Il potere delle donne fa rima con libertà

Intervista all’attrice Kasia Smutniak, protagonista di Domina

di Cristina Penco

“L’imperatore più potente di Roma è una donna”. È la scritta che campeggia nella locandina di Domina, la nuova serie Tv di Sky Original – già disponibile interamente su Sky e su Now nei suoi otto episodi – ambientata durante il regno di Gaio Ottaviano, il celebre Cesare Augusto, primo imperatore romano. Ma il racconto si snoda attraverso la storia vera, e lo sguardo, della terza moglie di Augusto, Livia Drusilla. La sua storia, che ha dell’incredibile, ridefinì completamente le aspirazioni che a quel tempo una donna poteva perseguire, finendo per segnare per sempre le sorti dell’Impero Romano. Ripercorriamo le vicissitudini di Livia dal suo esilio fino al ritorno a Roma, determinata a riconquistare quel che le è stato sottratto. Ci riuscirà, sposando l’uomo che le aveva tolto tutto.

Al compimento dei 30 anni, Livia ha recuperato proprietà, status e molto di più. Il suo amato padre, intanto, è morto combattendo per la Repubblica contro lo stesso Augusto, che ora è il marito della figlia. Livia realizzerà che non basta prendere il potere: occorre essere in grado di tenerlo in pugno quando tutti gli altri lo vogliono per sé.

Prodotta da Sky Studios, Fifty Fathoms e Tiger Aspect Productions, con Cattleya nel ruolo di executive production service, Domina – un dramma epico e, allo stesso tempo, una narrazione contemporanea, ideata e scritta da Simon Burke – ci fa rivivere l’Antica Roma, mostrandola più attuale che mai, attraverso intrighi e cospirazioni ricostruiti in una coproduzione internazionale girata presso i Cinecittà Studios di Roma. Livia Drusilla è interpretata da Kasia Smutniak (Perfetti Sconosciuti, Loro, Diavoli).

Nei primi due episodi, da giovanissima, è Nadia Parkes. Matthew McNulty (Misfits) veste i panni del futuro imperatore Gaio Ottaviano (all’inizio, Tom Glynn-Carney); Claire Forlani è Ottavia, sorella di Gaio; Christine Bottomley è Scribonia, prima moglie di Gaio nonché acerrima nemica di Livia. Insieme a loro e a molti altri professionisti di primo piano, ci sono pure una star internazionale come Liam Cunningham (Il Trono di Spade) nel ruolo di Livio, padre di Livia Drusilla, e un’icona della cinematografia mondiale, Isabella Rossellini, che nella serie indossa le vesti della matrona Balbina. Domina è stata presentata alla stampa in una conferenza online a cui ha partecipato anche la protagonista Kasia Smutniak.

Kasia, che cosa l’ha attirata di più di questa produzione?
«La cosa che mi ha affascinato di più un progetto che ruotava attorno a una figura storica come quella di Livia, che è stata fondamentale per la sua epoca, ma è stata raccontata molto poco finora. Poter interpretare la sua storia mi è sembrato importante per il momento che stiamo vivendo. Penso abbiamo bisogno di storie così, che parlano di donne forti e fragili e che, soprattutto, hanno lasciato un grande impatto. Un progetto come Domina, che mira a raccontare quell’epoca dal punto di vista femminile, e secondo la verità dei fatti, a cui si è attenuta la scrittura di Simon Burke, è qualcosa di assolutamente inedito».


Ha trovato dei tratti che la accomunano al suo personaggio?
«Forse, in qualche modo, la consapevolezza, ma quella arriva col tempo. Penso di essere forte, ma mi piacerebbe essere determinata e ambiziosa quanto Livia. Interpretarla è stato per me un enorme piacere e un grande divertimento. Possiede tantissime sfumature e anche un pizzico di quella che secondo molti è cattiveria, ma che personalmente preferisco chiamare furbizia».



