La malattia (o morbo) di Parkinson è una patologia neurologica progressiva caratterizzata prevalentemente da disturbi del movimento, denominati “sintomi motori”, di cui il tremore è forse il più riconoscibile. Ma altri problemi possono presentarsi, benché non collegati al movimento, come dolori, disturbi del sonno e depressione: si parla in questo caso di “sintomi non motori”.
Secondo la Dichiarazione Globale sulla malattia di Parkinson “Moving & Shaping” (2004), il Parkinson affligge nel mondo 6,3 milioni di persone di tutte le origini e di tutte le culture. L’esordio avviene di solito dopo i 60 anni, anche se si calcola che fra le persone diagnosticate 1 su 10 abbia meno di 50 anni. Gli uomini sono colpiti in misura leggermente superiore rispetto alle donne. La malattia ha un impatto gravissimo sulla vita dei pazienti, ma non è letale.
Consideriamo che i nostri movimenti sono controllati da neuroni presenti nel cervello, per indurre un movimento, queste cellule si inviano dei messaggi l’una all’altra, fino a raggiungere il resto del corpo, grazie a delle sostanze chiamate neurotrasmettitori: nella malattia di Parkinson, questi messaggi sono disturbati e non vengono trasmessi ai muscoli in modo regolare: ne consegue una difficoltà di controllo dei movimenti. Questa difficoltà è causata dalla carenza di dopamina, uno dei neurotrasmettitori coinvolti nel controllo dei movimenti. Nelle persone affette da Parkinson, il 70-80% delle cellule che producono dopamina subisce una degenerazione e muore. Ciò avviene soprattutto in una piccola parte del cervello chiamata sostanza nera. In presenza di un deficit di dopamina, le cellule nervose non funzionando correttamente, non riescono a trasmettere i messaggi inviati dal cervello e provocano la comparsa dei sintomi parkinsoniani.
SINTOMI CARDINALI
I sintomi del Parkinson non sono uguali per tutti e in una stessa persona possono variare da un giorno all’altro, da un’ora all’altra, addirittura da un minuto all’altro.
I principali SINTOMI FISICI MOTORI sono:
1.TREMORE – che può colpire mani e piedi, è molto pronunciato a riposo e si attenua invece quando la persona compie un’azione. (In sede di diagnosi, un’altra malattia, nota come tremore essenziale, è spesso confusa con il Parkinson in quanto anch’essa provoca tremore, il quale tuttavia è assente a riposo e molto pronunciato quando si compie un’azione).
2. RIGIDITÀ MUSCOLARE – La persona può avere dei problemi quando deve voltarsi, alzarsi da una sedia, cambiare posizione a letto oppure eseguire movimenti di manualità fine. La postura può diventare curva e può risultare difficile modificare l’espressione del volto.
3. BRADICINESIA – Questo sintomo rende molto impegnativo iniziare un movimento; la persona trova difficoltà a eseguire azioni che richiedono una motricità fine, come abbottonarsi la blusa o la camicia, annodare i lacci delle scarpe oppure usare un coltello per tagliare il cibo. Anche la calligrafia diventa più lenta e più piccola.
4. EQUILIBRIO/SQUILIBRIO- L’avanzare del Parkinson può causare un deterioramento della postura e del senso dell’ equilibrio, con conseguenti problemi nella deambulazione, nell’esecuzione di movimenti come voltarsi o cambiare posizione a letto, e negli spostamenti, come sedersi o alzarsi da una sedia. Lo squilibrio posturale è spesso citato come il quarto sintomo cardinale del Parkinson.
L’EVOLUZIONE DELLA MALATTIA
La malattia di Parkinson di solito si evolve in modo molto graduale. In alcuni casi ci vogliono molti anni prima che essa progredisca; in altri casi, i tempi possono essere meno lunghi. All’inizio il medico prescrive dei farmaci da assumere per via orale, ma con l’avanzare della malattia diventa necessario ricorrere ad altre terapie come l’apomorfina (iniettabile sottocute con apposite “penne” o con pompe da infusione), levodopa/carbidopa in infusione, l’intervento chirurgico ecc.
COME SI CURA LA MALATTIA DI PARKINSON?
Per quanto le terapie siano in continuo perfezionamento, la ricerca non è finora riuscita a trovare un modo per prevenire o debellare il Parkinson. È tuttavia possibile controllarne efficacemente i sintomi, spesso utilizzando una combinazione di farmaci, terapie riabilitative convenzionali (come la fisioterapia, l’ergoterapia, la logopedia), terapie complementari (ad esempio l’aromaterapia, la riflessologia, lo yoga e il Tai Chi) e trattamenti chirurgici come la stimolazione cerebrale profonda (detta anche DBS, deep brain stimulation).
Esistono diversi tipi di farmaci antiparkinson, anche se la loro disponibilità può variare da un paese all’altro. I più diffusi sono: la levodopa, gli agonisti della dopamina, gli inibitori di un enzima chiamato catecol-O-metiltransferasi (COMT) e gli inibitori delle monoaminossidasi di tipo B (MAO-B). Poiché la malattia di Parkinson colpisce in modo diverso ciascun individuo, non esiste un trattamento unico e ottimale per tutti, per questo motivo è necessario rivedere periodicamente le terapie adottate e modificarle in base alla variazione dei sintomi.
Essere sposati o convivere con una persona affetta da Parkinson può rivelarsi un’impresa difficile dal punto di vista fisico ed emotivo già al momento della diagnosi. Più avanti, l’esperienza di assistere il proprio caro può associarsi a emozioni molto contrastanti. Sentimenti di rancore per la mancanza di privacy e di frustrazione per non avere il controllo della situazione possono coesistere con l’affetto per la persona cara colpita dalla malattia e con la soddisfazione di essere in grado di aiutarla.
IL FUTURO
La terapia medica della malattia di Parkinson ha fatto rapidi progressi negli ultimi anni. In varie parti del mondo la ricerca farmacologica è in corso e diversi nuovi farmaci antiparkinson sono in via di sviluppo. Si stanno mettendo a punto anche nuove metodiche chirurgiche e terapie geniche. Le possibilità di trattare il morbo di Parkinson quindi migliorano sempre più con l’andar del tempo.