Il Conservatorio celebra gli studenti diplomati della Scuola universitaria di Musica

Sono 88 e confermano il forte carattere internazionale della Scuola, con ben 17 nazionalità rappresentate

Foto: Cerimonia di consegna dei diplomi della Scuola universitaria di Musica del Conservatorio della Svizzera italiana, 2022. Tutti i diritti riservati ©CSI, Filippo Fratoni.

Il Conservatorio della Svizzera italiana è lieto di annunciare che nella serata di mercoledì 21 settembre 2022 si è tenuta la Cerimonia di consegna dei diplomi della Scuola universitaria di Musica, presso l’Aula Magna del Conservatorio a Lugano.
Tradizione consolidata del Conservatorio ripresa per la prima volta dopo la pandemia, la Cerimonia di consegna dei diplomi ha preso avvio con il discorso di apertura di Lorenzo Micheli, Vicedirettore, Membro di Direzione e Co-Responsabile Formazione e Area Performance della Scuola universitaria di Musica.
Un discorso toccante che ha entusiasmato la platea e che riportiamo integralmente di seguito.

«Oggi celebriamo un rito di passaggio. Come tutti i momenti rituali, esso ci serve per tracciare un confine cronologico tra fasi diverse della propria vita, ma anche per ritrovare un senso di appartenenza, un’identità condivisa, la sensazione di non essere individui isolati (una sensazione comune tra i musicisti, soprattutto negli anni della formazione). Non da ultimo, ci serve per elaborare in qualche modo il lutto per la separazione. Già, perché nonostante il musicista sia per definizione intento in una formazione permanente e infinita, secondo un cliché molto diffuso, noi siamo qui per celebrare la fine di un ciclo e il completamento di un percorso. Un percorso a cui che gli eventi degli ultimi anni hanno dato, se possibile, un valore più grande. Perché una pandemia, una guerra, la sfida impari posta dall’emergenza climatica, la magmatica situazione geopolitica ed economica, hanno contribuito a rafforzare in noi la certezza che l’educazione, la disciplina, il confronto e la ricerca costante di un miglioramento sono un veicolo indispensabile di coesione sociale, di tolleranza, di dialogo.
E ci conforta una seconda certezza professionale legata al mondo del lavoro: la formazione musicale continua a essere altamente competitiva in un mondo di iper-specializzazione del lavoro, e non è soggetta a obsolescenza. In un’epoca di delocalizzazione del lavoro, poi, il musicista gode di un grande privilegio: il suo lavoro non è delocalizzabile da un’autorità esterna.

L’attività artistica e l’istruzione musicale non possono essere spostate in funzione del costo del lavoro o della disponibilità di manodopera: semmai sono i nostri “lavoratori” che possono spostare i propri servizi volontariamente dove sussistono condizioni migliori o dove maggiore è la domanda. Infine, trattandosi di una “manodopera” altamente specializzata, essa non può essere automatizzata e rimpiazzata da macchine. Nel mondo anglosassone, il discorso indirizzato a chi è arrivato alla fine di un percorso si chiama commencement speech, discorso di inizio, con un bellissimo ribaltamento di prospettiva che sposta l’attenzione sulle opportunità nascenti per chi ha concluso gli studi.

In un famosissimo commencement speech David Foster Wallace, il più grande scrittore americano degli ultimi decenni, racconta la storiella dei due pesci giovani che incontrano il pesce anziano. Quest’ultimo li supera nuotando e salutandoli gli chiede: “Com’è l’acqua, oggi?” I due pesci giovani si guardano perplessi, e uno dice all’altro: “Ma che diavolo è l’acqua?”. La nostra speranza, come scuola, è che al termine dei vostri studi voi abbiate capito cos’è l’acqua. Che abbiate avuto la possibilità di comprendere meglio il mondo entro cui vi muovete, con le sue difficoltà e le sue complessità, ma anche con il suo immenso tesoro di stimoli e di interazioni.

Qualcuno tra i presenti proseguirà gli studi; per altri questo è il punto di arrivo del proprio percorso accademico. In entrambi i casi, speriamo che usciate da questa scuola con una consapevolezza più forte, portando con voi un sapere tecnico – quello musicale – che condividerete con la comunità umana mettendolo al servizio della vostra creatività e della vostra libertà di pensiero. Anzi, potrete esercitare meglio la vostra libertà di pensiero precisamente perché siete in possesso di quel sapere tecnico e di quella proprietà di linguaggio. E non sarete mai soli: vedendovi seduti uno a fianco all’altro in questa sala gremita non posso fare a meno di ricordare che, in un mondo in cui le reti di informazioni e di relazioni sono tutto, la vostra rete è quella che avete già iniziato a costruire, e i vostri compagni di studi di oggi saranno i vostri colleghi e i vostri interlocutori di domani».

Commossi, gli studenti sono stati invitati a salire a turno sul palcoscenico dell’Aula Magna per ritirare il proprio diploma e stringere la mano ai relatori, in un emozionante gesto simbolico di conclusione del percorso formativo.

Per coronare la serata, i docenti Danilo Rossi e Leonardo Bartelloni si sono esibiti in un recital di viola e pianoforte con un programma insolito: la Sonata op.120 n°2 per viola e pianoforte di Brahms e Le grand Tango per viola e pianoforte di Astor Piazzolla.

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