Il viaggio di Pippa Bacca

di Edoardo Pivoni

Pippa Bacca, questo pseudonimo forse non dirà nulla ai più in Svizzera, probabilmente neanche in Italia fuori dai circuiti di artisti performativi e contemporanei; eppure Pippa è stata una performer milanese che fece scalpore alla fine del primo decennio di questo secolo per la sua tragica fine. 

Giuseppina Pasqualino di Marineo, questo il suo vero nome all’anagrafe, era nata a Milano nel 1974, figlia di Elena Manzoni (sorella del celebre artista Piero Manzoni, perciò discendente dell’omonimo famoso letterato Alessandro), intraprende fin dal 1997 la strada dell’arte performativa, un genere artistico della fine del Novecento che indaga azioni pianificate o spontanee che coinvolgono il corpo dell’artista, il tempo, lo spazio ed eventualmente una sua relazione col pubblico. Il filo conduttore della sua arte è la trasformazione degli oggetti in altri oggetti con uso di forbici e uncinetto. Ma è dell’autostop che Pippa Bacca fa un manifesto di vita. 

Viaggiare con mezzi poveri mette in relazione il viaggiatore con la popolazione locale; viaggiare in autostop, fa sì che uno straniero si metta nelle mani di altri viaggiatori, ma ancora più spesso dei locali o di chi dello spostamento ha fatto il suo mestiere. La scelta del viaggio in autostop è una scelta di fiducia negli altri esseri umani, e l’uomo, come un piccolo dio premia chi ha fede in lui. Questo è il frutto delle tantissime esperienze in autostop che nella vita di Pippa Bacca l’hanno portata in giro per l’Europa, sino a San Pietroburgo, Istanbul, Finisterre, Irlanda e nel Nord e Centro America.

Con l’amica Silvia Moro, anche lei artista performativa milanese, Pippa decide di partire dal capoluogo lombardo l’8 marzo 2008, per la Giornata internazionale della donna, in autostop: entrambe le amiche sono vestite in ingombranti abiti da sposa per attraversare undici Paesi teatri di conflitti (passando per Balcani, Turchia, Siria, Libano, Egitto, Giordania, e Cisgiordania) per poi arrivare, infine, in Israele. 

La scelta di viaggiare affidandosi all’ospitalità degli altri equivale alla voglia di conoscere da vicino la realtà delle zone visitate – soprattutto quella delle donne oppresse dalla guerra – e anche la dimostrazione della fiducia nel prossimo. 

Avrebbero dovuto benedire questo viaggio a Gerusalemme, in una cerimonia pubblica simbolo dell’eliminazione delle discordie umane al Muro del Pianto. Questo progetto performativo, unico nel suo genere, è chiamato Spose in viaggio – Brides on tour. “Il viaggio è da sempre un mezzo e un fine, è una scelta di vita o per alcuni l’unico modo possibile di vivere; è la metafora della vita stessa”, dice il comunicato stampa della loro partenza. Durante il viaggio, le due incontrano la solidarietà dalle donne del posto: Pippa lava i piedi delle ostetriche come omaggio alla vita, Silvia affida il proprio abito alle ricamatrici incontrate lungo il percorso. 

Attraversano l’Italia del Nord, Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia e Bulgaria e arrivano in Turchia, non senza problemi fin dall’inizio, a causa dell’insistenza di Pippa a prendere qualsiasi passaggio. Alle porte di Istanbul le donne si separano a causa delle divergenze e della stanchezza, promettendo di incontrarsi nuovamente in Medio Oriente. Il 31 marzo 2008, Pippa Bacca chiede un passaggio a un uomo, il trentottenne Murat Karataş, che la violenta e la uccide nei dintorni di Gebze. Bacca aveva trentatré anni. La sua scomparsa è subito segnalata e iniziano le ricerche, che conducono al ritrovamento del suo cadavere l’11 aprile successivo, sottoterra. 

Il brutale femminicidio scuote l’opinione pubblica internazionale e ancor di più quella turca, tanto che l’allora primo ministro Recep Tayyip Erdoğan si dice “profondamente rattristato”, promettendo giustizia.  Da più parti il tragico avvenimento mette in relazione altri delitti e con tematiche interne della Turchia, riaprendo il dibattito sulla violenza contro le donne e su certe spietate tradizioni ancestrali. I funerali, celebrati il 19 aprile 2008 nella Basilica di San Simpliciano a Milano, vedono la partecipazione di 2mila persone alla presenza del console turco e delle autorità municipali.

Nell’aprile 2012 la Cassazione turca conferma la condanna dell’assassino, che si dichiara non pentito, a trent’anni di carcere. Pippa Bacca e Silvia Moro potrebbero essere sembrate due artiste fuori di senno e invece la loro ultima performance insieme ha una chiara lettura: due donne in abito da sposa, che hanno cercato di raccontare la pace, l’incontro e la fiducia negli uomini. Tra i tanti omaggi musicali, letterari e artistici dell’ultimo decennio, il 1° febbraio 2020 viene dedicato a Pippa, in contemporanea con l’inaugurazione della casa degli artisti in Corso Garibaldi a Milano, il “giardino Pippa” come esempio di pace e libertà e l’8 marzo 2020, a dodici anni dalla sua partenza, è stato presentato il documentario “Sono innamorato di Pippa Bacca” di Simone Manetti.

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