Grilli per la testa? No, a tavola! Ma nulla scalfisce i benefici della (vera) dieta mediterranea

L’importante è scegliere liberamente. Per farlo bisogna leggere bene le etichette

di R.R.

Siamo abituati ad avere grilli per la testa (espressione usata quando si hanno pensieri stravaganti e fantasiosi) – quelli che per esempio nei Promessi Sposi Don Abbondio “addebita” a Renzo-, ma non in tavola. Volendo, adesso si può.

L’UE – con il benestare dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare-, ha dato il via libera alla vendita della farina parzialmente sgrassata di Acheta domesticus, ovvero del grillo domestico. Che si aggiunge al commercio delle larve di Alphitobius diaperinus (verme della farina minore) congelate, in pasta, essiccate e in polvere, e della Locusta migratoria.

Concretamente adesso dove può essere utilizzata la “polvere di grillo”?

In vari alimenti, tra cui pane, cracker, grissini, barrette ai cereali, nei biscotti, nelle salse, nei piatti a base di leguminose e di verdure, nella pizza, nel siero di latte in polvere, nei prodotti sostitutivi della carne, nella birra, nei preparati a base di carne, per citarne alcuni.

LE RAGIONI DI BRUXELLES

Bruxelles vede gli insetti, e più in generale le “proteine alternative”, come una risposta all’aumento del costo delle proteine animali, del loro impatto ambientale, dell’insicurezza alimentare, della crescita della popolazione e della crescente domanda di alimenti proteici. L’allevamento di insetti potrebbe contribuire anche a ridurre le emissioni di gas serra e lo spreco alimentare.

tutti gli ingredienti sono presenti nelle etichette

Per tutti gli insetti autorizzati a fare il loro ingresso nelle nostre cucine, le norme Ue includono requisiti specifici di etichettatura per quanto riguarda la voce “allergeni” perché le proteine da insetti possono causare reazioni soprattutto nei soggetti già allergici a crostacei, acari della polvere e, in alcuni casi, ai molluschi. Inoltre, si seguono le direttive dell’Efsa che – su basi scientifiche- sconsiglia il consumo ai minori di 18 anni del verme della farina minore (Alphitobus diaperinus).

LA SOSTENIBILITÀ DELLA DIETA MEDITERRANEA

A quanto pare gli insetti risultano un pasto difficile da digerire per chi può vantare la celebre “dieta mediterranea”, iscritta il 16 Novembre 2010 nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO, che l’ha definita “un insieme di competenze, conoscenze, riti, simboli e tradizioni, che vanno dal paesaggio alla tavola” e “un sistema radicato nel rispetto per il territorio e la biodiversità”.

Come è noto, la dieta mediterranea, basata sul consumo degli alimenti prodotti nei Paesi dell’area del Mediterraneo, segue i principi di stagionalità e della combinazione dei nutrienti fondamentali per il benessere del nostro organismo.  Essa garantisce un apporto corretto di proteine, carboidrati, grassi e di fibre alimentari e un basso indice glicemico. Grazie alla sua varietà ed equilibrio, è considerata un fattore di prevenzione per varie patologie e disturbi.

Secondo la Coldiretti “la grande maggioranza degli italiani non porterebbe mai a tavola gli insetti, considerati estranei alla cultura alimentare nazionale”. I risultati di un’indagine Coldiretti/Ixe parlano chiaro: “il 54% degli italiani sono contrari agli insetti a tavola, mentre sono indifferenti il 24%, favorevoli il 16% e non risponde il 6%”.

Concludendo, la Coldiretti sottolinea anche l’importanza di “fare chiarezza sui metodi di produzione e sulla stessa provenienza e tracciabilità di questi nuovi cibi, considerato che la maggior parte dei nuovi prodotti proviene da Paesi extra Ue, come il Vietnam, la Thailandia o la Cina, da anni ai vertici delle classifiche per numero di allarmi alimentari”.

Che fare? Al consumatore resta la libertà di scelta (senza entrare nella questione delle possibilità economiche di ciascuno, perché si aprirebbe una parentesi troppo ampia): basta -ancora di più- leggere attentamente le etichette per essere consapevoli di ciò che mangia.

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