Kasia Smutniak credit Pietro Luca Cassarino

Livia è antica e moderna insieme. Ha avuto dei meriti?
«Forse è stata la prima vera femminista. Ha creato leggi ad hoc per le donne, grazie alle quali potevano finalmente ereditare delle proprietà. Altrimenti, quando divorziavano, dovevano lasciare i figli e perdevano tutto. Erano usate come oggetto di riproduzione. Le protagoniste della serie sono sempre incinte, promesse in sposa da bambine. A loro veniva chiesto di non pensare all’amore, veniva insegnato che non avevano alcuna libertà di scelta, che non erano donne se non avevano procreato. Livia, invece, è andata contro tutto questo. Era nata privilegiata, poi aveva perso tutto ed era riuscita a riconquistare ancora di più».

Cosa ci insegna la serie, a livello collettivo?
«Duemila anni fa avevamo fatto passi avanti, poi è stato tutto cancellato e abbiamo fatto passi indietro. Se oggi quello che si fa non è adeguatamente protetto, può essere rimosso allo stesso modo. Occorre pensarci adesso, quando i diritti delle donne non sono purtroppo così scontati in ogni parte del mondo. Abbiamo bisogno di storie così. Tutti i diritti che abbiamo ottenuto vanno coltivati. Bisogna prevenire, guardare avanti, capire il passato e agire per disegnare il futuro».

Sul fronte della parità femminile, nonostante le conquiste fatte nei secoli, la strada che abbiamo davanti è ancora lunga?
«Questa storia, per me, è arrivata in un momento giusto. Credo che ogni donna, quando cresce, poi si guarda indietro e rivede la strada che ha percorso, la fatica che ha fatto per arrivare dov’è, per rimanere sé stessa e mantenere le proprie libertà. Serve, forse, un po’ di maturità per raccontare queste storie, queste donne. Non è solo la storia di Livia, è quella delle donne dell’epoca. È importante oggi perché quando parliamo di diritti delle donne, in molte parti del mondo siamo ancora indietro anni luce».

Che idea viene fuori del potere femminile?
«In Domina il potere è quello di una donna che ha bisogno di sopravvivere, non è potere fine a sé stesso. La Livia che vediamo nella locandina, piena di ori, orpelli, gioielli, è in realtà la raffigurazione del potere. Poter tenere i propri figli con sé, decidere per sé, essere libera: questo, oggi, è il potere delle donne».  

Livia ha dovuto fare scelte scomode?
«Le decisioni di grande rinuncia che ha preso sono difficili da capire soprattutto per una madre di adesso. Raccontiamo Livia nel suo intimo. Ha dovuto rinunciare ai suoi figli, lasciarli con un marito incapace, probabilmente pensando che avrebbe potuto non rivederli mai più. Ma lei era consapevole di avere un ruolo specifico, quello di far tornare la repubblica al potere. Aveva principi con cui è rimasta coerente per tutta la vita. Le scene dei parti sono state quelle più difficili emotivamente».

Lei e Gaio erano uniti solo da convenienza o c’era un vero sentimento?
«Domina è anche una storia di un grandissimo amore, sicuramente conveniente per tutti e due, ma dietro c’è stato un grande amore, grandissima passione, un matrimonio durato 51 anni, fino alla morte di Augusto. Michael, che veste i panni di Gaius, ha portato nella serie forza, sensibilità e verità a questo personaggio, di non facile interpretazione. Penso che insieme siamo riusciti a ricostruire qualcosa di più vero e intimo».

Che rapporto ha con la storia?
«Sono una grande appassionata, in particolare del periodo della Seconda Guerra Mondiale, forse perché vengo da un Paese come la Polonia dove si sente fortemente ancora oggi l’influenza e il passato di quell’epoca. Sono cresciuta in città dove ancora si vedono ancora i segni degli spari sui muri, a Varsavia o e anche altrove. La casa di mia nonna è costruita sulle macerie di un ex ghetto. Sono cresciuta respirando quelle vicende. Credo sia importante conoscere i fatti, tramandarli, per poter migliorarsi, per andare avanti. Trovo sia fondamentale oggi. Quello che sta vivendo il nostro mondo è un po’ tornare sui propri errori. È lì che la storia è importante».

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