Il meccanico che stregò la Ferrari

Storie di successo. Un libro racconta Sauro Mingarelli, “il Rosso”

In foto: Sauro Mingarelli premiato da Enzo Ferrari come servizio assistenza del Cavallino nel 1974

Di Cristian Repetti

“Il Rosso”. Era noto con questo soprannome Sauro Mingarelli, storico meccanico della Ferrari, così chiamato sia per il colore dei suoi capelli, sia per il suo legame a doppio filo con la casa automobilistica emiliana, tutt’oggi emblema dell’eccellenza made in Italy nel mondo. “Rosso”, dunque, come molti dei bolidi passati nell’officina di Mingarelli a Bologna diventata, a partire dai primi anni Sessanta, un autentico riferimento per gli appassionati di quattro ruote in ogni parte del pianeta. Ripercorre la vita e le imprese di questo artigiano un volume fortemente voluto dall’imprenditore bolognese Francesco Amante, scritto da lui a quattro mani con il giornalista sportivo Lodovico Basalù (“Sauro Mingarelli ‘Il Rosso’. Il Meccanico che stregò Ferrari”, Giorgio Nada Editore, 2021). Mingarelli, nato a Grizzana Morandi, nel cuore dell’appennino bolognese, con pazienza e tenacia ha dato vita a una bottega-laboratorio ben nota ai possessori di varie Gran Turismo di Maranello entrate nella storia. Fin da ragazzino è stato pronto a immergersi nel settore a cui si è sentito legato da subito, mosso dall’istinto, e che ha sempre amato, ossia quello dei motori, dapprima con l’entusiasmo di semplice apprendista fino alla sua scomparsa, avvenuta prematuramente nel 2004. Sauro è stato protagonista di una fulgida scalata.

Mingarelli era spesso sulle piste più famose a livello internazionale. Cominciò a fine Anni Cinquanta, quando si mise a seguire il bolognese Bruno Deserti, una grande speranza di quel periodo, purtroppo scomparso mentre provava una Ferrari P2 a Monza, nel 1965. Mingarelli, poi, è stato capace di entrare nelle grazie di Enzo Ferrari, fondatore dell’omonima casa automobilistica, la cui sezione sportiva, la Scuderia Ferrari, conquistò in Formula 1 (con lui ancora in vita) 9 campionati del mondo piloti e 8 campionati del mondo costruttori. Negli anni, sempre dalla sua officina bolognese di via Cremona, gestita e condotta assieme al socio e amico Luciano Rizzoli, sono passati collezionisti e appassionati così come grandi campioni con i quali “Il Rosso” ha saputo costruire rapporti profondi e duraturi. Nel libro, per esempio, si racconta la grande amicizia di Sauro con molti mitici piloti delle rampanti Rosse, come Gianclaudio “Clay” Regazzoni, originario di Mendrisio, e il belga Jacky Ickx. L’officina di via Cremona (dove si trova oggi a Bologna), per oltre mezzo secolo ha accolto imprenditori, artisti, attori, cantanti, vip che hanno fatto restaurare o semplicemente controllare le loro Ferrari da Sauro, abilissimo anche nei collaudi. Due uomini uniti per quasi mezzo secolo, Sauro e Luciano, che si compensavano l’un l’altro, come racconta proprio lo stesso Rizzoli nelle pagine del libro di Giorgio Nada Editore.

Sauro sempre duro, dal carattere per nulla facile, ma capace di relazionarsi con chiunque, Luciano abituato a notti insonni pur di terminare il montaggio di un motore. Insomma, una lunga storia, che si articola anche con quella della Ferrari e delle sue imprese, molte delle quali firmate dall’ingegner Mauro Forghieri, progettista di autentici capolavori a quattro ruote, come la P4 del 1967 o la 312 T di F.1 del 1975. Grazie all’enorme professionalità e competenza di Mingarelli, tante auto d’epoca che oggi sono custodite nei diversi musei della Motor Valley sono tornate ad antico splendore. Non manca, nel libro, una panoramica sulla Regione Emilia-Romagna, sui suoi tanti istituti culturali, le sue collezioni, i suoi restauri e scuole d’artigianato oltre agli autodromi. Un capitolo è poi dedicato alla storia della Ferrari, alla 24 ore di Le Mans, ai duelli con Ford e Porsche. Destinato alla notorietà in ogni parte del globo, il suo fondatore, Enzo Ferrari, non ha mai dimenticato le sue radici: anzi, si è sempre fatto scudo dell’attaccamento viscerale alle origini modenesi. Al contempo il creatore del Cavallino Rampante è stato un cittadino del mondo perché ha saputo trasmettere il senso di una modernità in anticipo sulle mode e sulle generazioni. Grande appassionato di motori, è stato il primo a comprendere che l’automobile, da semplice oggetto di desiderio per popolazioni che scoprivano la mobilità, avrebbe potuto trasformarsi in oggetto di lusso, se non addirittura in opera d’arte. Era un imprenditore lungimirante, dotato di una potente creatività: le macchine, per Ferrari, erano e dovevano essere un mix di potenza e di stile, una combinazione tra velocità ed eleganza. È stato un rivoluzionario. Già da bambino, nella sua casa modenese, oggi trasformata in museo, sognava di produrre veicoli sempre più competitivi. Veniva da una cultura agreste e contadina, ma era terribilmente affascinato dalla tecnologia. È stato coraggioso e spregiudicato, senza mai rinunciare al pragmatismo: quando si è reso conto che, in veste di pilota, non riusciva ad esprimere tutto il suo potenziale, si è messo in gioco come responsabile di una scuderia, in qualità di imprenditore. Sulle strade e nei circuiti.

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