Hammamet è una storia sprecata che spreca la storia

Il film di Gianni Amelio restituisce una visione troppo personale di una figura politica pesante per l’eredità italiana e tra le più poliedriche.

Ammetto di essere uno di quelli che era piuttosto carico all’idea di vedere un film sulla vita di Bettino Craxi con gli occhi del 2020 appena iniziato. Io ho 36 anni e quando c’era il socialismo galoppante e successivamente lo scandalo di Mani Pulite, ero piuttosto piccolo e poco incline a occuparmi degli affari nazionali, quando più devoto alla mia collezione di fumetti.

Un fine settimana di molti anni fa, io bambino con mia madre fuori Milano, alloggiamo in un bel hotel che per una notte ospita anche l’onorevole Bettino Craxi.
Lo vedo arrivare alla reception, un uomo enorme, con una voce profonda e avvolgente.

Un uomo che ai miei occhi di bambino aveva qualcosa di inquietante. Un personaggio forte di qualche racconto a fumetti, ma non un eroe. Un personaggio più profondo e poliedrico. Poteva essere il Kingpin nemico dell’Uomo Ragno, per intenderci. Forte, carismatico, intelligente, duro, inquietante. Chiesi a mia madre se quel signore fosse Craxi (sentivo spesso il suo nome lodato in televisione) e lui la interruppe dicendo: “Esatto, bambino. Sono proprio io in carne ed ossa”.

Era così, era lì.

Bettino Craxi è stato forse l’ultimo grande oratore politico italiano. Quando diedi l’esame di Petica e Retorica all’Università di Milano, il professor Elio Franzini lo accostò, a mio avviso giustamente, a Cicerone. Aveva un modo di parlare incredibile, forte, imponente. Manteneva lo stile, prendeva il punto, ma lo prendeva per se stesso e lo sviava agli altri. Lo nascondeva.

Uomo di panza, uomo di sostanza. Si dice così da qualche parte ancora e forse lo si diceva anche a Craxi durante le campagne e gli impegni politici. Aveva un appetito notevole e se è vero, come certe teorie asseriscono, che lo stomaco e il cervello sono assai simili, l’intelligenza del politico socialista è stata direttamente proporzionale al suo appetito. Craxi ha sedotto la storia e l’ha fatta sua. La storia di un paese delicato, uscito dalla guerra con una certa ombra sul collo. Un paese che sognava la differenza in Europa e poi nel mondo, che non andava sulla gente, ma sul popolo. Il popolo, a quei tempi, era quel grosso senso comune a cui si cercava di dare una identità. La Milano di Craxi era il suo Olimpo da cui lui, Zeus con il garofano rosso, scagliava i suoi fulmini e le sue saette, viveva i suoi amori, allevava i suoi figli. Hammamet è solo l’ultimo baluardo, un esilio finale grottesco tipico degli italiani capaci di essere eroi e pulcinelle, condottieri e arlecchini. Nel film di Amelio tutto questo non c’è. Da alcuni è stato definito un film “prostatico” e sono molto d’accordo con questa affermazione. Si ha un Pierfrancesco Savino, ormai specializzato in ruoli di personalità scomode made in Italy, completamente nella parte, che imita alla perfezione il colosso Bettino, nelle vesti di un vecchio gonfio e lacerato dal diabete e dalla paura del carcere. Una Anita che dovrebbe essere Stefania Craxi dura e devota fino alla morte e un Bobo Craxi pitturato male. Elementi felliniani o richiami all’estetica di Sorrentino rendono il film ancora più lungo, fino a farti uscire chiedendoti che cosa hai esattamente visto, che storia, quale storia e soprattutto se ti interessava davvero. Sono passati molti anni dalla morte di Craxi e sicuramente la sua vita è stata ruggente. Sono stati gli anni dove tutto andava bene e poi tutto è andato storto e ne paghiamo ancora le conseguenze, quindi perché non raccontarli? Perché cercare di fare del materiale poetico con una realtà opaca che andrebbe, almeno ora, spiegata per chi sta arrivando, per le nuove generazioni a venire? Possibile che, in ultima analisi, il film più significativo di quegli anni Yuppies – I giovani di successo di Carlo Vanzina?

Da bambino, sempre in quell’hotel, quando mi sono svegliato sono andato alla reception a recuperare il mio fumetto che avevo dimenticato sul tavolo del bar la sera prima. Lo cercavo disperatamente finché un fattorino non mi ha chiesto cosa cercassi. Descrissi il mio giornalino e il fattorino mi disse che se l’era portato via l’onorevole, la mattina stessa. Era partito molto presto.
In carne ed ossa. Con il mio fumetto sotto braccio.

Hammamet è un film di Gianni Amelio del 2020 con Pierfrancesco Favino, Livia Rossi, Luca Filippi, Silvia Cohen, Alberto Paradossi. Racconta gli ultimi anni di Bettino Craxi in Tunisia e dura 126 minuti. Il film è prodotto in Italia.

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