Il Labirinto contemporaneo

ARTE – PERFORMANCE LABIRINTO di Stefania Bertini con amici dal mondo

aprile/maggio 2020

Kim: France – David: Africa – Simonetta: Svizzera – Vicky: Islanda – Luciano: Stati Uniti – Lydia: Uzbekistan – Alessandro: Messico – Gabriel: Svizzera – Stefania: Italia/Svizzera.

 

Per non essere preda
Per non divenire numero
Per non farci contagiare il pensiero

Mentre ‘fuori’ ancora imperversa il coronavirus, che ci tiene lontani gli uni dagli altri, immobili, quasi, IL LABIRINTO, un progetto realizzato da Stefania Bertini con amici dal mondo, mette al centro il gesto e la sua sacralità. “Fin dall’origine, il labirinto ha simbolizzato un percorso di ricerca”, spiega Stefania, “Oggi abbiamo tantissimi stimoli e tantisime informazioni e il labirinto vuole essere un’esperienza fisica fatta con il corpo e non solo con la mente, della quale abbiamo due certezze: la certezza dell’inizio e quella di noi stessi.”

 

 

L’arte antica si esprimeva attraverso un pensiero illuminante. Oggi l’arte contemporanea vuole ricreare dei percorsi paralleli che possano sviluppare un fare concreto, il desiderio in noi di agire oltre il pensiero. Basta con parole e immagini vuote!

Nella coltivazione della terra, la diversità significa vita. Senza la diversità la coltura dopo poco muore. Nel genere umano avviene proprio la stessa cosa, vogliamo società eterogenee! Diversità è bellezza, è salute! Nella società, diversità è democrazia.

La facoltà di porci domande sta subito prima dell’azione. Il labirinto iniziatico è il tracciato simbolico di una vita: se non sono più in relazione con me stesso, non posso valutare cosa siano il bene e il male; sono confuso, obbedisco. Diversamente, mi accendo di entusiasmo per ciò che sento giusto. Sento il senso del giusto, del bello, del vero, passare nel sangue; non dubito. So. Sento!

L’arte vuol farci riappropriare della facoltà individuale di sentire col corpo, non solo con la mente.

IL LABIRINTO parla della complessità del mondo e della vita; parla di solitudine, ma anche di perdizione e di redenzione. Il percorso sembra sempre uguale a sé stesso, così come la vita di tutti i giorni, apparentemente identica, rimandando al concetto dell’eterno ritorno e della transitorietà. Il labirinto visto come viaggio simbolico della vita in cui c’è la possibilità di perdersi, smarrirsi per ritrovarsi, rinvigoriti di una coscienza nuova, è il messaggio da portare in questo momento così delicato.

È possibile ritrovare il senso profondo del proprio cammino solo dopo un percorso di intima ricerca. Nell’unione ritroviamo la forza. Insieme, nella nostra diversità, possiamo ricominciare dopo questa grande ferita. Ricominciare, animati da un amore profondo per i valori a cui crediamo, il rispetto per la Terra e per gli esseri umani nella propria preziosa, diversa identità.

Questo è il messaggio simbolico della performance-labirinto che percorreremo nel cuore del bosco: la natura come un luogo sacro.

Foto credits: Kim Albarran
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