Il turismo delle radici salva oltre 5.000 borghi e vale 8 miliardi di euro

Sono coinvolte circa 60 milioni di persone tra gli italiani emigrati nel mondo e i loro discendenti

Il 2024 è stato proclamato dal Ministero italiano degli Esteri ‘Anno delle radici italiane’ nell’ambito del Progetto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, messo a punto per la ripresa del settore turistico dopo la battuta d’arresto nel biennio della pandemia.  

Il turismo delle radici, espressione mutuata da questo provvedimento, coinvolge gli italiani emigrati in tutto il mondo e le loro discendenze, contando complessivamente circa 60 milioni di individui sparsi per il pianeta.  

Questa vasta comunità desidera riscoprire le proprie origini, dimostrando un notevole potenziale economico e una forte volontà di scoprire e vivere appieno la Penisola mediterranea. Il fenomeno potrebbe generare una spesa annuale tricolore che si avvicina agli 8 miliardi di euro.

I dati e le previsioni sono emersi da uno studio condotto da Confcommercio e SWG, basato sull’analisi delle comunità italiane in otto Paesi diversi (Argentina, Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Regno Unito e USA). La ricerca è stata presentata di recente alla Fiera del Turismo nota come TTG a Rimini, in Romagna.

Della vasta comunità menzionata, l’84% parla fluentemente l’italiano e il 90% lo utilizza in ambito familiare. Inoltre, l’82% consuma abitualmente cibo italiano. Solo il 12% degli intervistati non ha mai visitato l’Italia, mentre il 60% è venuto o è tornato nel paese più volte nel corso degli anni.

Il budget per il “viaggio della (ri)scoperta” varia molto in base alla provenienza del viaggiatore. Mediamente una vacanza di 1-2 settimane si aggira intorno ai 2.300 euro a persona, arrivando a 3.700 euro se il soggiorno viene prolungato fino a un mese.

Nel Bel Paese si contano 5.500 comuni con meno di 5.000 abitanti, che peraltro costituiscono il 70% di tutti i comuni tricolori. Il turismo delle radici è un elemento chiave per preservare le bellezze e sostenere l’economia soprattutto di quei contesti da cui hanno preso le mosse le prime ondate di emigrazione, che non si sono mai fermate del tutto e proseguono ancora oggi.

Si tratta di vacanze che permettono di valorizzare, in modo ecosostenibile, i piccoli centri, i borghi, le zone rurali, creando nuove opportunità di rilancio e occasioni lavorative anche per i giovani, evitando l’abbandono e il degrado di intere aree. Sono modi per favorire i produttori e i fornitori di servizi locali, in particolare per tutto ciò che riguarda l’enogastronomia.

A sua volta il turista delle radici è ambasciatore dei territori che custodiscono la sua storia familiare. In base allo studio di Confcommercio e SWG risulta che la propensione a visitare l’Italia diminuisce leggermente con il passare delle generazioni, ma rimane significativa, specialmente tra coloro che, pur non essendo certi del loro patrimonio genetico italiano, sono curiosi e stanno cercando di codificarlo.

Ha commentato la Ministra del Turismo italiano, Daniela Santanché: “Il turismo delle radici rappresenta un legame speciale tra gli italiani all’estero e i luoghi delle loro origini, offrendo l’occasione di visitare e vivere gli spazi, i paesaggi, le città e i borghi dei loro antenati, di riscoprire o creare connessioni profonde con la cultura e la storia della nostra nazione. Le potenzialità di questo segmento turistico sono straordinarie”.

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