Il porto delle nebbie

Il porto delle nebbie / Le Quai des brumes

Regista: Marcel Carné – Anno: 1938 – Durata: 91 min. – Paese di produzione: Francia

Sinossi:

Il disertore Jean si rifugia a Le Havre in cerca di una nave con cui partire per l’estero. In un bar del porto incontra la giovane Nelly, succube del morboso tutore Zabel, e i due si innamorano. Nel frattempo il soldato attira l’astio di un giovane gangster locale, Lucien, che promette di vendicarsi.

Perché vederlo:

Considerato l’apice artistico del realismo poetico francese, Il porto delle nebbie si pone come perfetto archetipo di questo movimento. Il film racchiude moltissime caratteristiche della corrente come la tipica ambientazione periferica, gli enigmatici personaggi e  la dura realtà sociale; nonché ne utilizza diversi linguaggi tipici.

Marcel Carné immerge lo spettatore in un mondo onirico, tra le cui nebbie si intravedono personaggi ambigui dal passato indistinto.

L’atmosfera irreale pervade ogni singolo fotogramma e dona una magia tragica assolutamente unica. Il  fato nebuloso risulta spesso crudele e ineluttabile, si accanisce con freddezza sui personaggi alla continua ricerca di una fuga dalla squallida realtà portuale. Nessuna figura viene delineata, la loro personalità è frammentata in moltissimi pezzi e toccherà allo spettatore il compito di ricomporli per comprenderne la coscienza.

La scelta del cast risulta azzeccatissima. La magnetica Michèle Morgan fiancheggia il malinconico Jean Gabin, uniti contro un mondo ostile. Antagonisti e tragici figli di questo ambiente sono Pierre Brasseur che interpreta l’inesperto gangster Lucien e Michel Simon con il suo Zabel, a cui dona una particolare caratterizzazione morbosa.

La fotografia, la regia e soprattutto il persistente leitmotiv della pellicola sottolineano l’atmosfera indefinita e oscura, rispecchiata dall’ambientazione quanto dal destino dei personaggi. L’unica soluzione al pessimismo di una esistenza desaturata è la fuga dal proprio ambiente, fonte inesauribile di dispiaceri e fatiche. Neanche l’amore può essere d’aiuto poiché, secondo il disertore Jean, “la gente non si ama. Non ne ha il tempo”. L’amore è visto come un’infantile passione temporanea, una pezza alla miseria che prima o poi si dissolverà causando ancora più dolore. E così tutti i personaggi continuano a camminare nelle nebbie del loro destino, attendendo immersi in malinconici ricordi la propria sorte.

 

 

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