento. Anche a livello individuale, concetti quali bene comune e collettivo sono passati in secondo piano. “Pensare che si debba educare i figli alla solidarietà e al rispetto perché da anziani ne trarremo un giovamento, è opportunistico” e legittima la massimizzazione del profitto, anche a danno degli altri. Con conseguenze spaventose, per l’ambiente e il clima e la coesione sociale, come le recenti tensioni nei Paesi latino-americani dimostrano.

Cosa possiamo fare, allora, per un’economia (più) attenta al benessere dell’umanità? Suor Alessandra Smerilli sottolinea la centralità di un discorso sociale, che tocchi intimamente gli spazi laici ma non solo, e che sia volto a sottolineare la responsabilità individuale volta alla creazione di un’economia che “condivida”.

Se da un lato segnali incoraggianti arrivano dai giovani, e – in parte – conseguentemente dalle grandi aziende e corporation, le quali adattano le proprie proposte ai mutati gusti dei consumatori (più attenti al clima, e ambiente e ‘la casa comune’), tutto ciò non basta. “È un momento di grandi opportunità”, riflette suor Alessandra Smerilli, ma il cambiamento può essere concreto solo se non viene ‘percepito’ come una moda, bensì se diviene un discorso sociale nel quale è radicata la consapevolezza che bisogna cambiare ‘dal di dentro’ il nostro modo di fare economia.

“Nel discorso comune (occidentale) prevale l’idea che si debba far sviluppare il commercio per accrescere il benessere, e che per far sviluppare il commercio si debbano rimuovere le barriere. Io credo invece che sia necessario, anzitutto, costruire ‘canali’ morali. Economia e morale sono profondamente collegate, nelle scelte delle imprese ma anche, e anzitutto, in quelle personali.”

Proprio in questa direzione, va anche il messaggio di Papa Francesco, contenuto nella Laudato sii. Il documento sottolinea infatti come ogni atto di acquisto implichi una scelta morale: nel momento in cui ci chiediamo la provenienza di che cosa si sta comprando, la natura del produttore, la forza lavoro impiegata (o sfruttata), il nostro acquisto va anche nella direzione di sostenere o meno il sistema economico che è alle spalle del prodotto.

Chiedere alle persone di (ri)pensare alla relazione tra problematiche economiche e scelte dei singoli non è cosa facile. Tanto più se non si è preparati ed esposti ad un’educazione dove cooperazione e condivisione hanno un ruolo centrale. Com’è possibile, che oggi i ragazzi sappiano davvero poco di tasse di credito e di altre nozioni economiche di base? È necessario dunque che l’economia arrivi a ricoprire un ruolo di maggior rilievo nell’ambito educativo.

Qualche idea suor Alessandra Smerilli già ce l’ha. “Penso al mio ruolo di suora. Credo sia importante prevedere itinerari all’educazione economica, da includere nei già esistenti itinerari alla fede, nei quali l’economia ‘entra’ solo tardi.” Più in generale, se non impariamo fin da piccoli a prenderci cura dell’ambiente circostante, come possiamo stupirci di essere adulti poco interessati a testimoniare un’economia civile, rispettosa dei valori dell’inclusione, del rispetto dell’alterità e della solidarietà, dell’ambiente e dei diritti umani?

E parlando di diritti, non si poteva non chiedere a suor Alessandra Smerilli quale possa essere il ruolo delle donne, e in particolare di quelle impegnate nel settore economico, per arrivare ad un nuovo modello economico più vicino alla dimensione umana. “Nelle rivendicazioni femminili di parità c’è il rischio che il maschile sia assunto come norma. Invece, per quanto uomo e donna siano ontologicamente uguali, sono portatori di uno sguardo diverso, ma complementare, sul mondo. Una società che deleghi la cura dei figli solo alle donne e chieda loro di scegliere tra lavoro e carriera è ingiusta e perde una parte importante di capacità e conoscenze che potrebbero essere messe a disposizione della collettività”.

Continuare
Abbonati per leggere tutto l'articolo
Ricordami