I rapporti bilaterali tra la Svizzera e l’Italia

Di Marco Nori, Ceo di Isolfin

Il tema più discusso resta sempre il rapporto fra la Svizzera e l’Europa (risposta breve: così così), ma, invece, qual è la situazione delle relazioni fra la Svizzera e il suo “vicino meridionale” ovvero l’Italia? La premessa necessaria è che il versante europeo resta il più importante della politica estera elvetica, sia per la sua dimensione economica (lo scambio quotidiano Svizzera-UE ammonta a oltre un miliardo di franchi), sia perché definisce i limiti entro i quali i paesi appartenenti alla comunità europea possano spingersi nella definizione delle loro relazioni con la Confederazione.

Un esempio lampante fu dato nel 2019 da Michele Rossi, Delegato alle Relazioni esterne Cc-Ti, il quale ricordava che mentre le UE dava ai singoli paesi la possibilità di richiedere o meno la presenza di intermediatori finanziari nel proprio territorio, l’Italia chiese espressamente che la Svizzera avesse una sede in Italia. Poteva non farlo, ma decise di attivare l’opzione e massimizzare i risultati, a scapito del vicino elvetico.

Senza divagare, in Svizzera vivono circa 320,000 cittadini italiani, la più grande comunità straniera nel paese, mentre in Italia sono 50,000 i cittadini elvetici (fonte BFS). Fatte le debite proporzioni di popolazione (59 milioni contro 8,5 milioni di abitanti) il rapporto è, seppure di poco, a favore dell’immigrazione svizzera in Italia, un dato sorprendente in effetti, perché non tiene conto dell’elefante nella stanza: i frontalieri.

Nell’ultimo incontro bilaterale, il ministro degli Esteri italiano Luigi di Maio e il suo omologo svizzero, il ticinese Ignazio Cassis, hanno stilato un comunicato finale che parlava di grande armonia e cooperazione, ignorando la rapida ascesa del tema dei frontalieri nell’agenda dell’elettorato ticinese. Non è un tema ignorato, lo stesso Cassis aveva dichiarato alla Camera di Commercio Svizzera in Italia che “La pressione sul mercato del lavoro ticinese, causata dalla pesante crisi economica italiana degli ultimi anni, è stata a lungo trascurata dalle autorità federali. Ciò ha consentito in Ticino la nascita di un sentimento popolare negativo verso i frontalieri, vissuti come una minaccia.”

Il fenomeno dei frontalieri riguarda tutta la Svizzera, sono 348,000 in tutto al 2021, più della metà dei quali risiede in Francia, mentre solo il 23,5 % viene dall’Italia e il 18,1% dalla Germania, ed eppure quelli italiani son quelli di cui si parla più spesso e spostano l’elettorato ticinese a destra. Le cause sono conosciute e non stiamo qui a ripercorrerle, ma è interessante vedere che il fenomeno è molto ampio, variegato, e non necessariamente induce reazioni negative nei cittadini. Finalmente l’anno scorso è stato firmato il nuovo accordo che regola l’imposizione dei frontalieri ed evita la doppia imposizione – ed era ora, quello precedente risaliva al 1974! È interessante notare un dettaglio: solo pochi mesi fa la Svizzera ha firmato il rinnovo dell’accordo per il riconoscimento della patente di guida italiana in Svizzera. Insomma, i frontalieri sono un problema, ma “si starebbe peggio senza”, sembra dire l’accordo. 

Infine, ricordiamo che l’Italia è il terzo partner commerciale della Svizzera, dopo la Germania e gli Stati Uniti e quindi prima della Francia. Fatte ancora le debite proporzioni (il PIL francese è del 35% più alto di quello italiano), il risultato testimonia quanti stretti siano i legami fra i due paesi, proporzionalmente più stretti rispetto ad altri. Nel 2017 l’esportazione di beni dalla Svizzera all’Italia ammontava a 15,8 miliardi di franchi, mentre le importazioni erano per19,8 miliardi, registrando così con un surplus della bilancia commerciale a favore dell’Italia – ma non è un dato sorprendente-, sia per via della differenza di taglia e di differenziazione del mercato, sia perché la Svizzera è piuttosto un’economia di servizi e non di manifattura. Forse il rapporto fra l’Italia e la Svizzera è come un matrimonio un po’ burrascoso, ma sempre solido.

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