Economia, sostenibilità e “scelte coraggiose”

Parla l’ambasciatore indonesiano, il professor Muliaman Hadad

di Marco Nori, CEO di ISOLFIN

Foto: Duta Besar RI (Muliaman D. Hadad)

Sono passate poche settimane dal referendum del 7 marzo in cui è stata sonoramente bocciata l’identificazione elettronica delle persone, ma in cui hanno vinto, seppur di misura, il divieto di coprirsi il viso – ironicamente votato da elettori con il viso coperto dalla mascherina – e il nuovo accordo commerciale tra Svizzera e Indonesia, di cui avevamo parlato su queste pagine prima del voto. Ed era grande la paura che la suggestione di un’invasione incontrollata di olio di palma sui nostri scaffali potesse fare virare il voto verso una Confederazione chiusa in sé stessa.

Con il 51,6% dei voti federali non è stato un “sì” netto, come speravano le imprese svizzere, è stato piuttosto un risultato stretto considerando che l’accordo era appoggiato da gran parte dei partiti politici, e l’esigua vittoria suona come un monito a non abbassare la guardia sulle questioni ambientali e di lavoro. Eppure, è stato un sì, quindi presto la Svizzera e l’Indonesia potranno intraprendere relazioni commerciali quasi senza dazi doganali. È un risultato importante per l’economia svizzera.

Ho avuto l’opportunità di chiedere all’ambasciatore indonesiano a Berna, il professor Muliaman Hadad, di commentare questo traguardo. Si tratta di un parere particolarmente rilevante perché il professor Hadad è un economista, ex presidente della Indonesia Financial Services Authority (FSA) ed ex vicegovernatore della Banca Centrale Indonesiana.

Come molti di noi imprenditori, Hadad è entusiasta delle potenzialità dell’accordo e ha dichiarato: “Siamo molto lieti che il popolo svizzero [lo] abbia accettato. Questo accordo arriva dopo quasi 9 anni di negoziazioni, lunghe e difficili. Quest’anno l’Indonesia e la Svizzera festeggiano 70 anni di relazioni diplomatiche bilaterali, la ratifica dell’accordo è il regalo per la celebrazione”.

Il rammarico più grande resta non avere efficacemente comunicato i contenuti dell’accordo. L’attenzione generale si è incaponita su un singolo prodotto, arrivando a etichettarlo il “Referendum Stop Olio di Palma”, mentre invece parliamo di un documento che coinvolge la totalità del commercio fra i due Stati. Parliamo di un miliardo e mezzo di dollari che le imprese svizzere hanno investito in Indonesia negli ultimi cinque anni e di tre miliardi di valore degli scambi commerciali attuali e che sono destinati a salire rapidamente.

È un lato della questione che ha colpito molto Hadad: “Questo partenariato economico non riguarda solo l’olio di palma, ma copre molti aspetti e questioni come il commercio di beni, servizi, nonché il capitolo sugli investimenti, i diritti di proprietà intellettuale e la cooperazione per lo sviluppo delle capacità, tra gli altri. Ha lo scopo di eliminare circa il 98% delle tariffe commerciali in modo che le parti coinvolte possano aumentare le esportazioni e gli investimenti. Credo che questo sarà vantaggioso per la Svizzera, che è concentrata sull’esportazione, e ci aspettiamo grandi benefici anche, ovviamente, per l’Indonesia, poiché siamo determinati a portare più dei nostri prodotti di alta qualità in Svizzera”.

Ciliegina sulla torta per l’economia svizzera che, oltre ai famosi colossi finanziari e farmaceutici, è composta da migliaia di piccole e medie imprese desiderose di espandersi, Hadad precisa che: “questo accordo non è inteso solo per le grandi aziende, perché anche le PMI ne trarranno vantaggi”.

Resta sempre quel 48% di svizzeri che hanno votato no e che temono per l’ambiente, e a loro Hadad si rivolge: “Il governo indonesiano prende molto sul serio la questione dell’ambiente e dei diritti umani. Naturalmente, prendiamo atto delle preoccupazioni del popolo svizzero per questi temi, in particolare per quanto riguarda le industrie dell’olio di palma, ma posso assicurare che il nostro governo sta compiendo passi coraggiosi in tal senso. Abbiamo emesso misure per il rinvio e la valutazione delle licenze di nuove piantagioni di palme da olio, inclusa una road map per la coltivazione sostenibile della palma da olio, e abbiamo programmi di ripristino delle foreste e delle torbiere e per la protezione della biodiversità. Posso assicurare che, per garantire una produzione di olio vegetale sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale, l’Indonesia si impegna ad implementare efficacemente le leggi per proteggere le foreste primarie, le torbiere e gli ecosistemi correlati. Credo che questo accordo sia un buon esempio di come mettere la questione della sostenibilità in agenda. È la prima volta che un accordo commerciale inserisce un capitolo sulla sostenibilità e penso che sia una nota positiva che diventerà la tendenza degli accordi commerciali d’ora in poi”.

La sostenibilità sarà un trampolino decisivo per questa cooperazione che coinvolge ben più dell’olio di palma, ma anche macrosettori come energia e manifatturiero.

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