I fucili d’assalto in America sono come i coltellini svizzeri: chi li detiene non commette reato

La facilità con cui si possono acquistare le armi sono ormai uno dei più seri e gravi problemi che affliggono gli Stati Uniti d’America. Tra incidenti domestici e vere e proprie stragi, il numero di morti che si contano ogni anno è altissimo.  Si stima che in America oltre 8 milioni di persone posseggano un fucile semiautomatico simile a quello utilizzato dall’esercito americano e in alcuni stati Usa dalla polizia. A quest’arma micidiale si devono alcune delle stragi più sanguinose avvenute negli ultimi anni nel Paese, come quella del concerto di Las Vegas, con un bilancio di 61 morti e 411 feriti o quella avvenuta nel liceo di Parkland (California) nel 2018 o ancora quella nel centro sociale di San Bernardino nel 2015.

Eppure, non deve essere stato del medesimo avviso un giudice californiano che, forse complice il sole abbacinante, ha deliberato che fucili come il Kalashnikov sono armi ordinarie “utili per proteggere la propria abitazione e la propria patria”.

Ora, di sentenze non esattamente illuminate sono piene le riviste giuridiche, ma il problema è il sistema di produzione delle fonti del diritto nei paesi anglosassoni.

Nel nostro sistema (Svizzera, Italia e comunque i sistemi di civil law) il giudice cerca prima di tutto quale legge regoli la materia, poi passa ad esaminare la giurisprudenza che si è formata sul tema. E le sentenze sono sempre intese come frutto dell’interpretazione della legge.

Al contrario, in Inghilterra, negli Stati Uniti e negli altri Paesi di common law, la regola per definire una controversia si ricerca prioritariamente non nella legge, ma nella decisione di un caso precedente. Il metodo di lavoro del giudice è la riconduzione di un caso a un altro, valutando somiglianze e differenze. Individuato il caso identico o simile, la decisione adottata in precedenza ha carattere vincolante, in base alla regola dello stare decisis.

Passando al caso pratico, con detta sentenza il giudice ha affermato che il divieto di utilizzare armi d’assalto, divieto fissato con legge dello Stato della California del 1989, è incostituzionale “perché il governo di uno stato non è libero di imporre ai cittadini americani le sue scelte politiche quando queste riguardano i diritti costituzionali”.

Il diritto leso dalla legge sarebbe il secondo emendamento che sancisce il diritto alla difesa e al possesso di armi da fuoco.

Quindi il principio stabilito è che l’uso delle armi è consentito in base alla Costituzione americana e soprattutto è permesso senza distinzione in base alla pericolosità dell’arma, perché un fucile d’assalto non sarebbe diverso da un coltellino svizzero.Secondo il giudice entrambi sono utili come strumento di difesa e rappresentano efficacemente la Nazione che li utilizza.

Qual è il pericolo? Che altri giudici possono usare questa decisione per risolvere casi simili e decidere che la detenzione di un Kalashnikov o un M16 non è un reato e che se si uccide qualcuno per legittima difesa con un fucile d’assalto quel qualcuno può essere assolto.

Immaginiamo i danni che possono produrre famiglie di esaltati con fucili in casa o cosa potrebbe succedere se qualcuno, ritenendo che la sua proprietà venga violata, apre il fuoco “alla Rambo” magari su un ragazzino di colore…

Le ricadute, le storture sono terribili come spesso accade quando si ragiona solo per categorie concettuali prescindendo dalla realtà e dall’osservazione del tessuto sociale.

La speranza è che lo Stato della California impugni la sentenza prima che qualche avvocato sostenga la tesi in un Tribunale e un altro giudice la confermi.

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