Il conflitto russo-ucraino e l’inerzia dell’UE

ll conflitto russo-ucraino è una guerra in atto tra Russia ed Ucraina, iniziata nel febbraio del 2014. Il conflitto è concentrato nelle regioni della Crimea e del Donbass, regioni appartenenti all’Ucraina, ma il cui possesso è contestato dalla Federazione Russa.

Storia del conflitto

Il fatto è che, pur essendo diventata indipendente dal 1991, l’ex repubblica sovietica dell’Ucraina è sempre stata percepita dalla Russia come parte della propria sfera di influenza. In particolare, la paura più grande per la Russia era quella che l’Ucraina diventasse parte della NATO, il che avrebbe posto una potenza “controllata” dagli Stati Uniti proprio ai confini nazionali della Russia.

Identificato il motivo dell’attrito, possiamo collocarne l’origine nel 2008, anno in cui si tenne il “Vertice di Bucarest”. Un incontro al quale l’allora presidente americano Gorge W. Bush arrivò con l’intenzione di tendere una mano alle due ex repubbliche sovietiche di Georgia e Ucraina per favorire la loro adesione alla Nato. Di fronte alla contrarietà di buona parte dell’Europa occidentale gli Stati Uniti ripiegarono sulla ‘politica della porta aperta’: la promessa che prima o poi i due stati sarebbero potuti entrare nell’Alleanza, senza tuttavia specificare come e quando e quindi creando aspettative che non sono state soddisfatte e paure esagerate.

Forse sarebbe stato meglio trovare altri modi per sostenere la Georgia e l’Ucraina, ma di certo escludere Kiev dalla Nato, come vorrebbe Putin, non è accettabile.

Parimenti fu proprio la politica americana della porta aperta a innescare le mosse approntate dal Cremlino e tutte finalizzate a impedire l’ingresso dell’Ucraina nella Nato.

Da allora, fino all’ufficializzazione della guerra nel 2014, le frizioni tra l’Ucraina e l’ex Madre Patria non sono mai mancate. A cominciare dall’arsenale nucleare ucraino che la nazione si era accordata di abbandonare a patto che la Russia (e altri firmatari) si fosse impegnata a non utilizzare la propria forza militare contro l’Ucraina. Fino all’uso del porto ucraino di Sebastopoli da parte della flotta russa del Mar Nero, in condivisione con la marina ucraina.

Il conflitto nel 2021

Il 2021 ha visto l’inasprirsi del conflitto proprio nella regione del Donbass, definito da Putin “un vero e proprio genocidio”.

L’escalation delle ultime settimane alla frontiera contesa tra Mosca e Kiev – oggetto di una telefonata tra Biden e Putin – non è ancora scongiurata. E anzi il leader americano e i partner europei hanno minacciato “sanzioni senza precedenti” nei confronti di Mosca in caso di aggressione. A scatenare la crisi sono stati rapporti della CIA (intelligence americana) secondo cui la Russia starebbe ammassando truppe lungo la frontiera con l’Ucraina, per sferrare un’invasione a gennaio 2022, forte dell’impiego di 175mila militari.

Una serie di rilevamenti e foto satellitari attesterebbero la presenza di 50 battaglioni a ridosso del confine, a cui si sarebbero recentemente aggiunti carri armati ed artiglieria pesante. Una crisi non troppo diversa da quella dell’ aprile 2021 e all’origine della quale ci sono come sempre i timori da parte di Mosca di un allargamento della Nato ad est.

Timori fondati visto che Biden ha ribadito al presidente ucraino Zelensky l’intenzione degli Stati Uniti di sostenere l’aspirazione di Kiev a diventare membro della Nato, suggerendogli, però al contempo, di cedere alla Russia parte delle aree del Donbass (già in mano ai separatisti). 

La regione del Donbass è una polveriera

Se da un lato Putin definisce “isteria dell’Occidente” i timori di una invasione imminente, è evidente che Mosca è irritata per lo stallo nell’attuazione degli Accordi di Minsk e non tollera la presenza di infrastrutture militari della Nato e le esercitazioni che le forze armate occidentali svolgono nel Mar Nero. Per questo, secondo alcuni analisti, quello in atto dalla Crimea alla Bielorussia, passando per il Donbass, non sarebbe altro che una mossa per mostrare i muscoli all’Occidente affinché interrompa la propria espansione verso i paesi del vecchio Patto di Varsavia. E non è detto che la tattica russa non funzioni visto che molti Paesi occidentali dipendono da Mosca per gran parte delle loro forniture di energia.

Senza contare che l’Ucraina può diventare non più strategica per la NATO: dopo la recente firma del Trattato di integrazione tra Russia e Bielorussia, il paese è ormai quasi circondato da confinicontrollati da Mosca, o suoi satelliti: la Bielorussia a nord, la Russia a est e a sud fino alla Crimea occupata e alla regione separatista della Transnistria in Moldova.

Tradotto in termini militari significa che Kiev non può respingere un attacco russo e, alla luce degli interessi in gioco, è rischioso per l’Ucraina puntare sugli aiuti occidentali.

Quello che preoccupa dal nostro punto di vista è il ruolo o meglio l’assenza di ruolo dell’UE. Nonostante Bruxelles sostenga gli sforzi di riforma ucraini e la Germania e la Francia ricoprano un ruolo importante nei colloqui di pace, la scena è ancora divisa tra USA e Russia come dimostra la telefonata tra i due presidenti. Peccato che in caso di conflitto sarà l’UE a subirne le conseguenze maggiori in termini umani ed economici…

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